Archeologia del Mezzo Acquatico nel Garb al-Andalus … · Faculdade de Letras Alessia Amato Archeologia del Mezzo Acquatico nel Garb al-Andalus Porti, Arsenali, Cantieri e Imbarcazioni - [PDF Document] (2024)

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Faculdade de Letras

Alessia Amato

Archeologia del Mezzo Acquatico

nel Garb al-Andalus

Porti, Arsenali, Cantieri e Imbarcazioni

Tese de Doutoramento em Letras, na área de História Especialidade em

Arqueologia, orientada pelo Doutor Vasco Gil da Cruz Mantas e

apresentada ao Departamento de História, Estudos Europeus,

Arqueologia e Artes da Faculdade de Letras da Universidade de

Coimbra

2013

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Archeologia del Mezzo Acquatico

nel Garb al-Andalus

Porti, Arsenali, Cantieri e

Imbarcazioni

Ficha Técnica:

Tipo de trabalho Tese de Doutoramento

Título Archeologia del Mezzo Acquatico nel Garb al-Andalus

- Porti, Arsenali, Cantieri e Imbarcazioni-

Autor/a Alessia Amato

Orientador/a Prof. Doutor Vasco Gil da Cruz Mantas

Identificação do Curso Doutoramento em Letras

Área científica História

Especialidade/Ramo Arqueologia

Data 2013

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Ringraziamenti / Agradecimentos

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Tese de doutoramento financiada pela Fundação para a Ciência e a Tecnologia,

MINISTÉRIO DA EDUCAÇÃO E CIÊNCIA

(projecto de Bolsa Individual SFRH / BD / 45082 / 2008)

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A conclusione di questa Tesi di Dottorato esprimo con le seguenti parole la più

profonda riconoscenza alle persone e istituzioni che con costante aiuto, in

maniera decisiva, l’abbiano resa possibile, in modo che, ognuna di queste, possa

fare propri i miei più sinceri ringraziamenti.

Al Magnifico Rettore della Universidade de Coimbra, il Professor Dottor João

Gabriel Monteiro de Carvalho e Silva, per aver veicolato i mezzi necessari

all’accrescimento accademico e alla valorizzazione professionale.

Alla Fundação para a Ciência e a Tecnologia, MINISTÉRIO DA EDUCAÇÃO E

CIÊNCIA per il finanziamento del progetto di Bolsa Individual (SFRH / BD / 45082 /

2008) e per l’appoggio all’attività di ricerca.

Al Prof. Dottor Vasco Gil da Cruz Soares Mantas per aver accettato di orientare il

presente lavoro, nonché i ringraziamenti per il rigore scientifico, gli ininterrotti

consigli, il fermo esempio e la manifesta umanità.

Alla Prof.ssa Dottoressa Helena Maria Gomes Catarino per l’impostazione tecnica,

i ricorrenti ed esaustivi insegnamenti, l’esempio tenace e l’accoglienza con cui ha

accompagnato il presente progetto, così come la mia persona.

Alla Prof.ssa Dottoressa Maria da Conceição Lopes, per la sua ospitalità e

accoglienza nel precedente CEAUCP, adesso CEAACP, e i suoi distinti collaboratori.

Alla Prof.ssa Dottoressa Raquel Maria da Rosa Vilaça, per l’altrettanto squisita

accoglienza, oltre al disinteressato intendimento di finalità nell’utilizzo degli spazi

e delle risorse dello Instituto de Arqueologia nel sublime Palácio de Sub-Ripas.

Agli specialisti del Câmpo Arqueológico de Mértola, per l’immensa possibilità

offertami, le sempre prosperose condivisioni scientifiche e profondo appoggio dei

suoi membri, nonché in ambito umano, una tra tutti, la Dottoressa Susana Gómez

Martínez.

Al gentilissimo Dottor Michele Stefanile per la vicinanza metodologica, appoggio

nella formulazione di alcuni concetti fulcrali, amichevole e prospera ospitalità

nelle sedi dell’Università Federico II di Napoli.

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Ai gentili signori docenti tutti, legati all’istituzione universitaria, ai centri ed ai

colleghi incontrati, i funzionari e il loro instancabile impegno, più umilmente agli

amici guadagnati in questi luoghi.

Ai compagni di viaggio nelle sedi del DANS nelle persone del Dottor Jean Yves Blot

e della Dottoressa Maria Luisa Pinheiro Blot, al Comandante António Costa Canas

e le altissime personalità tutte della Escola Naval de Almada. Un postumo e tardio

ringraziamento alle strutture del Museo Nazionale di San Matteo in Pisa, in

memoria della chiarissima Dottorella Graziella Berti. Altresì si ringraziano le sedi

della Università Aldo Moro di Bari, degli Archivi delle sedi Notarili in Trani e

l’accoglienza delle numerosissime sedi Archivistiche tra l’Adriatico ed il Tirreno,

frequentemente importunate dalle necessità del presente studio.

Agli amici. La Dra. Eunice Adelaide Neves Carvalho Dionísio, alla sua

professionalità, infinita pazienza, amicizia e abilità diplomatiche palesi ai più. Alla

Dra. Sónia Alexandra Rupio Bombico, i ringraziamenti per la condivisione dagli

albori delle più modeste ambizioni, supporto nel perseguirle ed entusiasmo nel

raggiungimento. Al Prof. Dottor António José Marques da Silva, per la stessa

cordiale disposizione, stimolo scientifico e vicinanza fraterna. Al Dottor Carlo

Emanuel Bottaini per l’intraprendenza illimitata ed infinita ospitalità. A Julíe

Faustino Lopes per aver creduto e spronato sempre, senza eccezioni e con affetto

vero.

Ai miei genitori, Lidia e Luigi, azimut e zenit nella mia vita.

A mia sorella Ornella, Luna per le mie maree.

A mio marito Enzo, per essere il Sole sui miei orizzonti.

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dedicato a Coimbra

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Indice

Resumo / Abstract i - xi

Nota Previa (Titolo) 6

1.1 Preambolo e quesiti 8

1.2 Coordinate delle fonti 13

1.2.1Letteratura storica 13

1.2.2 Timbri Regi, documenti comuni 20

1.2.3 Cartografie 28

1.2.4 Reticolo archeologico 31

1.2.4.i Naufragi e motivi dell’intangibilitá atlantica 35

1.3 Sullo stato dell’Arte 51

1.3.1 Archeologia Subacquea: una presa di coscienza 51

1.3.2 Riluttanze diacroniche e riferimenti

all’archeologia islamica 54

2. Capitolo di inquadramento storico-cronologico 57

2.1 Il bahr al mutawassit e l’Oceano delle Tenebre 57

2.1.1 Mare Sacrum 58

2.1.2 Evoluzione storica delle Ahl al-Kitab 62

2.2 Avvii di conquista 63

2.3 Garb, alem e aquem 64

2.4 Altre indipendenze -Dénia e Andalusia 66

2.5 Le rivoluzioni del nuovo Millennio 68

2.6 Guerre Sante e santificate 71

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2

2.7 Le fila in Occidente 73

2.8 Speculazioni in mancanza di riscontri 76

2.9 Il punto sullo Stretto 77

3. Geografie 80

3.1 Fisicità della provincia islamica indipendente del Garb 82

3.1.1 Sulla Geomorfologia Costiera 85

3.1.2 Idrografia e Bahr al-Garb 86

3.2 Archeologia del territorio del Garb, ovvero “Computações

estatísticas entremeadas de dados históricos 101

3.2.1 Al-Uxbuna 103

3.2.1.I Archeologia e connotazione marittima 105

3.2.1.II La zona portuaria 109

3.3.2 Alcàcer do Sal (Al-Qasr Abu Dànis Al-Qasr Al-Fath) 116

3.3.2.I Archeologia e connotazione acquatica 118

3.3.2.II La zona portuaria 120

3.3.3 Xelb 125

3.3.3.I Archeologia e connotazione fluviale 127

3.3.3.II La zona portuaria 130

3.3.4 Tabira 139

3.3.4 I Archeologia a connotazione marittima 140

3.3.4.II Ubicazione della zona portuaria in età islamica 143

3.3.5 Mértola 147

3.3.5.I Archologia a vocazione fluviale 148

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3

3.3.5.II La zona portuaria 152

3.4 La produzione ed i suoi spazi: Cantieri ed Arsenali 157

3.4.1 Corografia dei luoghi di produzione 158

3.4.1.I Etimologia dei luoghi di produzione 160

3.4.1.II Iconografia dei luoghi di produzione 164

4. Le navi 172

4.1 Scienza astronomica: da al-Mashreq ad al-Andalus 174

4.2.1 Indici di contaminazione nella tecnica navale 179

4.2.2 Indici di contaminazioni etimologiche nella terminologia

navale 182

4.3.1 Iconografia navale e studio comparativo

dei bacini ceramici 184

4.3.2 Iconografia navale e studio comparativo

dei graffiti lapidei 199

4.4 L’Islam naufragato 212

5. Conclusioni: il punto sulla carta 226

Bibliografia 232

Schede di elaborazione grafica

Ia) Localizzazione dello spazio acquatico del Rio Tejo 114

Ib)Confronto tra gli elementi salienti

di archeologia Ribeirinha 115

IIa) Localizzazione dello spazio acquatico del Sado 123

IIb) Confronto tra gli elementi salienti di archeologia

dell’interazione nautica di Alcácer do Sal 124

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IIIa) Localizzazione dello spazio marittimo di Cabo S.Vicente 135

IIIb) Localizzazione dello spazio acquatico del Rio Arade 136

IIIc) Connotazione archeologica della cittá di Silves, perdita delle

caratteristiche di interfaccia marittima 137

IIId) Involuzione Rio Arade e restituzione materiale archeologico

dragato 138

IVa) Localizzazione dello spazio acquatico

della Barra di Tavira 145

IVb) Localizzazione archeologica sul vasto territorio di interfaccia

acquatico 146

Va) Localizzazione dello spazio acquatico del Rio Guadiana 154

Vb) Confronto sulla permanenza della Torre Couraça,

Mértola 155

Vc) Caratterizzazione archeologica della zona Ribeirinha 156

VIa)Identificazione in Duarte de Armas della logistica di un

cantiere navale 167

VIb) Lavoratori del mare, miniatura del XII secolo 168

VIc)Identificazione di permanenze funzionali ancora in uso nei

cantieri navali 169

VId) Particolari dell’organizzazione logistica

degli spazi produttivi 170

VIe) Particolari di vedute e confronti con gli Arsenali della zona

Ribeirinha di Lisbona 171

VIIa) Confronti iconografici: Bacino pisano n.292 191

VIIb) Bacini Pisaninº19 e nº59 192

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5

VIIc) Ataifores di Cartagena e Dénia 193

VIId) Piatto ceramico con nave “morisco-portoghese” 194

VIIe) Piatti ceramici con battelli: Tunisia e Malaga 195

VIIf) Raffronto sistemi velici delle iconografie navali nelle

ceramiche 196

VIIg) Identificazione di un sistema di governo con timone e barra

assiale annesso alla poppa 197

VIIh) Confronto del tipo di cinta di rinforzo di taluni scafi 198

VIIIa)Restituzione grafica della chiatta fluviale incisa, Alcácer do

Sal 205

VIIIb)Scisto inciso zona da Ribeira, Mértola 206

VIIIc)Fregio graffiti navali Dénia, localizzazione 207

VIIId) Confronto Mértola A e B – Dénia 260°,

Diano Calderina 208

VIIIe)VIII f) Confronto etnografico sui remi di direzione 209-210

IXa-b-c-d-e-f) Raffronto geo-grafico e identificazione di scafi

postumi temporalmente, simili alle iconografie del periodo

islamico e primordi di caravella pp.216 - 221

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Nota Previa

Nell’ambito della Tesi di Dottorato per la Facoltà di Lettere

dell’Universidade de Coimbra, finanziata dalla Fundação Ciência e

Tecnologia, Ministerio da Educação e Ciência, proponiamo

l’elaborazione di uno scritto in cui si applichino le conoscenze

acquisite nel percorso di studi che hanno condotto sin qui così come

nella produzione della stessa con il supporto dei Signori Docenti

appartenenti alla suddetta istituzione universitaria e specialisti del

CEAUCP (Centro de Estudos Arqueológicos da Universidade de

Coimbra e Porto, Campo Arqueológico de Mértola). L’area di studio

apparirà molteplice poiché inseribile in quei rami delle discipline

iscrivibili ai percorsi archeologici spaziali, geografici e tecnici, nonché

medievali data la delimitazione temporale tra i secoli VIII e XIII della

nostra era. La motivazione di una così ampia varietà di scenari di

appartenenza si deve al carattere molteplice in cui si situa

l’archeologia del mezzo acquatico. Questa definizione vuole subito

chiarire l’ampia malleabilità dell’argomento in questione. Se il

termine cronologico é favorito dagli eventi storici, compresi tra le più

che testimoniate Conquista Islamica della spedizione del 711-714, e

Riconquista Cristiana definitiva nel 1251, nell’area geografica

mantenuta nel solco “mesopotamico” tra fiume Tejo e Guadiana, il

carattere degli studi prende parte ad una evoluzione del concetto di

Archeologia Subacquea, nella quale é descrivibile la propensione

nautica dell’interesse ma non la sua fruizione e intromissione

territoriale. É per questo che si userà dinanzi il termine Mezzo

Acquatico per identificare l’involvere di vestigi marittimi, relitti

quindi, utilizzati nel tratto segnato dalle rotte di navigazione,

geografiche appunto, prodotte in apparati terrestri comuni, cantieri ed

arsenali, da lavoratori del mare sia in terra che in acqua. Il tutto

ambisce a ridisegnare i confini dei precedenti studi indirizzati

all’esaurimento della materia, per concedere così nuovi spazi da cui

trarre informazioni utili al suo sviluppo. A questo scopo, saranno usati

dati provenienti dalle scienze letterarie, in particolar modo dalla

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geografia storica descrittiva medievale, confronti etimologici sulla

base dell’arabo, lingua franca dei marinai e spugna per la

contaminazione dialettale, segnali etnografici ancora recuperabili ad

un’osservazione attenta, riscontri archeologici dell’evoluzione tecnica

navale da un lato e della immutata continuità nello sfruttamento

spaziale dall’altra.

É questo il punto di partenza per lo studio della

Archeologia del Mezzo Acquatico nel Garb al-Andalus.

Circuiti portuari, arsenali cantieri e imbarcazioni.

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1.1 Preambolo e quesiti

Lo studio che ci accingiamo a presentare si confronta

immediatamente con la scarsità di elementi concreti che lo

caratterizzano in quanto a labilità e numero di quesiti che solleva. Non

cadremo ovviamente nella semplice determinazione della mancanza

del materiale di studio solo a causa della sua scarsa capacità di

conservazione1. Procediamo per punti. In primo luogo l’aspetto

portuario, quello ancora oggi più visibile ed indicativo di un contatto

nautico. La sua conformazione variabile muta secondo le necessità

antropiche; questo, come dimostreremo, é avvenuto anche per il

periodo in considerazione. É nell’interfaccia tra mare e costa che si

sviluppa il rapporto di sfruttamento dell’uomo nei confronti

dell’acqua, attuando quello che così magistralmente M.L. Blot ha

definito con “I porti nell’origine dei centri urbani” rilevando il legame

indissolubile tra la storia della formazione di un luogo, lo sviluppo

delle forme urbane di popolamento e l’accoglienza spontanea nei

confronti della navigazione. La stessa connettività, così come

lungamente promulgato da V.G. Mantas nei suoi studi, è la chiave

della corretta interpretazione della rete viaria terrestre, elaborata sul

territorio perseguendo gli obiettivi dell’amministrazione prima romana

poi, sulla scia, islamica. Le strade quindi, come i porti che

raggiungono, avranno risposto a diverse funzioni loro attribuite: locali,

regionali, centrali. Le motivazioni di carattere amministrativo non

colmano le ragioni territoriali, dinanzi alle quali ricorre utile la

proposta di una intersezione interdisciplinare di carattere geo-

morfologico. L’orientamento dei corsi d’acqua, in un territorio

dichiaratamente fluvio-marittimo, contribuisce alla presa di coscienza

della valenza dei porti. La diffusione dei prodotti su scafo, quanto

delle genti e dei grandi volumi, sarebbe stata altresì difficoltosa via

terra, se non ridotta ai soli mercati di carattere locale. Si dimostra così,

la totale efficacia dei porti e degli approdi, estremità nelle

1 Beltrame, tra gli atri per lo studio della formazione del sito in ambiente acquatico

di cui segue.

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comunicazioni su lunga distanza e modello linearmente coperto, come

si vedrà, dai più moderni mezzi di trasporto. I centri urbani interpellati

sono quelli di Mértola, Tavira, Silves, Alcácer do Sal e Lisbona, non

per mancanza di ragioni sufficienti da parte dei viciniori, quanto per la

rispondente sincronia su tutti i fronti da parte di ognuno di questi,

nonostante modalitá e connotati difformi. L’importanza

nell’avvicendamento lusitano come avvenuto tra l’antica Balsa e

Tavira, l’impedimento idrografico, esemplificato in Mértola, l’auge

islamico, una tra tutte Silves, l’impalpabilitá dell’elemento nautico,

rappresentabile con Alcácer do Sal, l’effettiva corrispondenza

marittimo-fluviale, traibile nella zona di frontiera terracquea di

Lisbona. Quindi, i quesiti che si sollevano strettamente legati agli

approdi, riguarderanno la tipologia di porto, la fruizione pubblica o

privata degli stessi, l’affermazione della continuità dei luoghi, le

ragioni della cernita, quali le macro strutture organizzative in cui si

inserissero.

Sulla stessa base, con un orizzonte temporale differente, si

cercherà di determinare un collegamento, apparentemente esistito, tra

involuzione geomorfologica degli approdi e attuazione di politiche

ostili nei confronti dei porti islamici al momento della Riconquista.

L’individualità regionale per gran parte del periodo islamico ed il

vicendevole susseguirsi dinastico, non avrebbe garantito la sicurezza

viaria necessaria al normale svolgersi delle attività di scambio.

Sopperiscono alle mancanze, un controllo marittimo ed imparzialità

nella navigazione, una dichiarata lotta alla pirateria ed una spinta

propulsiva tecnico-navale e strategico amministrativa. Ausilio per

questa sfaccettatura geopolitica saranno i numerosi Forais Regi e

Carte di Cancelleria Dinastica, elenco delle intenzioni di ridisegnare la

morfologia costiera del neonato Regno di Portogallo.

Per giungere a queste conclusioni, si passeranno in rassegna i

fatti storici e archeologici dei centri presi in considerazione. Le città o

semplici agglomerati urbani, sfruttano posizioni d’interfaccia con la

costa marittima o fluviale, beneficiando nell’insieme delle attività

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portuarie e nautiche. Ognuna di queste sarà attribuita a un circuito

limite di una dimensione micro regionale che s’intersechi con gli spazi

più ampi della navigazione e del contatto tanto commerciale quanto

sociale, cui i fiumi o le coste di appartenenza fanno riferimento.

Sarebbe a questo punto impossibile scindere quest’analisi

dall’evoluzione di dinamiche urbane che sottolineino la maggiore o

minore influenza dello spazio portuario rispetto a quello abitato,

quindi la presenza di quartieri dediti alla costruzione navale ed alle

riparazioni ordinarie se non addirittura delimitazione di più ampi spazi

per lo sviluppo di produzioni intensive: gli arsenali. Il caso della

ricostruzione delle colmate del Terreiro do Paço lisboneta, quasi a

invertire le dinamiche costituenti i bacini terrestri del Mediterraneo, ne

risultano la piú chiara dimostrazione.

Filo conduttore e animatore di confronti diluitisi nel tempo,

l’etimologia dei luoghi in questione, suggerirà evidenti connessioni al

mondo arabo anche lì dove le tradizionaliste formule di studio non

prevedano la presenza radicata dell’elemento islamico. Ci si riferisce

nello specifico alla negazione di una qualche politica marittima in

periodi anteriori al più noto espansionismo, o ancor più alla netta

riduzione dei traffici nel periodo medievale su cui avremo modo di

argomentare. Si rilevi tra l’altro che i momenti più complessi della

navigazione, fossero in pratica quelli di fuoriuscita ed entrata nei porti,

calcolando le maree e le zone di secca. Inviando nuovamente alla

successiva argomentazione sulla tecnica, si sollevi un interrogativo

che spinga alla più chiara definizione del contributo culturale

indispensabile alle navigazioni già prima del XIV secolo. Attestando

un’influenza di base giudaico - iberica e genovese, s’impone con

determinazione l’ascendente indiano-islamica e, tramite la rete di

contatto mussulmana, il risultato dell’evoluzione della matematica ed

astronomia greca2.

2 Sull’astrolabio giá scrivevano autori nell’XI e XII secolo; erano Al-Saffār ed Abū-

l-falt di Dénia. Godinho 2008, p. 262.

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Gli scavi archeologici, di terra e in mare, avranno il loro peso

nella descrizione delle componenti di cui sopra, attestando per

esempio, un diverso impiego delle strutture nautiche, del carico e degli

stessi prodotti, su rotte già romane, nonché greche e fenicio puniche.

Nulla di nuovo quindi e tutto in divenire.

Continuando con la presentazione degli elementi presi in

analisi, corollario dell’investigazione, sarà necessario citare gli

elementi utili alla determinazione delle zone portuarie, oltre alle note

fonti letterarie e bibliografiche primarie. Raccolta ed analisi di

cartografia antica rispetto alla coeva, lì dove possibile, interazione del

primo elemento con visioni aerofotogrammetriche su carte militari di

recente compilazione, consultazione di ogni tipo di dati provenienti da

analisi di campo in atto nei vari distretti cui attualmente si iscrivono i

centri interessati, ricerca esaustiva effettuata nei relativi luoghi di

preservazione e conservazione dei vestigi archeologici. A questo si

aggiunga la possibilità di definire parallelismi e confronti tra realtà

portuarie iscritte in diversi circuiti che evidentemente subiscono le

stesse dinamiche sia dal punto di vista geomorfologico che storico.

L’aspetto delle rotte, dal basso cabotaggio all’alto mare, tesse

la rete costituita dallo scambio tra Mediterraneo e prima fascia

Atlantica, in cui il circuito algarvio e sud portoghese saranno inseriti

nel sistema affannato del Mare Nostrum che gli antichi consideravano

la cerniera dall’Occidente all’Oriente delle pellegrinazioni, e

viceversa, in un costante spostamento e contatto umano tramutato da

carte sommarie e portolani. Questo punto specifico sarà articolato

nell’accenno all’inquadramento geo-storico dei luoghi di navigazione

di cui grandi testimoni sono ovviamente i geografi nonostante su

questi, indubbiamente, primeggiano i relitti e la loro ubicazione. Con

carico o senza, gli scafi fa*gocitati dalle acque trafficate nella lotta alla

pirateria e precedenti l’avvento delle Repubbliche Marinare,

forniscono il degno scenario nel tentativo di ricostruire

un’imbarcazione da commercio, agile e capiente, rispondente alle

direttive mediterranee e propensione al cambiamento strutturale in

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rotte altre, sotto spinte longitudinali provocate da mari atlantici e

stagionalità delle navigazioni. Sarebbe questo il caso del qārib.

Nel partire dalla solida e solita connotazione linguistica ed

etimologica, il qārib preso in esame, sarà il frutto di un accostamento

motivato da elementi difformi rispetto alla definizione stessa di

un’imbarcazione univoca. Terremo dovutamente in conto la

molteplicità delle formule attuabili alla costruzione e messa in opera

di un’imbarcazione, tante volte dipendenti soltanto dalla necessità

interpretativa del realizzatore e dal suo bagaglio di esperienze. La

connotazione quindi dei relitti studiati in maniera esaustiva, a fronte

ovviamente dei numerosi ancora in fase di analisi o peggio non più

fruibili, potrebbe deviare dalla finalità stessa conducendo all’erronea

percezione di una forma nautica definita. Nulla di più errato se si tiene

conto della componentistica, come detto personale, della mano

realizzatrice, del cantiere o ancora dell’arsenale di provenienza. Per

ovviare a questa lacuna si attingerà a due tipi di analisi. Una è quella

comparativa delle Vedute Panoramiche, molto in voga sin dal XV

secolo, coronate da veri e propri parchi nautici, il cui confronto in

negativo consente di evidenziare la mancanza della tipologia indagata.

In secondo luogo, l’iconografia coeva, documentazione coroplasta e

attestazioni popolari di arte estemporanea quali i graffiti, oltre alla

continuità di elementi puramente cantieristici nella costruzione

tradizionale lignea, che porteranno alla definizione del perno nel

passaggio evolutivo che conduca, senza pretese di riuscita, alla più

nota ed acclamata Caravella portoghese. I quesiti che ne derivano si

legano alle contaminazioni nell’evoluzione tecnica, lì dove una

metodologia mediterranea possa avere intersezioni con i contatti

nordici tramite atlantico (karvel o caravel), quindi consentire un

radicamento tipologico della suddetta imbarcazione, ascrivibile al sud

del Portogallo, già Garb. Di qui tutte le riflessioni sull’avvento della

vela latina nell’importante sistema costituito dalla rotta atlantica,

attestata sin dal periodo romano su tratti di civiltà precorritrici la

stessa, evoluzioni di affiancamenti orientali nel già documentato XVI

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secolo, esame delle metodologie direttrici, dai governagli latini ai

timoni assiali, e quei tratti ancora percettibili nelle Faluas algarvie del

XX secolo.

Con questa finalità si lascia il passo alla presentazione delle

fonti, primarie e secondarie utilizzate durante lo scritto in modo da

potervi riferire a mo’ di indice lì dove ricorrano nel testo.

1.2 Coordinate delle fonti

Le strade che conducono alla scelta delle fonti utilizzate in

questo scritto, si diramano a seconda delle indicazioni che possano

apportare allo stesso. Non è serio eluderne alcune per ragioni di

apparente incompatibilitá cronologica o geografica giacché tanto le

navi quanto il circuito umano ed economico che alimentano, muovono

in tutta libertá, anche contro logica. Alla specifica attenzione sui vari

argomenti, si tenga in conto una dose di fortuita coincidenza con cui,

nel perseguire un concetto, si possa incappare in risposte o, ancor piú

frequentemente, in ulteriori domande. Si è ricorso quindi, alle fonti

primarie e secondarie, come comprensibile a fronte di una precedente

cernita, volendo di seguito esporre i principali tipi di documenti:

cartografico-letterari, storico-geografici, archeologici ed etnografici,

etimologico-linguistici, nautici e notarili.

1.2.1Letteratura storica

La breve presentazione che segue degli autori arabi, scelta per

supportare questo scritto, é funzionale allo studio; gli stessi saranno

infatti utili in diversi momenti dell'argomentazione e su più temi,

rimandando al corpo del testo per l’identificazione dei brani riportati,

cosí da rendere piú fluida la lettura nel contesto di riferimento.

Fiorisce nella Persia del terzo secolo dell'egira, la Figura del

geografo Abū 'l-Qāsim 'Ubaid Allāh ibn 'Abd Allāh ibn

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Khurdādhbih (820/826 ... - 912/913 …), alto funzionario pubblico ed

ascrivibile all'intima cerchia del califfo al-Mu'tamid. Questi scrive di

musica e letteratura, lasciando la sua maggior marca nel Kitāb al-

masālik wa'lmamālik, più noto come “Libro dei Cammini e dei

Regni”, concentrato di testi tanto topografici quanto geografici.3

Ahmad ibn Muhāmmad al-Razi, (Cordova 888 – 955), eletto

del califfo Abderramão III, figlio di mercanti e con vocazione al

viaggio. É autore della fortunatissima Akhbâr mulûk al-Andalus,

tradotta al portoghese per la lungimirante volontà di D.Dinis che lo

fece passare ai posteri come Mouro Razis. Da qui il nome della

Crónica del XIV secolo, spunto per versioni successive da cui

effettivamente é possibile estrarre parte dell'originale; una tra tutte é la

Crónica Geral de Espanha de 1344.4

Cronologicamente ascrivibile al X secolo é lo storico Abū al-

Masan Alī Al-Mas'ūdī (Baghdad 897 – al-Fustat 857) celebre per le

sue stesure dal carattere enciclopedico, autore dei Murūj al-dhahab,

sommariamente traducibile come “Le praterie dell'oro”, spunto

longevo per specialisti persiani ed arabi. I suoi viaggi muovono

dall'Andalusia per poi addentrarsi nelle sconfinate lande russe, indiane

e cinesi, facendogli così guadagnare il titolo di Erodoto arabo.

Descrive anche solo per sentito dire, aspetti svariati di Siria e Persia,

Egitto ed India sino alla Transoxiana. I sentimenti filo-sciiti che

caratterizzano la sua opera sono però da contestualizzare al

vassallaggio intellettuale offerto, come facilmente avveniva nelle

gerarchie dei palazzi, concludendo difatti il suo racconto storico con la

narrazione del califfato di al-Muttaqi, metà del X secolo circa. Tra la

3 De Goeje 1889, vol. VI.

4 Cintra Luis F. Lindley, Academia Portuguesa da História, Lisboa, 1961 ed in Levi-Provençal in Al-Andalus, XVIII, pp. 89 ss.. Borges Coelho 1989.

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ventina di opere a lui attribuite, la più celebre risulta la raccolta in

trenta volumi delle Akhbār al-zamān “Le notizie del tempo”5.

Sappiamo di Shams al-Din Abu Abd Allah Muhammād ibn

Ahmad ibn Abi Bakr al-Banna al-Shami al-Muqaddāsī, o al-Maqdisi

(Gerusalemme 945- Gerusalemme 991), che dopo aver lungamente

percorso i cammini della sua epoca, trascrisse le proprie esperienze,

aveva circa quarant'anni, nella raccolta Ahsan at-Taqasim fi Ma`rifat

il-Aqalim6, con una particolare attenzione alla Città Santa ed alla

Palestina in genere, oltre che alla Sicilia del suo tempo che ebbe modo

di conoscere personalmente.

Al capitano di ventura ed armatore Buzurg-b-Shahriyar

(Rām-Hurmuz Persia, prima metà X sec.d.C.) si attribuisce la più ricca

collezione di racconti marinareschi acquisiti nei suoi spostamenti tra il

Golfo Persico ed Arabia sino all'India, Malesya, Cina ed Indocina

senza escludere le coste dell'Africa Orientale. Il titolo della raccolta,

Kitāb 'Add'jiā 'ib al Hind, tramanda aneddoti e storie della

quotidianità, formando una scrittura insolita rispetto a quella del

Mediterraneo, priva di favolistica da viaggio7.

L'aneddotica tramandata da 'Muhammad ibn 'Umar ibn 'Abd

al-Azīz ibn Ibrāhīm ibn 'Isa ibn Mazāhim, Ibn al-Qutiyya (Siviglia...

- Cordova 8 novembre 977), é frutto della diretta osservazione

dell'ambiente cortigiano dei discendenti di Witiza. Ta ’rif Iftitàt é

l'opera che sottovaluta l'importanza della conquista nell'impianto

dell'ideale mussulmano secondo cui le campagne militari fossero il

vincolo del controllo amministrativo e territoriale, distaccandosi

5 Le traduzioni francesi della fine del XIX secolo ad opera di de Meynard, da Pavet de Courteille e Charles Pellat, “Mas' ūdī”, 1870 cr, riprese da Leiden,

Encyclopedia of Islam, N. ed., 1950-2004

6 Descriptio imperii moslemici / auctore Schamso'd-dîn Abû Abdollâh Mohammed

ibn Ahmed ibn Abî Bekr al-Bannâ al- Basschârî al-Mokaddasi, De Goeje, M J,

Leida, E.L. Brill, 1877, apud Vanoni 2001.

7 Greco, P. 2008.

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sommariamente dalla visione storica dei suoi contemporanei, tra cui

Al-Arzí8.

Del cordovense Abu-Marwan Hayyan ibn Khàlaf ibn Hussayn

ibn Hayyan Muhāmmad ibn Wahb ibn Hayyan al-Qurtubi (Cordova

987/988 -30 ottobre 1076) la tradizione letteraria ne riporta il ruolo tra

i maggiori storiografi iberici. La sua accesa tendenza al commento ed

analisi di fatti storici e, per il momento in cui scriveva, di cronaca a lui

contemporanea, ne lascia comprendere l'orientamento politico.

Proveniente da una famiglia mawles, vassalli omiadi, segretario egli

stesso di Almansor, non poté nascondere il proprio dissenso nei

confronti dell'instabilità amministrativa che condusse alla caduta del

Califfato palaziale. La cultura di base trapela dai pochi scritti

pervenuti, noti piuttosto per i resoconti dei suoi successori che

prendono indirizzo letterario nella stesura dei dieci volumi del Kitâb

al-Muqtabis fi-ta ’rif riyal al-Andalus>>9.

Abū 'Ubayd 'Abd Allah ibn 'Abd al-Azīz al-Bakrī (Huelva

1014 – Cordoba 1094) dei principi della taifa di Niebla e Saltes,

fautore del suntuoso Kitab al-masālik wa-l-mawādi', traducibile come

Il libro dei cammini e dei regni, tramanda informazioni riprese nelle

relazioni ed osservazioni di Ibne ‘Abd Al-Munim al-Himiari, autore

del testo Kitab Ar-Rawd Al-Mitar, nel XIII secolo10

. La sua é

un'impostazione diretta, quasi scientifica senza però esimersi dal

racconto peculiare degli aneddoti, dei climi e dei costumi dei paesi

narrati. Due coevi invece, mostrano la tendenza all'auto celebrazione

con scritti cronistici del proprio periodo. L’uno é il governatore, poeta

e storiografo Ibne Mozaine (Silves … - XI sec.) fautore

dell'indipendenza della taifa algarvia nel 1027, compila come da

abitudine, una storia dell'Andalus di cui risultano tramandati soltanto i

commenti nella traduzione di Provençal. L'altro é Abd Allah

8 Christys 2002, p.160.

9 Una parte dell'opera é riscontrabile nella Collezione Cuadernos de Historia de

España, vol.XIII; Vallvé Bermejo 2001, p.769-778.

10 Entrambi gli autori saranno tradotti nelle opere di Levy Provençal, 1938, apud

Coelho, 1989, vol I.

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b.Buluggin (Granada... - 1090) autografo delle Les mèmoires du

dernier roi iride Abd 'Allah, facendo fede agli studi appena citati.

Questi, re di Granada, vivrà l'esilio in Marocco, evidenziando con la

propria vicenda tutta la labilità della situazione politica descritta.

L'esempio letterario maggiormente trasversale in termini di

provenienza e diffusione del sapere, ci giunge probabilmente dal

siriano Yāqūt 'Abd Allāh al-Rūmī al-Hamawī (Hama 1179 - Aleppo

1229), schiavo prima di divenire geografo e biografo. Si recò, una

volta liberato, in Oman proseguendo per la zona settentrionale

dell'Iran, Vicino Oriente e nuovamente in Siria, tutte esperienze

tradotte nelle pagine del Kitāb mu'jam al-buldān, il Dizionario dei

paesi.11

Ancora dal Garb proviene Abú Ahlāçame Ali Ibne Bassam

Al-Shantarini (Satarém ...- 1147), autore del Dhakhira fî mahâsin ahl

al-Gazirâ, Il Tesoro che concerne i meriti dei popoli dell’Iberia,

raccolta di poesie alternate alla biografia storica dei contemporanei

andalusi, con grande biasimo nei confronti degli invasori castigliani.

Riporta interi brani di Ibn Hayyan, definendone la paternità

letteraria12

.

Di Zakariya Ibn Mohammād Al-Qazwini Abū Yàlia (Persia

1203 – 1283), conosciamo l’accezione di Plinio Medievale per la

stesura della ‘Ajà ‘ib al-mahlùqàt, testo che come annuncia il titolo

narra delle Meraviglie delle Creature. Il punto alto della speculazione

descrittiva giunge con Abū ‘Abd Allāh Muhammād ibn ‘Abd Allah

ibn Idrīs al-Siqillī, al-Qurtubi, al-Ceutí (Ceuta 1099 – Palermo

1165), realizzatore del maestoso planisfero su lastra d’argento con

breve vita 1154-1161, cardine di virata della visione geografica

successiva. Il Liber ad eorum delectationem qui terras peregrare

11 Traduzione relativa all’Andalusia di Abd al-Karim, G. in Cuadernos de Historia

del Islam, 1974.

12 Lo scritto comprende complessivamente quattro parti suddivise in: Uomini de

lettere e poeti di Cordoba, Parte Occidentale tra Siviglia e Portogallo, Parte

Orientale, Stranieri che abitano l’Andalusia, in una prima versione tradotta da Levi-

Provençal, 1945.

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studeant, Diletto per chi si compiace di girare il mondo, Kitāb nuzhat

al mushtāq fí ikhtirāq al-āfāq, é noto ai più come Libro di Ruggero. I

suoi sette climi diretti ai paralleli, dieci linee simil-meridiane, per

settanta carte singole, contengono le informazioni attentamente

raccolte durante i viaggi del magrebino, del giovane studioso

cordobense, dello stimato uomo di corte presso i normanni e

l’altrettanto meticolosa compilazione delle testimonianze riunite da

questi nel tempo. Marinai, viaggianti, commercianti ascoltati e

registrati per anni, confluiscono nella Tabula Rogeriana, in un

ecumene su cui tramandare una dimensione del magnifico e

dell’estensione dei territori noti13

. Una delle prime traduzioni é

effettuata a Roma nel 1592, con il titolo De geographia universali,

Kitāb Nuzhat al-mushtāq fī dhikr al-amṣār wa-al-aqṭār wa-al-buldān

wa-al-juzur wa-al-madā’ in wa-al-āfāq14

, non esule, nonostante la

stesura scientifica dell’opera, di forti slanci adulatori nei confronti del

sovrano illuminato. La fortuna dell’autore e dell’opera va comunque

ricercata in elementi come la messa in discussione dei sistemi

geografici islamici, la singolarità con cui la crescita culturale di una

corte cristiana passasse attraverso uno studioso islamico e non per

ultimo una produzione letteraria in zone occidentali in contatto tra

loro, favorevoli quindi alla diffusione ed allo scambio scientifico.

A questa rassegna si aggiunga la figura di Abū ‘Abd Allāh

Muhammād Ibn’Abd Allāh al-Lawātī al-Tanjī Ibn Battūta (Tangeri

24 febbraio 1304 – Fez 1368/69) e le relazioni dei suoi instancabili

spostamenti raccolte nel Rihla, il Viaggio, in realtà dal titolo completo

Tuhfat al-nazār fī gharā íb al-amsār wa ‘ajā ‘īb al-asfār, all’incirca

“Un dono di gran valore per chi volesse osservare città insolite e

peripli incantevoli”. La sua carriera di pari passo con i viaggi

effettuati, lo porta nell’indiana Dheli in cui riveste il ruolo di giudice,

incaricato direttamente dal sultano che poco dopo non lesinò nel

13 Amari M,1939, p. 460 14 Al-Idrisi, De Geographia Universali: Kitāb Nuzhat al-mushtāq fí dhikr al-amsār

wa-al-aqtār wa-al-buldān wa-al-juzur wa-al-madā’in wa-al-āfāq, Roma, Medici,

1592. Segue a questo l’erronea traduzione parigina del 1619 Geographia Nubiensis.

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ritornare sui suoi passi, arrestandolo per sospetta cospirazione. Sul

limite dell’avventura fantasiosa, nuovamente nelle grazie di corte, si

sposta in Cina con l’incarico di ambasciatore, vivendo prima un

assalto alla sua carovana poi un naufragio presso Calcutta. Seguono

avvicendamenti tra le Maldive, la Malesia, Giava e Sumatra,

ripiegando poi su Pechino. Gli ultimi anni della sua vita devono averlo

condotto a Fez, dove visse, trascrivendo, gli ultimi anni della sua

agitata vita, decretandosi alla posteriorità il Marco Polo del mondo

arabo15

.

Al fine di ristabilire una sorta di parità nella condizione

letteraria presentata, si voglia far riferimento ad alcuni autori di

differente fede che possano aver avuto un qualche contatto culturale,

diretto o meno, con le corti popolate e fervide, con il mondo delle

navigazioni e dell’arricchimento più in genere. Sarebbe il caso di

Benjamin de Tudela (Tudela 1130- Tunisia 1173), Figlio del rabbino

Johan, commerciante di pietre preziose. Avrebbe raggiunto anche il

Garb prima di dare inizio all’avventura che sarebbe stata la base del

suo Masa’ot Binyamin, I viaggi di Beniamino, scritti di notevole

rilievo geografico e giudaico. La reale motivazione del viaggio,

appunto per testimoniare il peso della conoscenza e come questo

influenzasse la vita dell’epoca, dovette essere il registro della

diffusione delle comunità ebraiche nel tragitto preposto e la vita nella

sua quotidianità, cosa che lo rese interessante agli occhi degli

esploratori nei secoli successivi16

.

Oltre alle cronache come quella dello Anonimo de Madrid e

Copenhague, manoscritto presente negli archivi storici delle due città,

attestazione del periodo di dominio almoada nella seconda metà del

XII secolo17

, la Cronica anonima de Abd al-Rahman III al-Nasir

(Una), e la Cronica Anònima dos Reis de Taifas (Muluk Al-Tawa ‘if),

anche queste tradotte e pubblicate da Levi-Provençal nell’arco di

15 Dunn Ross, 2005. 16 Ligorio 2010. 17 In Dozy, R, 1869 e Lopes D, 1941.

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tempo che arriva fino alla metà del XX secolo, è opportuno fare

accenno allo scritto De itinere navalis, de eventibus, de que rebus a

peregrinis Hierosolymam petentibus MCLXXXIX fortiter gestis

narratio, stesura appunto di un Crociato anonimo del XII secolo.

Questi prende le fila della narrazione durante la terza crociata che

interessa la città di Silves, inserendo numerosi dati riguardanti la

lettura di una frontiera disputata tra cristiani e mussulmani, fortemente

popolata da giudei, appendice territoriale mediterranea, porta

d’accesso dal Nord Europa18

. Molto esaustivo, utile ai fini del

prossimo capitolo di inquadramento portuario e territoriale.

1.2.2 Timbri Regi, documenti comuni.

L’esposizione delle fonti documentali continua nel trade-

d’union tra descrizione proveniente dall’osservazione personale e

esposizione di dati, quasi comunicati di uso quotidiano, utili alla

sistemazione delle competenze territoriali. La ragione di questa lista

documentale risponde alla questione della demarcazione cronologica

poiché i Documenti Regi, Lettere Testamentali e Forais di Cancelleria

hanno riscontrato una fortunata longevità negli archivi nazionali,

privati e pubblici, testimoniano il disegno di una conformazione

regionale che intendesse spostare ad altri, le competenze di un

colpevole tratto di costa appena conquistato. La cernita ha quindi

tenuto conto della delimitazione geografica, dell’affinità marittima e

infine del termine cronologico, all’incirca fissato a un secolo dopo la

Riconquista. Tra quelli ritenuti utili a questa formulazione, si attestano

alcune decisioni che possano aver minato la libertà di interpretazione

dello spazio portuario, conducendo ad un allineamento con l’ormai

cristiana nazione.

Seguono quindi i documenti, auspicando una giustificazione

per la formula enunciativa.

Foral 3 -1210 Dezembro 7

18 de Matos, Cadafaz M. 1999.

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Mandado del Rei (Carta de) sobre o tempo de relego em

Lisboa, solução das jugadas e almotaçaria na mesma cidade; divisão

da herdade de Valada; permissão de levar por mar, da cidade para

lugares do reino, pão, vinho, vinagre e quaisquer outras vitualhas;

etc.

-Publ. em 61, IV, 170, nota, E em 75, Nº2, p.55, e.s., Arq. da

Câmara M.de Lx.ª, “Livro dos Pegos”, fl.3, da numeração moderna,

fl.69 da antiga-

Già nel 1210 a favore di Lisbona, viene donata in eredità

Valida, concedendo l’importante concessione di trasportare via mare

“verso i luoghi del regno, pane, vino, aceto e qualsiasi altra

vettovaglia”19

, liberandola da limitazioni tipologiche.

La libertà concessa alla capitale é messa ancor più in

evidenza se si considera il documento che segue.

Lei –1253 Dezembro 26

Lei que taxa os preços de numerosas coisas venais, soldados e

serviços, e estatui as penalidades aplicàveis aos que comprarem ou

venderem por maiores preços. Aos mercadores estrangeiros seria

defei(t)o exportar do reino mercadoria, sem importar outra de igual

valor; e essa exportação não poderia fazer-se por via terrestre, mas

só pelos portos do mar, sob pena da sua perda.

Enumeram-se mantimentos, gado, panos, vestuàrios, armas,

metais, especiarias, moedas, baldadas e serviços. São de fabricação

estrangeira muitos dos artefactos mencionados: escarlatas, flamengo

e inglêsas; panos de Gaude, Bruges, Ipre, Ruão, Lila, Abaxila, Arras,

Tournai, Saint Omer, etc; alfres de Toledo, Londres, Segóvia, etc..

Publ. em 102, III, 2ª p., 59 e ss.; e em 94, I, 192 e s., em lição

mais correcta.

19 Marques 1944, vol. I, p. 1, doc. n° 3.

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(Leis, mº 1, nº 14. Orig.).20

La legge in questo caso, riguarda le imposte delle merci

esportate ed importate, molte di fabbricazione straniera,

commerciabili soltanto via mare, pena la perdita delle stesse se

trafficate via terra. A questo si unisce un interessante elenco,

funzionale alla percezione del tipo di merci introdotte, molte delle

quali sembrano essere di comune diffusione territoriale. Manca però

nelle indicazioni documentali, il luogo di riferimento, cosa che induce

ad una certa prudenza attributiva.

-1237 Foral … Lisboa

(…) Palacium navigiornum Regis (…)

Con chiaro riferimento ad una struttura, quasi arsenale, di

conservazione delle imbarcazioni, quindi lo spiraglio di un’ipotesi

sulla presenza di una flotta regia stanziata, perlomeno dal 1179 in poi.

Sempre nel rispondere ad un carattere esattoriale, il

Testamento di D.Afonso III:

–1271 … …

Testamento de D.Afonso III

Para ampliamento das numerosas e importantes legados nêle

instituidos, e para as despesas de execução do mesmo, o testador

consigna e obriga todas as rendas e direitos da cidade de Lisboa e

seu termo, tudo o que naquela e nesta lhe pertence, tanto em terra

como em mar, e todas as dizimas do mar e da terra. (……) [… 4

righe] Publ. em 121, Provas, 1, 547, com pouca execução

paleogràfica refr. do mesmo <Estudos de Paleografia portuguesa> I,

1017.

20 Marques 1944, vol. I, p. 6, documento n° 9.

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23

(Gaveta 16, mº2, nº7; orig. Em leitura nova: Lº 1º de reis, fl.79

1º ed.)

Il riferimento in questo caso é alla decima parte da riscuotere a

Lisbona, e territorio circostante, su tutto che la stessa possegga e sulle

cose di mare e terra21

.

Al documento, una Carta Regia, che segue, una connotazione

particolarmente limitativa che include un ordine di tassazione su beni

di consumo giornalieri a discapito dei porti dell’Algarve e sul modello

retributivo di Lisbona, evidentemente già considerata un riferimento

amministrativo:

–1272 Maio 22

Pagamento de dizimas e portagens, devidas pelas coisas que

entram e saem pelas fozes do Algarve (Carta aberta sobre o),

nomeadamente pão, vinho, linho, alhos, cebolas, pescado, madeira e

ferro lavrado. Deveria aplicar-se o foro e costume de Lisboa.

Dirigida aos alcaides, alvazis e concelhos do Algarve, e dada

ao arrabi e aos que forem almoxarifes em seu lugar.

Inserta na carta de 1288, Março 15, dirigida ao almoxarife a

alvariz de Tavira, mandando que a façam cumprir e guardar (V o nº

24).

(Gaveta 13, mº 1, nº 2. Em leitura nova: Direitos Reãis, 1º, 2,

fl 181, 1ª ed).

Don Afonso pela graça de deus Rey de Portugal e do Algarve.

a todolos alcaydes e aluaxijz e concelhos de algarve. saude. Sabede

que o almoxarife do algarve mj disse que nõ queriam das as dezimas

nen as portagéés no algarue assi como as dan em Lixbõa onde emedes

fforo e custume. e eu mandey o enquerer como sse husauam as

21 Marques 1944, vol. I, p. 9, documento n° 15.

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dizemas e as portagéés em Lixbõa daquele que entra pela ffoz e que

sal (sic) pela ffoz. [… 10 righe]

E sse pelauentura uen do algarue ou doutro logar qual quer de

ffora do Reyno de Portugal aner e entra pela ffoz: da eade a dizema.

unde eu mando que todos aqueles que non dizerem me algarae e

sacarem aueres pelas ffozes do algarue: que lhes deu ende ssa

portagem aos porteyros. Outrosai mando que todos aqueles que

dizemarem ao algarue e comprarem algúús aueres desse auer

dizemado e ó meterem pelas ffozes: non den dizema e de todos outros

aueres que dizemados aõ son eno algarue. sse entrarem pelas fozes

dem a dizema. E de pan e de vio que comprarem e esses dinheiros

dizemados e sacarem pelas ffozes: den ende sa portagem aos

porteyros. […11 righe]22

.

Tutta la regione algarvia risponde in pratica a decisioni non più

strategiche per il territorio che, come nel decadente caso di Tavira,

Silves o Mértola, sembrano motivate dal velato timore del loro

perpetrarsi, nonostante almeno politicamente, i confini fossero stati

già imposti nel 1248. Non altrettanto avviene sotto il profilo culturale.

Del –1274 Fevereiro 3, é l’ordine di pagamento, monetario o in merci

non é dato saperlo, sulle cose che entrano ed escono nelle terre

dell’Ordine di Santiago, tra la foce del Sado e del Tejo ed un più

generico riferimento al commercio marittimo, importazione o

esportazione, barche e pesca23

.

É invece più specifico, e a tratti inquisitorio, il tono utilizzato

nella seconda richiesta regia di adempimento presentata a Tavira, nel

Marzo 1282, dopo la già esposta più generica alle terre di Algarve, 22

Marzo 1272, poi inserita in una Carta Regia del 15 Marzo 128824

.

22 Chiaro spostamento delle competenze in ambito finanziario e legislativo

dall’Algarve a Lisbona. Marques 1944, vol. I, p. 10, documento n° 16. 23 Marques 1944, Supl. vol. I, p.11, documento n° 6. 24 Altrettanto forte l’imposizione esercitata nei confronti di Santa Maria del garb, già

Faro, con la Carta Regia 1282 Abril 1, in cui si impone un periodo i tassazione

ininterrotta per dieci anni, su tutti i prodotti in entrata ed uscita in tutto il suo

territorio. Marques, 1944, Supl. vol. I, p.13, documento nº7.

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La lettera dice:

1282 Março 23

Mandade del Rey ao alcaide, almoxarife, alvariz e falelião

de Tavira: sobre o pagamento das dizimas de pão e de pescado e da

portagem dos mercadores da mesma vila, que se não se fazia como

era devido.

(Gaveta 12, mº 5, nº 17,; orig. Em Leitura nova: Direitos

reais, 2º, 151, 1º ed.)

Dom Denis pela grraça de deus rey de Portugal e do

algarue. A aos Alcayde e aleazijis e almoxarife e Tabelliõ de Tauira

saude. Sabede que o meu porteyro dessa uila mj disse que pescadores

uossos uizios uam pescar ao mar, e, tiram uiandas cum que ala estam,

e que nõ pagam a mjm dizima, nem ao meu porteiro, vade uos mando

que costregades todos aqueles que y forem uizios que paguem a mjm

ou ao meu porteyro a dizima. Doutra parte mj disse que a y

mercadores que compram casas e paradeeyros e nõ nas moram e

querem se escusar per i que mj nõ paguem a portagem. vnde aos

mando aqueles que os nõ morarem nem teuerem uiziãça [con]uosco

per si ou per seus homees mayor parte do ano que paguem a portagem.

Da outra parte mj disse que a hy uizios que lauram fora de uosso

termho e aduzem o pã pela foz e uendem no e nõ mj dam do que

uendem a dizima. vnde uos mando que os costrengades per quanto llia

achardes ata que paguem a mjm ou ao meu porteyro a dizima. ca assi

o pagam em Lixbõa pois que o uendem. Da outra parte mj disse que

ante que dizime o pescado que llo arrauatam, e que perço eu por i o

meu dereyto que ey dauer. vnde nos mando e deffendo que nõ

sofrades a nengûu que arrauate nem fille pescado atà que o meu

porteyro o dezime, e depois que o meu porteiro dezimar mando que o

compre quem quiser, assi comé uso e costume dessa uila. Da outra mj

disse que os mouros llj furtauam o pescado per razõ de lljnõ darem a

dizima del . vnde nos mando que aaquel a que o acharem fartado que

o anouee come de farto. E mando a uos que façades en tal gisa quo o

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26

meu porteyro nõ perca nemhûa rem do seu dereyto, ca se o el perde ,

eu o perço. Senõ peytar medes quinhentos quinhentos soldos, e de

mais quanta perda e quanto mascabo el uos almoxarife / tenades esta

carta. Dada em Tauira, xxiij, dias de março. El Rey mandou per sa

corte. ffrancisqueanes a fez. Era Mª CCCª xxª

(Lugar do selo pendente que falta)

Tavira ed i suoi governanti devono soffrire uno strascico di

indipendenza e mancata rassegnazione a una nuova formula

amministrativa che, già nel pieno periodo del Garb, aveva colpito la

zona, noto accentramento di imbarcazioni corsare, o piú semplici

attacchi navali da parte di fazioni avverse a quelle del comando.

Il richiamo é da parte del re ai governatori locali, alcaide,

almoxarife, alvariz e falelião de Tavira, per il mancato pagamento dei

tributi sul traffico marittimo nel territorio, sulle attività di pesca e di

falsa residenza al fine di evitare proprio la tassazione sui commerci.

Si prospettano in questo caso una serie di misure restrittive e aggravi,

nel caso in cui l’atteggiamento dovesse ripetersi, ed il raddoppio delle

somme pattuite25

.

É altrettanto curioso notare come negli stessi anni, 1281, si

celebrasse nella regione settentrionale del Portogallo, una divisione tra

Porto e Gaia in merito alle imbarcazioni in entrata ed uscita dai porti:

–1281 Abril 28

Avença e composição celebrada entre el-Rey e o Bispo e

Cabido de Porto, sobre a divisão, entre a cidade do Porto e a vila de

Gaia, dos navios e barcas que entravam pela foz ou vinham do Riba

Douro, bem assim sobre o lugar onde deveriam aportar, descarregar

e vender as mercadorias que trouzessem.

25 Ferreo il controllo delle zone riconquistate da meno di cinquant’anni. Marques

1944, vol. I, p.13, documento n° 19.

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27

D. Afonso III, pai del Rey, ao povoar o castro de Gaia,

rogada ao Bispo D.Julião se dividissem os navios e barcos pequenas

ou grandes, que transportassem mercadorias ou coisas venais, e tanto

os que entrassem pela foz do rio como os que viessem de Riba Douro.

Sem embargo de hauer o Bispo recuado o seu consentimento, o rei

mandou fazer a divisão dos navios e barcas como foi de sua vontade.

[… 7 righe]

Os cidadãos e vassalos da igreja do Porto, que moram ou

morarem na dita cidade e seu conto e que trouxerem nauios e barcos

pequenas ou grandes com quaisquer mercadorias e coisas venais,

quer entrem pela foz do rio, quer venham do Riba Douro, poderão

aportar e vender tudo onde quiserem e considerarem mais proveitoso.

[…18 righe]

(Gaveta 12, mº4, nº 14, Orig; carta –partida por A B C. Em

leitura nova: Direitos reais, 1º, 2, fl. 232, 2ª col.)

Oltre alla definizione delle zone di competenza, si dichiara

sorprendentemente il libero commercio per i due porti, privati da

qualsiasi imposta e la concessione agli stessi di distribuire merci in

ogni luogo considerassero opportuno o più proficuo. La clausola finale

non lascia dubbi giacché prospetta severe punizioni per chiunque

avesse potuto osare esigere una tassazione in merito26

.

L’enunciazione di questi elementi é un umile stimolo alla

riflessione di come tra le righe di taluni atteggiamenti bellici, si possa

leggere un celato affronto giornaliero ed un ridimensionamento, a

torto o a ragione, rispetto ad una causa che solitamente un vincitore

ritenga essere la corretta interpretazione dei fatti.

Ancora due Forais introducono allo sviluppo di questo scritto,

con riferimento alle attività di costruzione navale nella zona di

26 Non vi sono corrispondenti concessioni nell’Algarve. Marques 1944, vol. I, p. 13,

documento n° 20.

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28

Lisbona. Uno accenna ad un “Carpinteiro das Galeés del Rey”,

Documento Lisboa…1291, mentre più contestualizzato il seguente:

--1260 SETEMBRO 18

Doação de uma casa, sita em Lisboa, na paróquia de S. Julião,

e comprada por el-Rei por 100 libras de Portugal, em remuneração

do muito serviço prestado pelo donatàrio, na construção de certa

naue (<naui>), em Lisboa.

Sumar. e extr. em 77, fl. 22 vº.

(Chanc. de Afonso III, Iº, 1, fl.46 vª, 1ª col.).

L’elencazione di questa cernita documentale, é di riferimento

per la comprensione della delimitazione cronologica al primo periodo

della Riconquista. La definizione di alcune volontá regie,

riporterebbero, secondo una umile interpretazione, alla volontá del neo

costituito stato regio cristiano di demarcare una linea di utilizzo

spostata maggiormente a Nord, quindi con un crescente autoritarismo

marittimo riservato alla capitale Lisbona. Nel capitolo di formulazione

delle realtá urbane, il concetto prenderá forma in maniera piú

delineata, andando a ritroso sui punti cardine che i Forais e documenti

Regi temporalmente tombano27

.

1.2.3 Cartografie

Dalla Lettera alla Carta il passo è breve. Diverse sono le

rappresentazioni topografiche dei margini acquatici presi in esame,

disegni molte volte riutilizzati da base per le edizioni successive. In

questo specifico campo, la cronologia della produzione non demarca

la validità dell’utilizzo, piuttosto consente, limiti permettendo, un

confronto per scrutare le variazioni delle linee di costa, dei margini

fluviali e a grandi linee delle zone di ancoraggio e ormeggio.

27

I documenti …1179 Maio, e1298 Janeiro 6,riguardano la sfera cantieristica ed al

fine di rendere il relativo capitolo piú completo, sono lí riportati in forma integrale

cosí da poterli argomentare.

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29

Cronologicamente delimitano tra tutte le rappresentazioni di João

Texeira, intorno alla metà del XVII secolo28

che conducono nella

definizione delle coste e delle insenature fluviali dal Guadiana al Tejo.

Speculari a queste appaiono i disegni del Plano da Costa de Portugal,

fogli prodotti dal Centro Hidrográfico (2005), o le più accessibili foto

aeree presenti nei sistemi informatici dei programmi più noti. Ancora

nell’ambito della cartografia antica, concentrandosi in un periodo

incluso entro il XVI secolo, partendo dalla Carta Pisana del XIII

secolo, ci si riferisce a Pedro Reinel e la sua carta del 1504, Sebastião

Lopes, 1558 ed un anonimo estremamente simile del 1565, un

probabile imitatore di Diogo Homem nel 1566 e un originale di tre

anni prima. Si aggiunga anche l’eccessivo tratto dei corsi d’acqua in

Fernão Vaz Dourado, 1571, nonché un anonimo attribuito a João

Batista Lavanha29

, 1597-1612, ed infine Luís Texeira con una

produzione del 1545 e Alvaro Seco, XVI secolo, in Waghanaer e le

rappresentazioni di Pier Maria Baldi, 1600 cr., da Barcellona a tutto il

Mediterraneo. Un ultimo cartografo della grande famiglia portoghese

dei Teixeira, Pedro Albernaz (1595-1662), merita una mensione. La

sua vita, tra Lisbona e Madrid, concederá a quest’ultima la

pubblicazione dei suoi disegni, quasi postumi giacché la prima

edizione risale al 1656 e una caratterizzazione “all’europea”, dato il

rinvenimento degli stessi nella Biblioteca di Vienna. L’autore si

dedica alla costa e le carte nautiche prima, ai rilievi topografici dopo,

con influenze dal tratto del Lavanha30

. Il maggiore dei suoi pregi

grafici risiede nella poetica restituzione della linea di costa e della

attente restituzioni degli accessi, adornati da imbarcazioni coeve,

sottraendo peró, una maggiore veridicitá sull’effettiva condizione

corografica. Spesso infatti, a scapito della veridicitá trasmissiva,

l’autore preferisce enfatizzare le dimensioni dell’urbe anche in

modalitá convenzionali facilmente riconoscibili; due tra tutti gli

28 Cortesão e Mota, 1987 29 Canas C A, 2012 30 Per le riproposizioni cartografiche in riferimento a Cortesão A, Mota, A.T,

1987apud Pereda F, Márias, F, 2003, 3º ed.; per la formulazione del pensiero

storiografico Dias, M H,2003, Mantas, V G, 2008, pp. 87-118.

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30

esempi, le cittá di Faro e Tavira. È da monito, noché applicabile alle

altre carte, la necessitá di tenere in conto le ragioni della realizzazione,

quasi sempre glorificatorie del monarca, in qeusto caso Filippo IV. A

queste si aggiungano le vicissitudini che conducono l’autore al grado

di conoscenza dei luoghi, le tecniche scientifiche al suo disporre,

specialmente nella computazione dei dati, l’ereditarietá di alcuni tratti

riportati nei disegni, come le sempre presenti raffigurazioni nautiche

le quali, spesso, nulla hanno a che vedere con l’effettivo natante.(FIG

1).

Figura 1 Raffigurazione della sovrapposizione della demarcazione in rosso offerta

da Teixeira A P, 1662, e la reale costa portoghese. Dias 2003

Per continuare con le testimonianze su carta cernite, altri porti

del Mediterraneo ugualmente presi in considerazione, vertono su

aspetti corografici, e restituiscono tipologie d’imbarcazioni in

apparenza difformi da quelle atlantiche. Si tratterá di queste

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31

nell’ambito nautico dello scritto. I disegni sono i seguenti, ancora una

volta in formula elencata per la quale ci si scusa.

-Il porto genovese ritratto da Hartmann Schedel nell’incisione

di Wolgemut, del 1493; la Veduta di Genova, Galata Museu Navale,

di Giorgio Vigne, 1500 cr.; vista dal Castello di Silvano D’Orba,

feudo della famiglia Adorno, 1500 cr.; due disegni Genoua cittá

maritima, di Filippo Jacopo Foresti detto Bergomense, 1503 cr.;

veduta di Genova, Anonimo, 1550 cr.; disegno del Molo vecchio e

Torre dei Greci, dettaglio di draga e barche da pesca, 1550 cr.

Segue Venezia ed il suo Golfo, ossia il mare Adriatico, in

diverse vedute, con zone per riparazioni di scafi di grandi dimensioni,

oltre a tratti per la costruzione delle gondole. Sono quindi le seguenti:

-Veduta di Venezia, particolare, Anonimo, 1500 cr., Museo

Correr; grande vista VENETIE MD, Jacopo de Barbari; VENETIA

Lipsia, di Faber Johan edita nel 1610, dall’opera Paradisus

Deliciarum; Golfo di Venezia, Regno di Napoli di Merian Mattheus,

conservato a Francoforte, datato al 1640.

Dello stesso autore si conserva una copia coeva, raffigurante il

mare Tirreno ed il Sinus Puteolanus, nonché una vista del golfo di

Messina del 1688. Riguardante la Sicilia, una rappresentazione

prospettica della seconda metá del XVI secolo, ricavata dall’archivio

dell’Istituto Geografico della Biblioteca Militare31

.

1.2.4 Reticolo archeologico

Stessa sintesi non è altresì possibile per i riferimenti

squisitamente archeologici. Nel corpo del testo, referenti ogni singola

31 Sull’argomento ma non rispondenti le necessità del testo, i seguenti documenti

cartografici tra i numerosi disponibili: Mappamondo di Marino Sanuto; Planisferio

di Angelino Dulcet, Maiorca 1339; Atlas Catalão dei Cresques del 1375-77 e

Planisferio Catalão fine XV secolo;Carta Nautica del 1424, Zuane Pizzigani

veneziano (in A. Cortesão); Mappa del Mondo di Fra Mauro al soldo del re di

Portogallo, Venezia, 1460.

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32

realtà portuaria, si affronteranno, come già detto, i caratteri salienti

della connotazione marittima. Poiché le specificità sono numerose, è

utile ai fini dell’elenco delle Fonti, rendere chiaro il metodo della

raccolta, ossia un sistema a tappeto della bibliografia archeologica, dei

documenti conclusivi di lavori di scavo, di confronto tra il materiale

accessibile direttamente tramite ricognizioni e quello non piú in situ

ma in deposito presso i magazzini dei centri minori, spesso semplici

Freguesias, alla cui gentilezza e disponibilità questo lavoro deve

molto. Stessa cosa valga per quelle informazioni cordialmente

concesse dai lavoratori del settore, ancora in fase di elaborazione dei

dati che si siano dimostrati sensibili alle necessità temporali del

presente studio, concedendo importanti informazioni. In particolar

modo, le attenzioni del Campo Arqueológico de Mértola e della

cooperativa ERA Arqueologia di Lisbona, affiancate dalle sedi

istituzionali Ministeriali, DANS e IGESPAR.

Gli indispensabili tratti di Duarte de Armas, inizio XVI

secolo, nei fogli contenuti nella raccolta della Casa da Moeda,

anch’essi rivelano un carattere archeologico. Dagherrotipi piú che

disegni, fedeli non tanto alla committenza quanto al paesaggio, non

nascondono infatti i limiti e la decadenza dei castelli sparsi nello

stesso. I fogli sono i n. 115, Caminha, n.5 vista SE, Mértola,

restituenti materiale nautico - cantieristico, nonché strutture

archeologiche ancora in situ.

I fondamentali elementi archeologici tenuti in conto per

l’interpretazione della tipologia nautica, provengono dalla

caratterizzazione iconografica dei Bacini di Pisa, numeri 292, 19 e 59,

previa concessione del Museo Nazionale San Matteo in Pisa,

dell’Ataifor di Dénia, conservato nel relativo Museo del Castello,

raffronti grafici e plastici che si enunciano qui in lista, volendo già

scusare la formula dell’elenco.

-Bacini Ceramici, forme aperte di grandi dimensioni –

diametro 30 cm cr. Numeri di catalogazione 19, 59 e 292, ascrivibili

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33

all’arco cronologico compreso tra la fine del X e inizi XII secolo; due,

n.19 e n.59, in verde e manganese, di manifattura maiorchina, antiche

decorazioni parietali di edifici di culto cristiani. Il confronto degli

elementi salienti degli stessi avviene con:

Risoluzione grafica della “caravella”, autore João de Lião,

datata al 1488.

Nave raffigurata nell’ampia e decoratissima forma ceramica

maiorchina, diametro 30 cm cr., proveniente dal VAM di Londra,

datato al 1425-50 cr.

Piatto ceramico con imbarcazione, NAU, a vela quadra,

Museo de Málaga, Alcazaba de Málaga, A/CE05724, 1465 cr..

Piatto ceramico con battello, blu cobalto, n.20B,

proveniente dal Museo Sidi Qasim al-Jalizi, Tunisi. Datato tra fine

XIV e inizi XV secolo.

Raffigurazione cantieristica e nautica proveniente dalla

Cronicle of John of Worcester, 1118-1140 cr., Manoscritto 157, f.383;

contenuto nell’edizione dell’Oxford Art Library.

Manoscritto di Harîrî al Maqâmât, Battello sull’Eufrate

presente nel f-68. Biblioteca Nazionale di Francia, 5847, copia

dell’originale di Bagdad, datato al 1237.

Manoscritto con barca chiodata con utilizzo di sonda,

particolare tratto dal Registro di S.Guthlac, 1210 cr.. The British

Library, Londra.

Miniatura in Grandes Chroniques de France, particolare

della Flotta di Filippo Augusto ad Acre. Francia, BN Parigi, XIV

secolo.

Tempera su tavola dell’opera “San Nicola e storie della

vita”, Anonimo del XV secolo, Korçe, MN Arte Medievale,

particolare.

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34

Navicella di Pietro, particolare dell’affresco del Cappellone

degli Spagnoli, in Santa Maria Novella, Firenze, datata al 1365.

Particolare de Gli Argonauti, olio del XVI secolo di

Lorenzo Costa, proveniente dal Museo Civico di Padova.

Imbarcazione graffita presso Torre dell’Orso, Grotta San

Cristofaro, Lecce. Lunga 36cm cr., ha una cronologia iconografica

ascrivibile all’XI-XII secolo, nonostante un avanzo temporale al XIV

secondo le testimonianze archeologiche coesistenti nella grotta.

Elementi gentilmente concessi dall’Universitá del Salento.

Dénia, fregio decorato da graffiti nautici, proveniente dal

settore A, muraglia Nord del castello. Di questo in particolare i motivi

A270, A 260.

Graffiti di Mértola A e B, provenienti dalla sistemazione

della casa nº3 da Ribeira.

Graffito della chiesa di Diano Calderina presso Diano

Marina, Torre Saracena, lato W, Calco del 10.11.2010, lungo 50cm cr.

Graffiti di carattere nautico e marittimo provenienti da

Alcácer do Sal, Torre dos Grafitos, Torre 13, datazione iconografica

molto ampia data la tipologia fluviale da trasporto cui si aggiunge una

liburna romana con tridente e lo scafo accennato di una apparente

Nave.

Graffito nautico della chiesa di San Donato a Genova,

secolo XI-XII.

Graffiti della Chiesa di San Michele in Foro, Lucca: G2 e

G4, fianco destro della navata; G5 fronte di accesso, lato sinistro. XII-

XIII secolo.

Graffito di “Cristoforo Colombo”, XIV secolo, proveniente

dalla chiesa di San Donato, Genova.

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35

Panoramica di Lisbona –e della costa di Belem fino a

Cascais, 1572, 348x485mm; originaria incisione su rame, autore

anonimo, pubblicata nell’opera di Georgico Braunio, Civitates Orbis

Terranum, vol.I, Lisbona, Museu da Cidade, n.GRA 38.32

Panoramica di Lisbona, seconda metá del XVI secolo.

Vista in prospettiva della cittá, eseguita su rame, vol V dell’opera

sopra citata di G. Braunio, 1593. Lisbona, Museu da Cidade, n.GRA

33. Entrambe contengono fattori nautici evidenti, quanto riquadri

specifici sui cantieri ed arsenali.

1.2.4.i Naufragi e motivi dell’intangibilitá atlantica

Nonostante la complessità della ricostruzione, appare corretto

in questo momento della stesura, esporre almeno uno dei fattori

archeologici, perché non esclusivamente riguardante il territorio

marittimo portoghese, quindi, in un certo senso, rientrante nella sfera

delle fonti secondarie: la lista dei relitti. La scelta è anche in questo

caso, modulata sull’arco cronologico di interesse, comprendendo

testimonianze relative al periodo del Garb, VIII-XIII secolo,

ribadendo la disordinata diffusione geografica che un natante subisce.

Sulla base del più che noto studio compilativo del Parker33

, si

aggiungeranno quei dati raccolti e concessi, provenienti da zone altre

dal Mediterraneo, avendo fissato i cardini necessari per comprendere

la mancata delimitazione marittima ai soli Mare Nostrum e Mar das

Trevas.

Una breve attestazione di quanto lo studio dei naufragi, la loro

provenienza, carico, modalità tecniche siano tutt’altro che complete,

proviene dalla tabella sulle zone umide in cui lo stesso autore confessa

un approccio sommario, rilevandone solo 48. Un ambiente fortemente

fluviale come quello del Garb ne risulta profondamente pregiudicato,

32 Dello stesso autore una vista di Costantinopoli, molto esaustiva graficamente

nonostante sia periferica per lo scritto. 33 Parker 1992

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36

anche e soprattutto per i motivi che vedremo di seguito, legati

fortemente alla tipologia conservativa dei vestigi.

Tabella 134

A.J. Parker 1992 Tabella 1 Depth and Condition

Profondità totali

A secco o nel limo 48

Poco profondo (0 – 15 metri) 336

Mezza profondità (15 – 30 metri) 166

Profondo (30 – 60 metri) 236

Molto profondo (oltre 60 metri) 47

Profondità sconosciuta 356

Totale relitti censiti 1.189

Seguono quindi i relitti.

1)Agay

43º 25’ N. 6º 52’ E. Nella Baia di Agay, in alternativa Camp

Long / Francia, Profondità: 40-45m

La nave delle giare di Agay é una nave da carico, lunga 20-

25m e una larghezza massima di 7m, a cui si affianca una barca lunga

8-10m. Tra i ritrovamenti spicca quello dello scheletro d’uomo, tipo

mediterraneo e fattezze africane, alto 1,70m e età compresa tra i 25 d i

35 anni. Possedeva spada e fodero di una scimitarra. L’imbarcazione

caricava un grande numero di anfore e giare, di varia fattezza e

dimensioni alte fino a 1,40m, con almeno un graffito arabo, in gran

34 Parker 1992, p.5

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37

parte di provenienza spagnola. Presenti sette lastre in basalto, 250

lingotti di bronzo, schiacciati e lunghi, lunghi circa 40 cm. Il fasciame

del congiunto é inchiodato all’ossatura, mancano le cuciture35

.

2)Arenella / Italia

36º 59’ N. 15º 17’ E. Tra contrada Fanusa e Arenella, S.di

Siracusa (Sicilia). Profondità 4-5m.

Mortase e tennoni / Periodo Medievale

Da questa provengono solo informazioni sommarie, indicativi i

numerosi chiodi di ferro e mortase, scoperte nel 1984. Nella zona

ritrovata un’ancora di ferro.

3)Bataiguier, Le / Francia

43º 31’ N. 7º 1’ E. Nella Baia di Cannes; W. Di Le Bataiguier,

cr 500m NW. Dell’Isola di Sainte Marguerite, profondità 54-55m.

Anfore, ceramiche, lampade e altro carico. Circa metà del X

secolo d.C.

Scafo 1) La lunghezza del relitto é di 24m x 11m di larghezza

ed ha subito forti danni durante le operazioni di recupero; il carico é

costituito da alcune giare, coppe, ceramica araba, lampade di due tipi;

alcune provenienti da Cordoba, 950 d.C.. Frammenti di caldaie, tazze,

lanterne con il collo a forma di dromedario, vetri e materiale

dell’equipaggio. Alcuni dei pezzi ceramici presentano graffiti arabi.

Scafo 2) Lo scafo del relitto, lungo 20m largo 6m, sembra

aver subito un incendio; tra i frammenti ceramici si riscontra pece fusa

Almeno 3 gli scheletri ritrovati, due appartenenti ad adulti di circa 20

anni; l’analisi condotta con il C14 li data al VII secolo, mancando la

datazione del naufragio in esame.36

4)Borgo Caprile / Italia

35 Jézégou 1997 36 Joncheray 1975, pp.42.48

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38

44º 38´N. 12º 10’ E. Ritrovamento in prossimità di Codigoro,

in una zona della laguna del fiume Po. Manca di carico. Periodo

Medievale?

Barca cucita, con fondo piatto, lunga circa 10m. Studiata nel

1956 da N. Alfieri che l’ha considerata medievale. La costruzione é

simile a quella delle navi romane di Cervia; imbarcazione dell’XI

secolo secondo Bonino (1987), senza nessun supporto né evidenze.37

5)Camarina C / Italia

36º 51’ N. 14º 27’ E. Tra i relitti B e C, profondità 5m.

Uno scafo ligneo, sezionato in tre parti, all’incirca lungo tra i

25m e 30m, prossimo a Camarina, Sicilia. Brocche dal diametro di

35cm, dovevano essere rimaste nel metallo sciolto di alcune barre di

ferro bruciate, oltre a un’ampia concrezione che contiene martelli,

molle, pinze, chiodi, ferri di cavallo e catene. Ferri di cavallo sono

stati ritrovati in un prosieguo di indagine da G.Di Stefano. La

ceramica offre parallelismi arabi, la nave ricorda quella di Marsala A,

dovrebbero avere la stessa datazione. Lo scafo largo solo 4m, doveva

essere una galera, per il trasporto di cibo o cavalli. 38

6)Contarina / Italia

45º 2’ N. 12º 13’ E. Vicino Rovigo, circa XIII sec.

Una nave medievale, lunga 21m, costruita in quercia, con

corde di larice, venne identificata nel 1898.

7)Culip F / Spagna

42º 19’ N. 3º 17’ E. “Culip VI”, a circa 15m dal relitto D.

Profondità 5m. Cronologia 1300-1400 circa.

Ceramica, frutta.

37 Janni 1996, Susini 1991, Mantovani 2001, Dell’Amico 2002 p.136 38 Parker 1976, 1992Di Stefano 1991, Dell’Amico 2002

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39

Una copertura di alghe tappava il relitto medievale. Il carico

era molto frammentato, specialmente a causa dell’azione delle pietre

della zavorra; sembra aver compromesso ceramiche provenienti da

Granata e taluni tipici di Languedoc, probabilmente databili al XIV

secolo, così come a resti di animali e carico di frutta. Il relitto é a

scheletro portante, con una sovracchiglia, frammenti di legname su cui

sono inseriti numeri romani (per la connessione delle tavole). Lo scafo

ha una grossa frattura ancora in situ in prossimità di un banco

roccioso. 39

8)Empoli / Italia

43º 43’ N. 10º 57’ E. In prossimità del fiume Arno. XIV

secolo. Carico non riportato.

Circa mezzo scafo sommerso, lungo 11m, con un carico di

beni non specificati, riferito come un relitto del XIV secolo. 40

9)Logonovo /Italia

44º 39’ N. 12º 15’ E. In prossimità di Lago di Spina

(Comacchio), ritrovato nel 1958.

Niente carico, tardo, XV sec.

Imbarcazione a due maestri, lunga 10.05m, costruita a

scheletro portante in quercia, con alcune parti in larice, scavato da

Alfieri. Qualche elemento ceramico ha consentito la datazione.

10)Marsala A /Italia

37º 46’ N. 12º 26’ E. Località La Bambina, 2km S da Marsala;

40m in linea d’area dalla spiaggia, profondità 2m.

Carico d’anfore datate tra il 1150 ed il 1200.

Una imbarcazione araba estremamente ben conservata venne

scoperta nel 1983. Circa 80 piccole anfore con stoppe di corda, sono

39 Reith 1998, 2003, p. 205-212 40 Sebregondi 2011

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40

state prelevate; dovevano probabilmente contenere zucchero o

derivati. Altri ritrovamenti includevano due ruote per mulino in lava,

una brocca per raffinare lo zucchero(?), zavorra di mattoni, scarti di

pietra e tufo. Lo scafo dell’imbarcazione misura circa 15m x 3m. Una

diffusione di tavole si riscontra fino a 10m dalla chiglia. Il

paramezzale, di 0,26m di spessore, é spezzato in due punti,

apparentemente lungo 13m. I madieri, lunghi 0,10m x 0,12m, e tavole

del fasciame di 0,05m x 0,27m di larghezza. Quasi trenta i madieri.

Una trave simile al paiolato rileva la presenza di un piano di

camminamento appena sopra la chiglia. Interessanti i fori sul

paramezzale, probabili scassa per albergare il piede degli alberi41

.

11)Marsala B /Italia

37º 46’ N. 12º 26’ E. Affiancato al relitto A.

Non riportato il carico.

Un’imbarcazione simile alla prima venne ritrovata nel 1985

durante gli scavi condotti da Meucci e Ferroni. Si pensava che fosse

parte della prima nave. Il secondo vascello é piú sottile del primo,

forse una nave di appoggio o una scialuppa; il ritrovamento include un

vaso in bronzo con un’iscrizione in arabo ed alcune ceramiche; nessun

carico però é stato rinvenuto. Non sarebbe troppo spinta l’ipotesi di

un convoglio di qarib.

12)Marsala C /Italia

37º 53’ N. 12º 26’ E Vicino al sito del relitto punico (Isola

Lunga); profondità non riportata. Nessun carico. Forse risalente al

periodo medievale.

Lo scafo, forse medievale, é stato ritrovato vicino al sito della

nave punica. Riferirsi anche ai rinvenimenti di Punta Scario.

13)Megadim B /Israele

41 Informazioni gentilmente concesse dal Dottor Purpura, Università di Palermo.

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41

32º 43’ N. 34º 56’ E. Prossimo al relitto A, in acque poco

profonde.

Monete, frammenti. Databile circa al 1404, poco dopo.

Diverse centinaia di monete, circa mezza tonnellata, riuniti in

dieci larghi lingotti, con la forma dei cesti in cui erano originariamente

compresi. Le monete, di provenienza siriana, in maggior parte

mamelucche, del sultano Nasser Farage, 1399-1412; un piccolo

numero di monete ottomane, una delle quali può essere datata al

1404. Sono state ritrovate anche le cerniere delle ormai scomparse

casse in legno; non ci sarebbero piste sul loro contenuto. Attorno ai

cumuli di monete vi erano torce in bronzo, lucerne, placche in bronzo

iscritte, piatti contenenti resti di carrube, mortai e pestelli, e alcuni

sacchi di chiodi in ferro. Due macine sono state ritrovate e dovevano

esserne la zavorra. Un frammento dello scafo della nave, compreso il

tavolame e l’ossatura, fissata con chiodi in ferro, era conservata.42

14)Nin A e B

44º 15’ N. 15º 11’ E. All’entrata del porto di Nin, profondità

variabile, senza carico. Cr. 1050-1100.

Due le navi affondate, zavorrate, all’entrare nel porto di Nin.

Sono state datate con C14 alla seconda metà dell’XI secolo. La prima

nave studiata é lunga 9m. La seconda meno conservata, possiede un

massiccio di scassa; un foro praticato nella parte terminale di una delle

costole rendeva piú rapido lo srotolamento delle sartie, così come un

sistema di bloccaggio dei remi. Entrambi i relitti vennero scavati nel

1974. 43

15)Pélagos

Grecia, 39º 15´N. 24º 1’ E., nella baia di Hagios Petros, su un

banco roccioso. Profondità 34-40m.

42 Alagna 1977, Ferroni Meucci 1988, Meucci 1996 Medas, 2010 43 Parker 1992

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42

Ceramica comune e macine in pietra, metà XII sec.

Oltre 1200 pezzi ceramici (brocche, piatti, coppe, lucerne,

vetri, giare per immagazzinare e bronzo) vennero ritrovati nel 1970

nello scavo di Throckmorton. La maggior parte della ceramica é

invetriata e graffita. Sei macine in pietra granitica, ritrovate lungo

l’asse longitudinale dell’imbarcazione, dovevano essere zavorra e

parte del carico. Lo scavo parziale ha consentito di stabilire che

l’imbarcazione presentava tavolame in pino, rinforzato da tavole

fissate con chiodi in ferro; mancano i tennoni. La nave doveva

misurare circa 25 x 8m, circa 100Tonn. Studi recenti confermano la

datazione della ceramica; se ne suggerisce il confronto con Skopelos.

44

16)Plane C

Francia 43º 11’ N. 5º 23’ E. Presso Le rocher de l’Estéou, SE

di Ile Plane. Profondità 10-26m.

Anfore ed altri carichi.

Un relitto arabo-saraceno, simile a quello di Agay e Le

Bataiguier, contenente giare (fissate con cordame) e alcune sfere in

argilla e immerse nel bitume o pece densa. Altri ritrovamenti

includono lanterne, piatti, numerose concrezioni in ferro, un martello,

una doppia ascia, un’ascia da carpentiere, un uncino, una sgorbia per

carotare, un mulinello, molti chiodi e strumenti di carpenteria. Due

macine in pietra. Parte dello scafo dell’imbarcazione era conservato; il

tavolame era assemblato a paro, fissato con chiodi in ferro, calafatato

da bitume. La ceramica indica una provenienza spagnola.45

17)Pomposa

Italia 44º 38’ N. 12º 10’ E.

44 Parker 1991, 1992 45 Parker 1992

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43

Presso Boscolo Spasa, cr.2km NNW da Pomposa; ritrovato

durante il dragaggio del canale. Nessun carico. Medievale o post

medievale.

Solo poche e scarse le informazioni, ritrovato e distrutto

durante un dragaggio del 1922, senza registro. Approssimativamente

una nave lunga 50m e larga 10m, tenendo conto delle esagerazioni del

caso. 46

18)Pontelagoscuro / Italia

44º 53’ N. 11º 37’ E. Un’imbarcazione fluviale, ritrovata a

montante del fiume Po.

Nessun carico. Tardo antico o alto medievale.

Una chiatta, ritrovata nel 1953; una parte lunga 7m é stata

salvata. Lo scafo era originariamente assemblato con caviglie in

legno. Nessuna evidenza per la datazione. 47

19)Puebla del Río

Spagna 37º 15´N. 6º 2’ E. Ritrovata in un banco del

Guadalquivir, presso Puebla del Rio, 15 km SSW da Siviglia; la nave

era sepolta da 4,4m di materiale proveniente da un’alluvione.

Nessun carico, medievale?

Una imbarcazione da lago, una chiatta, venne ritrovata nel

1970 sommersa dalla lama. Solo la chiglia e parte del fasciame é

preservato; doveva essere lunga circa 10m e larga 1,22m. A poppa un

carico di pietre doveva fungere da zavorra. Le prime indagini

suggerivano ci si trovasse in presenza di una nave romana, ma

Menanteau & Pou hanno preferito datarla all’XI-XII secolo. Il resto si

é distrutto in un incendio nel 1974. 48

20)San Vito lo Capo

46 Gianfrotta Pomey 1981, Gianfrotta Pelagatti 2002, p.354 47 Archeologia Subacquea, AA.VV. 1987 48 Parker 1992

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44

Italia, 38º04’.336N. -12º49’.320E. A 300m dal faro. Profondità

14m-20m

Ceramiche. Datazione XII secolo.

Ricoperto da posidonia, carico ceramico costituito da anforette

e cannelures. Una di queste recuperata nelle operazioni del 1993

(Faccenna), dotata di turacciolo in sughero, contenente resti di

prodotti vinari.

21)Scoglio della Formica B /Italia

38º 5’ N.13º 33’ E. Sul lato N. vicino La Formica, Capo

d’Orlando. Profondità 57m.

Ceramica, lucerne e oggetti metallici. (?)., IX-XI sec.

La nave saracena é stata ritrovata presso lo scoglio della

Formica ed il ritrovamento include alcune giare oltre a un contesto

scarno; non é certa comunque l’attribuzione. Si dice che vi siano

frammenti dello scafo.

(Similitudine con Marsala?)49

22)Serçe Limani A /Turchia

36º 34’ N. 28º 5’ E. Nel porto naturale di Serçe Limani, SW di

Marmaris; il relitto giaceva in prossimità di un banco roccioso.

Anfore e vetri, circa 1025.

Il relitto dei vetri di Serçe Limani é una delle numerose navi

ritrovate nel porto, probabilmente a causa di un notevole dislivello

nell’acqua. Il sito é stato scavato parzialmente da G.Bass e Van

Doorninck nel 1977-79. Un carico di circa 3 tonnellate di vetro rotto,

contenuto in ceste ormai distrutte apparteneva al naufragio; il vetro

rotto o deformato, anelli in vetro e simili indicano che si tratti di scarti

di lavorazione. Ceramica invetriata islamica doveva far ugualmente

49 Fozzati 2007, p. 154-156

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45

parte del carico, così come dimostra il ritrovamento di una cesta a

poppa contenente 80 vasi di vetro. Presenti anche anfore bizantine con

graffiti in greco; dovevano aver contenuto vino. Presente materiale

utile per l’equipaggio, pentole, ciotole, scodelle. Un’altra area per la

vita di bordo é stata identificata nella parte finale dello scafo dove

sono stati ritrovati resti animali, ed una base per il fuoco in prossimità.

Si aggiunga un’ascia, 12 lance, 50 giavellotti di ferro; dovevano essere

a bordo per difesa. Ancora 8 pezzi da scacchiera, una tavola da gioco

(un disco semplice). Un pendente in oro, 5 anelli d’argento,

probabilmente conservati in un sacchetto. A bordo c’erano anche

mandorle, olive, ciliegie e prugne, pistacchi e coriandolo; la zavorra

era costituita da sabbione, pietre, ciottoli fluviali e pezzi

dell’attrezzatura di bordo. C’erano anche otto ancore con forma ad Y

in ferro: una di queste presenta un’iscrizione in arabo; alcune di queste

sono state riparate. Un cesto conteneva vari attrezzi e chiodi. Lo scafo

della nave era veramente rotondo con un fondo piatto; la linea di

galleggiamento era di circa 14m con una proporzione tra le parti circa

di 3:1. Il carico massimo doveva essere di 37 Tonn, ma per una

migliore navigabilità non avrebbe dovuto superare i 27 Tonn.

L’imbarcazione é stata costruita con il sistema a guscio portante,

piantando l’ossatura di seguito e rinforzata poi dall’interno,

mantenendosi sulla linea della tradizione dello scafo portante. Le

tavole non erano posate a paro. Doveva issare due alberi latini; della

costruzione si evincono misure particolari per il trasporto dei cavalli.

La datazione può essere ricondotta al 1024-25. Il carico ed il relitto

sono di tipo islamico, contando anche con iscrizioni arabe su

un’ancora. A questo si aggiungono, come detto, monete bizantine con

scritte in greco, resti di porco incompatibili con la religione

mussulmana, e vestigi con simbologia cristiana. Evidentemente é

impossibile definire un’unica area di provenienza per l’equipaggio, il

carico poteva essere stato prelevato in un qualsiasi porto bizantino o

arabo. Lo studio degli isotopi dei vetri conferma una provenienza

dall’Anatolia e Persia, ma lo studio piú approfondito suggerisce il

carico di questi vetri probabilmente in un porto siriano. Molti aspetti,

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46

riguardanti la ricostruzione del tipo di imbarcazione, potrebbero essere

svelati dai manoscritti della Geniza del Cairo. 50

23)Ulu Burun Area

36º 8’ N. 29º 41’ E. Approssimativamente. Non lontano dalla

zona del ritrovamento dell’età del Bronzo, profondità 42m. Tegole, X-

XII secolo.

Una nave con carico di tegole, venne ritrovata dalle ricerche

dell’INA nel 1985. Le tegole vennero datate appunto tra il X ed il XII

secolo. Un’ancora ad Y ritrovata in prossimità, non per forza legata al

relitto. 51

Dinanzi a queste indicazioni, la domanda piú ovvia

riguarderebbe in maniera semplicistica, la mancanza di relitti nelle

atlantiche acque del Garb. Il processo formativo che consente il

ritrovamento peró, differisce da quello del Mediterraneo o di altri mari

chiusi e rappresenterebbe la principale ragione dell’assenza degli

stessi, ultrapassando nettamente quelle limitazioni interpretative di un

ristringimento drastico dei contatti marittimi52

.

Nello specifico, il naufragio é costituito da diversi momenti,

partendo dalle ragioni dell’affondamento, sino a quello del

ritrovamento: nessuno di questi stadi é invariabile, piuttosto sempre in

evoluzione. Se nell’archeologia di terra i cosí detti processi “post

deposizionali”, corrispondono all’evoluzione del terreno che li

contiene, il mare é vincolato a fattori diversi che di conseguenza

agiranno, sia a livello fisico che chimico53

. Stessa analisi va condotta

sul tipo di fondale che albergherebbe il relitto. Nel caso della costa

marittima del Garb, la capacitá di permanenza di un contesto

50 Bass, Steffy, et alii 2002 51 Sea 2003, p.303 52 Secondo una ricostruzione puramente decorativa, il tentativo di riporre sulla Carta

Rogeriana l’ubicazione dei natanti sopra indicati numericamente dal numero 1 al 23

(FIG2). 53 Muckelroy, 1978, Dumas 1964, Beltrame, 1997

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47

subacqueo archeologico, si abbassa notevolmente rispetto alle giá

citate localitá del Mare Nostrum. Le correnti e le maree piú che altro,

spiegano con la loro costante frizione le difficoltá che il sito affronta,

a cui viene tolto un’ulteriore elemento nella caratterizzazione

scientifico-stratigrafica, in presenza di un peggiorativo fondale

roccioso. Esattamente il caso di una buona parte della costa in

esame54.

Si riporrebbe a questo punto l’attenzione sulle zone estuarine

e maggiormente riparate. Anche qui peró, come si evince dal capitolo

di inquadramento idro-geomorfologico, l’abrasione é involontaria ed

inarrestabile, tanto da modificare sostanzialmente gli stessi margini

fluviali. Ai suddetti elementi naturali, non si vogliano neanche

aggiungere le distrazioni antropiche causate dall’uso di reti a strascico

nel migliore dei casi, giungendo fino ai piú devastanti e noti dragaggi,

di cui il fiume Arade é senza dubbio per il Portogallo, la peggiore

campionatura.

I motivi del naufragio condurrebbero, piú che in ambito

archeologico, a riflessioni di carattere antropico. È comunque curioso

notare quanto nella agiografia dei santi, spesso si ricorra a prove di

valore in mare per confermarne lo status. San Paolo per esempio nel

suo viaggio, in maniera intenzionale dirige la sua imbarcazione sugli

scogli pur di salvarne l’equipaggio55.

Una volta sul fondale, quindi, l’imbarcazione inizia ad

affrontare la conformazione che la restituirá ai rinvenitori, attribuendo

un ruolo fondamentale al carico che contiene. La traslocazione della

stiva solitamente é registrata in pesenza di contesti ceramici, a seguito

dell’accalcamento dei vari ordini di anfore, mentre in siti moderni

l’affondamento sará avvenuto in maniera longitudinale, scaricando la

resistenza all’acqua tramite gli elementi verticali dell’opera morta56

.

54 Una volta affondati i relitti subiranno comunque la violenza del moto ondoso

almeno sino ai 40m dal livello del mare, nonché la deteriorazione naturale ad opera

della Teredo navalis, parassita del legno attivo almeno sino ai -200 m. Florian 1987,

p.15 55 Vita di Paolo in Atti degli Apostoli, XXVII 56 É questo il caso del relitto di Cefalú, Purpura 1993.

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48

Le parti del natante che si deteriorano prima delle altre sono

quindi quelle innalzate, lasciando spesso in asse gli elementi dello

sforzo longitudinale: chiglia e paramezzale, ruote di prua e poppa,

madieri annessi all’ossatura, portante o meno. La concrezione di

elementi altresí deperibili in metodologie d’assemblaggio cucite,

consente la formazione del sito, in aggiunta al riversamento dei carichi

che proteggono almeno una delle fiancate. Nei periodi medievali, in

assenza di anfore, la conservazione di questi elementi puó essere

garantita dalla diffusione della zavorra litica57,

cosí come dai cannoni

presenti nello scafo. Il sito cosí in formazione consentirá l’accumulo

di materiale del fondale sempre sul finaco che affronta le correnti,

rendendosi visibile nello studio analitico della crosta subacquea58.

Questo approccio pregiudica nuovamente le coste e i ripari del Garb

poiché l’accumulo detritico é di piú ampia portata, manifestandosi in

fenomeni di risalita delle sabbie come é il caso dei citati tagli a

gradino che costutuiscono l’alimentazione arenaria delle isole

Barriera, nell’Algarve. La sovrapposizione dei relitti é l’ultimo ma

non meno significativo elemento da tener presente nell’interazione del

mezzo in cui si forma l’imbarcazione naufragata59.

Il caso citato dei

relitti di Marsala, A B e C, o di altri nei quali la contestualizzazione

cronologica apparentemente non sembra rispondere a una logicitá.

Risulta evidente che lo studio dettagliato dei processi culturali

legati al naufragio, potenzialmente risiedano negli elementi piú

tangibili di carattere etnografico, iconografico, nonché dell’evoluzione

tecnica. La logica che spinge allo studio di uno scafo non potrá

prescindere dalla sua funzionalitá, pratica costruttiva e bi-

localizzazione geografica, quella di partenza e quella di arrivo. Tutti i

fattori decorativi che abbiano riportato elementi tangibili su cui

sviluppare parti dell’analisi stilistica dell’imbarcazione, rispondono

57É stato registrato nel naufragio di Molasses Reef, Keith Simmons 1985 58 La forma é solitamente elicoidale, spesso con concrezioni biologiche che la

proteggono ulteriormente, aumentando in presenza di scafi con carichi metallici. 59 Argomento questo introdotto da Muckelroy, 1978, pp 56-57 apud Parker 1981.

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49

all’esigenze dell’investigatore piú che alla contemporaneitá

dell’opera.

In summa l’enunciazione sin qui esposta, possa essere utile alla

costituzione del proseguio del testo, giá dalla messa in luce dei

problemi che la stessa delimitazione presenta, prima di compiere

l’analisi degli elementi fondanti l’archeologia del mezzo acquatico.

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Figura 2 Rappresentazione su Tabula Rogeriana dei naufragi numerati come

sopra 1-23

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51

1.3 Sullo stato dell’Arte

Fare il punto degli studi concernenti e la materia impone una

riflessione compilativa e critica rispetto le numerose vertenti su cui si

basa. Consequenziale nella persecuzione degli obiettivi, è utile

focalizzare brevemente l’attenzione sull’importanza rivestita

dall’archeologia subacquea, come quella di terra riguardante le zone

portuarie, ed ancor più nello specifico la linea degli studi islamici.

Quindi motiveremo il perché degli obiettivi preposti.

1.3.1 Archeologia Subacquea: una presa di coscienza.

Riteniamo in questa sede di dover argomentare le parole

dell’autore P.Barata secondo cui l’archeologo navale si trovi in

situazione di notevole inferiorità rispetto agli altri rami della disciplina

poiché mancante dello stesso elemento di studio: la nave (Barata

1987, vol.I, p.15). Quest’affermazione è fulcrale per dimostrarne

l’inesattezza riguardo allo svantaggio sofferto, considerando

comunque l’ambientazione della dichiarazione in un noto contesto di

analisi teorica dell’evoluzione nautica. È, infatti, vero che la mancanza

dell’elemento concreto, quindi l’imbarcazione, abbia potuto trarre in

inganno numerose volte rispetto all’ampio utilizzo dello stesso, come

avremo modo di affrontare in seguito. Sarà utile a questo scopo

quindi, la breve digressione sulla fruizione della subacquea in quanto

disciplina archeologica, spostandone il capo di imputazione dalla

mancanza del relitto, piuttosto attribuibile ad altri fattori,

focalizzandolo sulla pregressa asistematizzazione nella ricerca

subacquea.

Il luogo di lavoro, il mezzo acquatico, rende silenzioso il

contesto, declinandolo dalla memoria e dal recupero, favorendone in

tanti casi la conservazione. Dal mesolitico allo scafandro degli ultimi

secoli, l’ambizione all’esplorazione ha condotto alla creazione dei

mezzi necessari per immergersi60

, spesso con scarsi risultati nonché

60 Interessante ma poco contestualizzato l’excursus necessario per giungere alle

strepitose innovazioni dell’Aqualung, 1940-1950, inventato da JY Cousteau e E.

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52

nocivi per la salute. Le limitazioni però concessero ai fondali tempo

per la sopravvivenza, almeno fino alla legiferazione sui canoni

necessari al recupero, prima ritenuto alla mercé di qualsiasi

avventuriero e giustificandone così lo spoglio. Afferma, infatti,

George Bass che si possa identificare nell’ostilità dell’ambiente ciò

che renda l’archeologia di tale valore. I vestigi depositati sul fondo del

mare e lontani dalla sua azione ondulatoria sono protetti dal peggiore

degli agenti distruttori: l’uomo61

. Tentare di affermare il contrario

sarebbe fazioso. I vantaggi quindi della localizzazione di tali artefatti,

si riscontrano nella possibilità di rintracciare in vaste superfici i

numerosi aspetti della cultura umana e della sua evoluzione,

delucidano conoscenze ed applicazioni pratiche, lì dove il lavoro

archeologico sia consentito, consegnando così il massimo

dell’affidabilità ricostruttiva tra valenza storica e fase di

conservazione. Il territorio in esame, volutamente delimitato

all’attuale costa portoghese compresa tra Lisbona e Mértola, non

sfugge a questa regola, correlando ricostruzioni di carattere geografico

ad analisi ideologiche, a fondamento di concetti quali l’identità

comune e la proprietà del bene. Ed è proprio all’esperienza portoghese

che ci riferiremo per delimitare rapidamente l’evolversi

dell’attenzione allo studio subacqueo e più in genere della vertente

marittima. La regolarità degli interventi avrà inizio negli anni ’80, con

una serie molto ampia di coinvolgimenti nell’allora evoluzione socio-

politica. Oltre a questo però bisogna richiamare l’attenzione del

governo di quegli anni all’apertura, comune all’ancora embrionale

zona europea, per la valorizzazione e, come già detto, la legiferazione

in ambito archeologico e nello specifico subacqueo. Il diritto navale si

sarebbe posto come vincolo attraverso il quale formulare una nozione

giuridica di patrimonio culturale sommerso, andando a ripescare

tentativi di organizzazione che già in passato, sorprendentemente per i

non avvezzi all’antichità, avevano stipulato limiti e mezzi del recupero

Gagnan che verranno semplicemente citati nel corso del corrente capitolo. Lattês,

1997 . 61 Bass, 1971, p.26.

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53

in mare. Ci si riferisce chiaramente all’attività di sabotaggio di Scyllia

ed Escione al servizio di Serse I re di Persia, nel V secolo a.C.62

, agli

urinatores di Varrone nel I sec. a.C.63

sino alle illustrazioni del noto

Romanzo di Alessandro, 1338-1344 circa, che propongono uno

scorcio di coraggio nel far scendere tra gli abissi il Grande,

incapsulato in un’apparecchiatura sinceramente agghiacciante64

.

Stesso coraggio o incoscienza rispetto alle dinamiche epatiche post-

immersione, dimostra il ritratto anonimo del palombaro in servizio

durante la guerra Ussita del XV secolo. Al pittoresco di questi esempi

si contrappone la pragmatica Lex Rhodia de Jactu, attenta ai più

svariati aspetti del diritto navale, proprietà dei recuperi solitamente

appannaggio delle popolazioni costiere, assicurazione di viaggio per i

carichi, dando così forma ad un concetto di regolamentazione del

naufragio. Redatta nella Rodi del IX sec. a.C., argomento sul quale

ancora si discute65

, assimilata dal diritto romano, ci giunge attraverso

il Digesto di Giustiniano I (483- 565 d.C.), passata poi al Rolos de

Oleron sull’Atlantico francese tra XI e XII secolo, definita per la sua

importante diffusione Universalis Consuetudo66

.

Detto ciò e tornando ai primi anni di attuazione dei metodi

moderni di ricerca, il Portogallo si affaccia alla subacquea già nel

1958, nel sito di Troia, esplorando con un certo amatorismo, l’estuario

del fiume Sado e recuperando una discreta quantità di vestigi. È dagli

anni ’70 in poi però, il momento in cui si possa far partire il registro di

un’attuazione legislativa concreta, frutto di una coscienza in fase di

maturazione nel confronto del patrimonio pubblico, e con un

incremento notevole delle attività subacquee e collaborazioni

internazionali di grande calibro.

62 Frost 1968, p.180. 63 Varro, 5.216, de Lingua latina libri XXV, De Bernardis Gaetano 2006 64 la tradizione in merito a questa vicenda è molto estesa, trovandosi raffigurazioni

anche nell’India del XVI secolo. 65 Purpura G, 1976. 66 In Archivio Storico Pugliese, anno XVI, fasc. I-IV, Gennaio Dicembre 1963, p.1-

3.

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54

Soltanto così potevano essere condotti quegli studi quasi

sistematici che hanno caratterizzato l’evoluzione dei dati

sull’interazione marittima costiera (M. L. P. Blot tra tutti),

l’approfondimento di naufragi celebri, come quelli più che conosciuti

di Aveiro, incursioni con obbligo a riletture storiografiche come quella

consentita dai rinvenimenti romani di Peniche. Per risaltarne

coscientemente il valore, il 2011 ha visto lo svolgimento di una serie

d’iniziative atte, in territorio portoghese, a commemorare i dieci anni

della convenzione per la Protezione del Patrimonio Culturale

Subacqueo67

, sotto il patrocinio della UNESCO, finalizzate alla

creazione di un interesse comune e internazionale su scambi tra nuove

generazioni di professionisti.

1.3.2 Riluttanze diacroniche e riferimenti all’archeologia

islamica

Al singhiozzante avvio subacqueo, si aggiunga la progressiva e

contemporanea affermazione dell’archeologia islamica, altro tasto

notevolmente pregiudicato da alcune visioni storiche, già ultrapassate,

confutate dagli eccellenti risultati che riportano senza indugi il Garb

ed il sud portoghese in genere, a coprire un ruolo determinante di una

periferia indipendente e attiva per ben cinque secoli68

. È, infatti,

possibile parlare di una vera e propria lacuna, di cui il periodo

medievale islamico abbia sofferto, ancor più nella sua accezione

acquatica, cui si destinino recenti ed elucidative opere di carattere

storico e storiografico (C. Picard per esempio). Numerose le

compilazioni di azioni marittime di sfondo bellico, che aggiungono

dati importanti e corroborati dai numerosi scritti, conducendo ad una

visione di traffici e contatti dei quali l’etimologia e l’evoluzione

dialettale nelle varie accezioni regionali, consenta una mappa di

influenze inequivocabili. Quasi distratto sotto il punto di vista

67 Tema questo delle JIA 2011, 11- 14 Maggio 2011, Faro, 2012. 68 Per le numerosissime pubblicazioni specifiche si rimanda all’indice bibliografico.

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meramente nautico e tecnologico, è il passaggio alla più prolissa

Conquista oltre Oceano e alla Caravella69

. Di fronte a questo salto che

pecca essenzialmente di superficialità interpretativa, non più di spinte

glorificatrici nazionalistiche, il ricco e ampiamente disponibile corpus

geografico arabo medievale, anche in versioni tradotte egregiamente70

cui spesso si farà riferimento, verrà sì utilizzato per trarre le

informazioni necessarie sulla navigazione, ma collocherà

principalmente questioni altre dalla semplice lettura. Quali, per

esempio, i porti islamici in cui fondavano le imbarcazioni degli stessi

geografi, da cui poi ripartivano con rotte ampiamente descritte. O

ancora quali gli arsenali e i luoghi per le sistemazioni ordinarie. Solo

recenti, infatti, sono i risultati con cui possiamo asserire con sicurezza

sull’identificazione di zone di attracco e varo di talune tra le città che

andremo a esaminare nel corso dei prossimi capitoli e, di tutte quelle

che saranno puntualizzate, la predisposizione marittima nell’era della

Conquista71

.

Un capitolo a parte focalizzerà le proprie attenzioni su

questioni maggiormente tecniche, atte a ottenere una visione

d’insieme da cui ricavare la tipologia dell’imbarcazione detta qarib,

comune vascello mercantile. Per raggiungere questo fine ultimo ma

non univoco, si terrà conto degli studi di carattere analitico condotti

sui relitti coevi al periodo in esame, nonostante distino

geograficamente dall’area designata per le relazioni del circuito

interregionale del Garb. A questi l’aggiunta ovvia di tutta la

documentazione plastica, ceramica, iconografica e cartografica che in

una ricerca previa è stata ritenuta adatta ad adempire le finalità di

questo capitolo specifico. Si tratterà in altri termini e per concludere,

di sviluppare un aspetto evoluzionistico, geografico quanto tecnico,

69 Da Fonseca Q, 1923 – 1934- re.ed 2003 o in Alves F, 2001 70 Levy Provençal per citarne uno tra i piú noti. Traduttore di incontabili geografi

arabi medievali. Ripreso spesso da autori contemporanei come Borges Coelho.

Ultima riedizione, editorial Caminho, 2008. 71 Si pensi per esempio ai risultati recentissimi nella zona del margine fluviale della

capitale Lisbona, ancora le indagini riprese in maniera sistematica lungo il corso del

fiume Arade, l’ininterrotta attività trentennale del Campo Arqueològico de Mértola e

le evidenze nautiche qui riscontrate. Seguirà puntualizzazione di questi ed altri

elementi.

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pur sempre nautico, senza mai distogliere l’attenzione dalla

percezione di un territorio integrato, a tratti suo malgrado, con la più

estesa Andalusia e di conseguenza con l’impero detentore dell’arabo

lingua franca.

Figura 3 Confronto sulla Carta del Portogallo tra

Fernando Álvaro Seco – Theatrum Orbis Terrarum, Abraham

Ortelius, Antuérpia, 1570, Impresso, Lisbona, e Pedro Teixeira A,

in Atlas del Rey Planeta, 1634.

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2. Capitolo di inquadramento storico-cronologico

2.1 Il bahr al mutawassit e l’Oceano delle Tenebre

Il nero inchiostro dell’Atlantico islamizzato sulle coste

lusofone, arricchiva l’immaginario dei narratori che ponevano ai suoi

margini i limiti delle zone abitate, contrariamente alla conca del

Mediterraneo, il vitale bahr al mutawassit, controllando il quale si

dominava il mondo conosciuto. Il Garb quindi si era posto con lo

sguardo rivolto al mare privato ponendolo in contatto con l'oriente ed

il Nord d’Africa, approfittando la tracciabilità degli itinerari che erano

già stati fenici, greci e romani, rotte sulle quali continuavano a

spostarsi i personaggi del mondo arabo di allora, motivando il ricco

commercio, i viaggi di studio che diedero vita alle scienze geografiche

idriside oltre agli, anche allora, richiedenti asilo politico in qualche

paese straniero, e di chiunque si dirigesse in pellegrinaggio alla

Mecca. Le testimonianze maggiori sono registrate nel genere letterario

del masālik wa-l-mamālik72

, che a partire dal X secolo ripropone come

dice il suo nome “i sentieri dei cammini e dei regni”. E’ possibile

inquadrare questo genere nella necessità di colmare la richiesta di

informazioni manifestata da chi aveva bisogno di conoscere le

caratteristiche fisiche e sociali dei territori conquistati, gli itinerari e le

frontiere che avrebbero facilitato il commercio e trasporti di carovane

militari, viaggiatori, servizi postali73

. Allo stesso modo il mondo arabo

rimase poi esso stesso limitato economicamente e dal punto di vista

culturale, quando scomparve come elemento politico unitario verso la

metà del XIII secolo. Le opere in questione ne tramandano l’approccio

cosmografico, la figurazione di terre e mari, produzioni economiche,

missioni diplomatiche, così come fatti meravigliosi o ‘aya'ib. In

contrasto con la fruibilità marittima, non incontriamo descrizioni di

peripli navali sul modello classico ellenico mentre è possibile

72 tra gli altri in 'Abū ʿUbayd ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-ʿAzīz ibn Muḥammad al-

Bakrī, secolo XII 73 Castro, F.R. e Valencia, R. 1997, p 7-27

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riscontrare una geografia pedestre, nonostante ciò non significhi, in

alcun modo, che non vi fosse attività navale considerabile, perlomeno

dal secolo VII74

. Altro discorso si dovrebbe intraprendere per la

predilezione di alcune città e vie, come nel caso della via Augusta,

asse vitale della penisola iberica durante le epoche romane e visigote,

meno importante ma non del tutto abbandonata nel periodo islamico,

concedendo risalto ad altre strade tracciate tra la capitale Cordova e

Saragozza, con conseguente perdita di importanza economica di

alcuni nuclei in relazione a centri culturali del periodo pre-islamico e

le note ramificazioni verso le gemellate Ossonoba, Silves, Alcàcer do

Sal e Lisbona. Di queste città sono indicate le notizie essenziali

riferenti la struttura stradale, la praticità di una determinata rotta, le

distanze che intercorrono tra un punto concreto e l'altro, nel descrivere

il cammino seguito da alcuni personaggi come i dotti autori di

maggior credito o in alcuni casi valli e paesaggi attraversati da

generiche compagini dell’esercito con la possibilità quindi di dare per

certa la veridicità di una rotta militare, estranea tante volte ai cammini

abituali.

2.1.1 Mare Sacrum

La mole di documenti ricavati da archivi come per esempio la

Geniza del Cairo, riunisce testi arabi medievali, cronache, trattati

geografico amministrativi, atti legali, biografie, poesie e narrazioni

semi fantasiose. Il tutto riesce a dar forma alla massa critica di dati su

cui si compone l’unione tra marittimo e sacro. In questo contesto

mercanti e marinai hanno giocato un ruolo essenziale nella diffusione

dell’Islam poiché i mari e gli oceani raccolgono le prove scritte o

materiali del loro trascorrere, prove casuali di un passaggio

sistematico. L’archeologia fornisce il filo conduttore di questa rete

economica e religiosa che lega il medioevo al mare sconfessando la

lettura scarsamente talassocratica degli studi precedenti gli ultimi

trenta anni, lasciando spazio a più dettagliati studi sulla materia. Si

74 LIROLA, 1990 p 26-60

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consideri quindi il mare quale luogo in cui la grazia, lo stato di

beatificazione si proporzioni rispetto all’utilizzatore dello spazio

marittimo, pescatore, conquistatore o semplice commerciante. Questo

si deve al fatto che le manifestazioni agiografiche legate alla guerra

santa, specie dal IX secolo, sono maggiormente evidenziate in

ambienti costieri e più in genere sulla riva del Mediterraneo, coste

dove prenderà forma anche la letteratura con temi il meraviglioso e il

viaggio. É questa la base della “geografia del desiderio”75

secondo cui

la volontà nell’attraversare spazi marittimi con fini economici, si

sovrappone alla necessità di affrontare elementi altri da sé e marcare

concretamente i progressi territoriali con l’installazione di strutture

sacre, come le moschee, che forniscono il primo passo nel processo

d’islamizzazione76

.

In contemporanea l’oceano Indiano forniva un secondo spazio

di espansione musulmana in cui le ambizioni dei mercanti e i marinai

arrivano a occupare in maniera pacifica lo spazio oceanico, perlomeno

sino all’avvento dei portoghesi nel 1498. Nella percezione dell’uomo

comune il mare permane uno spazio che incute timore limitatamente

al suo utilizzo giacché sarebbe stato impossibile non sfruttarne la

viabilità: la velocità rispetto alla terra sia nel raggiungere nuove

destinazioni che nel trarre profitto e guadagno, vanno di pari passo

con l’assalto di una costa nemica. Gli islamici della Mecca si trovano

tra Mar Rosso, Golfo di Aden, Mare d’Arabia e Golfo Persico,

comunemente riuniti dal “mare degli arabi”, anche indicato dallo

stesso Corano come momento di confronto del divino rispetto alla

dimensione umana (Corano: LV, 29). In questa connessione di linee

marittime e interazione di popoli la guerra o jihad non si rende

necessaria ed é per questo che tutta la produzione scritta é incentrata

sulla letteratura descrittiva da Idrisi e predecessori, sino al già citato

75 Pensieri questi ampiamente ascrivibili alla linea interpretativa di autori quali Le

Goff e Picard. In bibliografia

76 Avviene per esempio ad Aden, nello Yemen, dove le donazioni di mercanti

spintisi sino alle sue coste favorirono la nascita di templi e costruzioni religiose.

Vallet, J 2010, p 144-145

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“meraviglioso” indiano e dei suoi rapporti con la Cina. Testimone di

questa proposta letteraria é, tra gli altri, il Visir del Califfato di

Bagdad Ibn Khurdadhbib, 885 circa77

. La delimitazione dell’ignoto

quindi sembra favorire un elemento interessantissimo per la stimolo

alla scoperta e alla navigazione. Oltre questi confini si stanziavano

mostri marini, nebbie fitte e mortali la cu sfida rappresentava una

forma di proselitismo che trasformava qualsiasi viaggio, anche uno a

scopo commerciale, in viaggio sacro. L’attenzione del geografo può

quindi essere rivolta al più raccontato Mare Nostrum, così come

all’Indico, ritenuto centrale da al-Muqaddasi circa nell’anno Mille.

Questi non disdegna di narrare come le navi del califfo presero parte

alla spedizione nel Mar Egeo contro la posizione bizantina presso

Sallonico nel 904 d.C., azioni marittime con cui si diventava degni

dello status di martire o altresì di santo. La mancanza del rito funebre

e della successiva sepoltura a seguito di un naufragio rappresenta il

maggior sacrificio di cui un martire del mare potesse coprirsi78

. Al

contrario però, i cronisti di Baghdad riportano ampie informazioni

sugli eserciti ed imbarcazioni Abassidi in navigazione sino

all’Ifriqiya, osservando un silenzio complessivo sull’Oceano Indiano,

forse a causa della necessità di controllare l’afflusso nel Mar Rosso e

poi nell’Indico. Il fattore comune a molti geografi, infatti, é che

appartenessero a spedizioni diplomatiche o esplorative e che vi si

limitasse l’accesso a determinate aree marittime da flotte dedite alla

protezione costiera e la difesa delle navi mercantili.

Nel mare latino invece la condivisione di uno spazio

naturalmente più ristretto sposta la difesa quasi sotto la linea di costa,

aprendo ad una navigabilità ampia in cui le grandi famiglie di

commercianti fungono da connettori dell’islamizzazione tra le sponde

dell’Atlantico e del Mediterraneo79

. Allo stesso tempo altre dinamiche

complementari agli scenari accennati, attendevano la rinascita

77 Miquel, 1973, p 113-131 78 El Shashid, J. Chabbi, IX, p 203- 207 apud Picard 2010 79 E’ questo il caso di Bahlul Bann, nome associato alla fondazione della Moschea di

Massa, Ribat, nello 888; Cressier, 2004

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bizantina in mare, dopo la sconfitta della flotta condotta da Umar ibn

Hubaira contro la Costantinopoli ommayade nel 717 d.C.80

. Le sponde

del Mediterraneo diventavano gli scenari ideali per esprimere la

sacralità nella vertente jihadista, nonostante l’attenzione dei cronisti si

sposti in luoghi di appannaggio prettamente emirale o califfale, come

avviene per gli Abassidi delle coste di Andalus e Garb al momento

degli attacchi vichinghi dell’inizio del IX secolo. Gli scritti di questo

periodo, infatti, esaltano la pratica della lotta contro gli infedeli

insieme con quella dell’ascetismo in luoghi confinati e confinanti, così

come avviene sotto ‘Abd al-Rahman II (822-844), non prima di aver

messo in atto la pratica delle Ribat per limitare le propulsioni cristiane

e vichinghe81

. La flotta di protezione costiera non é più quindi un

elemento che simboleggi la conquista, perlomeno agli occhi del

baluardo centrale sito a Bagdad; piuttosto risalta agli occhi dell’uomo

comune cui ambizione é la santità, divenendo il vettore perfetto per il

suo raggiungimento. Questo sentimento di difesa si ritorcerà contro tra

il X ed il XII secolo, quando la rivalità tra Almohadi ed Ayyubidi

rivisiterà il concetto di difesa costiera del dar-al-islam, modellando

uno spazio mediterraneo labile che ciclicamente si ritrae sull’Atlantico

mussulmano. A questo periodo, in particolare il XII secolo, si

attribuisce l’ascesa del sufismo di pari passo con le agiografie di santi

ortodossi, primi tra tutti in Marocco82

. Gli scritti che riguardino pii

viaggiatori, sottoforma di diario, indicano luoghi di sepolture di fedeli

predecessori, anche in territori già non più islamici come la Sicilia,

luogo di passaggio per i pellegrini. Questi testi richiamano

l’attenzione nei confronti delle insidie degli infedeli cristiani fornendo

80 I numeri dei relatori sono impressionanti: la siriaca Cronaca Zuqnir del tardo VIII secolo riporta 200.000 uomini e 5000 navi; Al-Mas’udi, scrittore arabo del X secolo

annovera 120.000 truppe e ancora la cronaca bizantina di Teofane Confessore parla

di ben 1800 navi cui si aggiungevano provviste e carico incendiario di nafta per il

famoso e decisivo fuoco greco. in Harrak 2010. 81 Ibn ‘Abd al- Hakam (871 cr.), membro di una famiglia facoltosa di Fuscat, nativo

di Alessandria, usa il vocabolo del IX secolo per designare la città quale Rabita,

confermando Alessandria in Egitto come tra le prime a promuovere le pratiche poi

istituzionalizzate dal termine abasside Ribat; Bouderbala, 2012 82 Ferhat (1993) 1998

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consigli, spesso campanilistici, incitanti alle armi83

. Tra i vari asceti in

viaggio l’esempio di Abu-l-Abbas-al-Nahid é indicativo: testimonia

l’intervento miracoloso, utile per riprendere la navigazione dopo una

tempesta sulla rotta verso Maiorca84

avvenuta nella trafficata tratta

verso il Maghreb occidentale definizione con cui sin dal periodo

almohade s’intende l’area che ad ovest di Algeri si spinge sino alle

rive dell’Atlantico. Ai santi o ai profeti si attribuiscono racconti

permutati tra diverse professioni di fede in base alle quali l’acqua di

mare per necessità di sopravvivenza diviene per volontà divina,

potabile consegnando così la salvezza85

.

2.1.2 Evoluzione storica delle Ahl al-Kitab

Le Storie che caratterizzano le terre dell’Islam sono molteplici

e concatenate. Nel tentativo di riassumerle per evitare lungaggini, ci si

accorge dell’impossibilità di farlo, giacché familiarità di stirpi ed

atteggiamenti di prevaricazione si ripetono intersecandosi per secoli,

sino all’attualità. Lungi dall’entrare in dinamiche storiche complesse e

dal carattere enciclopedico che svierebbero la linearità del tratto

marittimo dello scritto, si rimanda a tutti quegli elementi cronologici

che sono la base degli avvenimenti su cui si struttura l’incontro tra le

sponde acquatiche in esame86

. La scarsa uniformità geografica

dell’excursus in questo capitolo per l’inquadramento storico

cronologico delle Ahl al-Kitab, Genti del Libro Sacro87

, si deve alla

continua migrazione ed alternanza di gruppi dediti al comando, ad un

primo sguardo alieni per origine alla tradizione nautica, sfruttatori

proprio di questo grande mezzo comune per la realizzazione del vasto

impero di lingua araba.

83 Tra i mausolei in cui si soleva effettuare pellegrinaggio si ricordi l’orientale al-Harawi (611-1215) 84 Abu-l-Abbas-al-Nahid, 1993, p 98 85 Ibn al-Zayyat 1984, p 92, 127, 287 Sulla stessa linea Sant Xavier, gesuita

imbarcato su una carracca portoghese, dalla cui benedizione l’acqua di mare diviene

potabile, salvando l’equipaggio e la missione evangelizzatrice. 86 Per qualsiasi riferimento più strutturato, contiamo con la tradizione storiografica

di opere come quelle di J Mattoso, quindi teorizzazioni delle formule di creazione

nazionale su base politica, economica sociale e culturale. Mattoso, 1992. 87 Mascitelli, Roma, 2006, p.61.

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Nel pensare, infatti, al pastore, cammelliere e mercante-

carovaniere, figura comune al momento della nascita del Profeta e

ruolo che lo stesso coprì in vita, a ridosso del secolo VI d.C., sembra

piuttosto il pellegrinare per la predicazione o il commercio, l’unica

formula di contatto concessa dalle agiografie sulla sua figura e relativa

famiglia, oltre che i circa trenta seguaci degli inizi88

. Invece la

situazione del contatto marittimo era più che sviluppata, fornendo in

caso di attacco, un rapido mezzo per gli spostamenti nel ricoprire le

stesse rotte definite per il commercio. Sotto gli omayyadi, infatti,

Ifriqija e al-Jazāʾir, si ritrovarono in pratica occupate, fruibili sulla

costa e strenuamente difese dalle forze berbere nell’interno del

territorio così come era stato con i Romani ed i Bizantini, almeno fino

al 698 quando le milizie islamiche rientravano in una piegata

Cartagine, cui i dominatori preferirono la Qayrawan in prossimità di

Tunisi.

2.2 Avvii di conquista

È definitivamente il 710-711 a segnare il cambiamento e le

fondamenta dell’impero islamico. In quest’anno la Transoxiana,

vicina alla valle dell’Indo, diviene mussulmana, creando l’innesco per

una serie di conflitti con le difese dell’Impero cinese e il cardine per

l’acquisizione di beni e tecniche come l’utilizzo e lavorazione della

carta, rapida sostituta di pergamene e papiri occidentali. É anche

l’anno in cui un principe della Spagna visigota, auspica l’aiuto del

Wali di Qayrawan per riappropriarsi del trono sottrattogli. Con questa

finalità un gruppo arabo-berbero sbarca sul monte di Gabal al Tāriq,

assistendo per la prima volta all’arrivo di un esercito islamico in

Europa. I visigoti saranno le principali vittime di questo evento

fulmineo. Riguardo all’attraversamento dello stretto di Gibilterra,

sembra la spedizione fosse stata organizzata con l’utilizzo delle

imbarcazioni fornite da Youlyân di Ceuta, mobilitando 7000 uomini

prima ed ulteriori 5000 in un secondo sbarco all’ombra della rocca di

88 Cardini, 2012.

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Calpe89

, si suppone con vascelli rapidi e veloci. Quindi i noti

avvenimenti del lago Janda e del Guadalete, con il fatale esito di

Roderigo, e come detto l’incipiente avanzata islamica sotto il wali Al-

Ḥurr ibn Abd al-Raḥmān al-Thaqafī, il primo a stanziare la capitale a

Cordova da Siviglia, terminano con l’ultima resistenza visigota,

Barcellona, nell’anno 718.

Allo stesso tempo, Costantinopoli é sotto assedio da parte

araba, secondo una sorta di consequenziale svolgimento per cui chi

dominasse le terre ne controllava i rispettivi mari. Questo testa a testa

con i bizantini, specialmente sulla sempre tanto contesa Anatolia,

dopo la battaglia navale degli Alberi nel 65590

, ha il suo apice nel 750,

quando l’ultimo califfo omayyade, Marwān II b. Muhammad b.

Marwān, sposta qui la capitale. Come una tela, l’espansione raggiunge

facilmente Narbona, quindi la Provenza con gli intrighi di corte

merovingi, la battaglia di Poitiers e la vittoria dei Franchi, con il finale

spostamento di rotta araba verso Liguria e Piemonte.

2.3 Garb, alem e aquem

Quasi a voler congelare gli eventi esterni al territorio in esame,

ci rivolgiamo a questo per affrontare le basi dell’avvicendamento

islamico, con lo sguardo all’Andalus e al Garb nello specifico. Questo

territorio vive con un proprio ritmo i fatti accaduti nella sfera dei

grandi centri decisionali. Lo spazio é sulla scala inter-regionale,

geograficamente lontano dalle città protagoniste della centralizzazione

politica, sino all’ultima riconquista Cristiana, Cordoba e Siviglia. Il

Garb, area amministrativa dell’antica Lusitania, identificabile con la

sede della provincia ecclesiastica, Mérida, post conversione di

Costantino, costituisce un segno chiaro di continuità tra le due

civilizzazioni91

. Così, le campagne di imposizione al Nord coinvolsero

89 Mons Calpe in latino. Gallazzi, 2008, Vol.I, p.249. 90 Nota battaglia di Dhāt al-sawārī, di cui tante sono le rappresentazioni che ci

riportano all’utilizzo del fuoco greco. Circa 500 le navi su entrambi gli schieramenti,

numerose le perdite. (Bibliografia Teofane il Confessore) Cronografia Roma, 1932. 91 Questo territorio a livello amministrativo, si renderà differente da quello romano,

incidendo con l’instaurazione di un sistema di kura-kuwar cui facevano riferimento

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la zona del Minho e Galizia, rimanendo in un limbo di sfumata

frontiera sin dal primo momento, con il contrordine del wali di

Damasco che richiamò la spedizione di Musa. A questo momento di

instaurazione fa riferimento un documento a favore della possibilità di

praticare il culto liberamente, dinanzi alla popolazione diffidente e

recalcitrante92

. Meno invalidanti furono gli avvicinamenti del Centro,

tra i fiumi Douro, Mondego e Tago, sanciti dal trattato stipulato tra

‘Abd-al-Azīz ed il signore visigoto Aidulfo, discendente della stirpe di

Vitiza, e conseguente spostamento della capitale presso Conimbriga.

La strategia con cui il Garb concede l’avvento dei conquistatori,

risulta quindi lento e graduale, consentendo una rivolta di sottofondo

sopita che sarà il motivo principale dello spirito di indipendenza che

lo caratterizza per ben cinque secoli. Con il sud, a quanto pare

conquistato in maniera pacifica, é il momento di Beja, Mértola e

Ossonoba. A questo punto la Lusitania é già divenuta Garb.

L’agitazione dell’avanzata asturiana, le incursioni da loro compiute ai

danni delle regioni lisboete come nel 798, e le lotte intestine causate

dalle etnie che provenivano dall’altro lato dello Stretto, scuote la fine

del secolo VIII, normale se si pensa che l’occupazione fosse a tratti

avvenuta agevolmente ma sempre con una connotazione militare. Le

tribù, infatti, avevano pattuito le terre, i castelli e le vie di

comunicazione, così come i centri di produzione: tra queste la Yahsubi

rivela la vera indipendenza del Garb andaluso, con cui anche l’emiro,

ultimo degli omayyadi, dovette patteggiare perché gli fosse

riconosciuto il suo titolo auto imposto.

Il periodo che segue assiste un Garb placido in fatto

amministrativo-politico, consegnandolo alla storia come periferico e

poco rilevante93

. Sotto questa coltre di cenere si celava la brace

dell’indipendenza che agli inizi del secolo XI consente l’assunzione di

le città, hadirat-hawadir, i castelli hisn-husun, le torri burj-buruj o le alcarias, qarya-

qura, sulla base di un sistema di potere altresí difficile da riprodurre. 92 Coelho, 1989, p.58. 93 Ai fini di questa analisi si vuole ricordare l’incremento di attività portuarie della

fine del X secolo nella zona compresa tra Tago e Sado, in particolare presso Alcàcer

do Sal, ultimi sforzi alla propulsione marittima da pare dell’emiro verso l’Andalusia.

Picard, C. 1997, p.30

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un ruolo di prima importanza, rispetto all’indebolimento e sfascio del

califfo. Questi concedendo spazi sempre maggiori alle pretese dei

numerosi poteri locali, cedono il passo ai clan presenti nel territorio

sin dal primo avvento islamico. Tra tutte, l’esempio più calzante é

quello di Ossonoba, roccaforte di muladi e mossarabi, sul confine

cronologico con le Taifa, per ultime giunte a Silves, 1048-49,

nonostante il predominio della famiglia di Banu Muzayn avesse già

molti secoli alle spalle.

2.4 Altre indipendenze -Dénia e Andalusia.

Idrisi (IV, 1)

“Di là a Denia, sono quaranta miglia. Questa villa é sulla

costa; é prospera e bella. Ha un borgo fiorente. È circondato da mura

che dal versante est si dirigono verso il mare. Questo borgo é

costruito con arte ed intelligenza. Questa cittadella fortificata

sovrasta un territorio vario, con molti fichi e vigneti. Nei suoi cantieri

sono state costruite molte navi. Le flotte partono per spedizioni

militari e le barche fanno rotta ad est verso porti molto lontani. A sud

di questo borgo, vi é una montagna imponente dalla cui sommità si

scorge l’altura di Ibiza in pieno mare. Questa montagna é chiamata

Qâ ‘ûn”.

Difforme dall’incertezza politica dello Sharq al-Andalus, Idrisi

propone uno dei suoi scorci più canonici della città di Denia. Nei

primi anni del secolo XI, le milizie e la flotta del califfato erano capaci

di sferrare attacchi dalla costa iberica orientale sino alla Sardegna, nel

tentativo di stabilirne il controllo. Le aspiranti talassocrati Pisa e

Genova, ne respinsero l’avanzata, celando sotto la difesa della

cristianità un più congruo fine economico. Innegabili prove generali

delle crociate94

.

La flotta di Denia quindi, già nel X secolo durante il califfato

di Cordoba, era la reale animatrice del confronto in mare, stimolo per

94 Tra gli altri, gli studi di Dufourcq, 1981, pp.29-44 – Epalza, 1987, pp.133-143

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la firma di trattati con l’allora ducato amalfitano, contea di Barcellona

e quindi Sardegna, fornendo quasi sotto forma di ricatto, salvacondotti

per una placida navigazione senza scontri con i temuti pirati delle

Baleari95

. L’incremento demografico fece il resto, motivando

l’affannosa ricerca di nuovi mercati da parte delle aspiranti

Repubbliche Marinare. Gli Annales Pisani registrano tra gli altri anche

un attacco islamico a Pisa agli albori dell’anno Mille, probabilmente

con origine iberica, o più comunemente da parte dei noti pirati,

stanziati fino alle coste calabre96

. Anche i bizantini ambivano al

Mediterraneo Occidentale: a dimostrazione, negli stessi anni, vi é

un’ambasciata imperiale di Basilio II presso il califfo Hisham II ibn

al-hakam, conclusasi con la liberazione di alcuni esponenti degli

eserciti andalusi, catturati tra Corsica e Sardegna. Il controllo di

questo tratto di mare forniva un’indispensabile linea di unione nei

traffici con il triangolo dell’Ifriqija, Sicilia, Sardegna e Corsica, per

poi sfociare nel Mediterraneo orientale, lì dove i bizantini prima e i

veneziani dopo, lo consentissero salvo poi ritrovarsi dinanzi ad un

nuovo impeto di Denia e impulsi di jihad con reale mordente nella

conquista territoriale97

. Il tramite marittimo, oltre ad essere innegabile,

é decantato in quanto a numeri, come il migliaio di cavalli trasportati

dalle Baleari da parte del governatore Mujahid, nella spedizione sarda

del 1016, la flotta di grandi dimensioni, lo sbarco rapido e funzionale

ad una veloce conquista98

. Ad un’analisi più razionale si potrebbe

pensare che già vi fosse, in un probabile clima di tolleranza o meglio

ancora, di utilità economico-logistiche, un nucleo islamico sulle coste

predisposte allo sbarco. La stessa connivenza doveva motivare il

continuo ricorso alla pirateria, contrastandola in maniera

estremamente blanda, come avvenne per esempio presso la base di

95 Tentativi per arginare i bucanieri erano state condotte da flotte dell’impero

carolingio, a Pisa e Genova, verso la fine del IX secolo, anche a seguito

dell’incursione romana nell’841. Bruce, 2006 127–42 96 Bruce 2006, p. 129–30 97 Lo storico Ibn al-Khatib attribuiva agli "emiri di conquista ", il reale diritto al

controllo, governando le terre conquistate in nome dell'Islam. Bruce 2006, p.133. 98 Bruce 2006, p. 131-132

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Annaba, Algeria, nel 103499

. Solo il 1150 riconosce con un accordo

tra Pisa e la già Taifa di Valenza, comprendente Denia, la fine delle

prepotenze esercitate nei confronti delle navi cristiane nella rotta verso

la Sardegna. Gli scenari stanno già risentendo delle Crociate.

2.5 Le rivoluzioni del nuovo Millennio

La famosa rinascita che si svolge, almeno secondo la classica

lettura storiografica, intorno all’anno 1000, farà da sfondo

all’evolversi dei movimenti trasversali alle più diverse classi sociali e

pratiche religiose che si concentrano in questo periodo. Tutti concordi

nel decretare rivoluzioni per l’ambito demografico, dato lo

spettacolare incremento, agraria di conseguenza alla prima nonché

legata a quella feudale, commerciale, nella produzione ed urbana, in

un passaggio che G.Merlo definirà “da un Medioevo immobile si è

passati a uno addirittura rivoluzionario”100

. Sarebbe forse il caso di

parlare piuttosto di una movimentazione, anche culturale, stimolata

dal trascorso spavento e l’avvento di una curiosità tecnologica che si

concreterà nei secoli successivi.

In un periodo di timore reverenziale europeo, l’islamica

Cordoba é forse all’apice del suo splendore.

Altre dinamiche, stesso sfarzo, coinvolgono i successori degli

Abassidi nel resto del Mediterraneo che sta definitivamente lasciando

l’accezione romana del termine per divenire la conca islamica che lo

caratterizzerà fino almeno al XIII secolo. La Sicilia in tutto ciò svolge

il cardine del contatto e la logistica necessaria per il comando, come,

infatti, subodorano i Fatimidi dell’Ifriqiya, ritenendola non a torto

un’ottima base navale permanente nei disegni di conquista101

. Se la

Sicilia del IX secolo presenta le caratteristiche geografiche e politiche

per svolgere un ruolo commerciale di prim’ordine, viene senza grandi

99 Queste spedizioni consentivano la cattura di un grande numero di schiavi

rivenduti poi nei vari mercati Denia ne possedeva uno. Al-Bakri in Bruce 2006,

p.137 100 Merlo, Bologna 1989 101 Patera 1998, p. 11-12.

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complicazioni ereditata dai Normanni nel loro avvicendamento del

XII secolo, perdendo parte delle attenzioni quando i regni del Vicino

Oriente rinsavirono con le loro produzioni, subendo gli strattoni

causati da vicissitudini crociate insieme alle Repubbliche Marinare.

Nel frattempo l’avvento del secolo XI, smuove le dinamiche di

successione califfali nella zona di Bagdad, nella Siria e Mesopotamia

del Nord, prendendo sempre più una sfaccettatura spirituale, forse

sulla scia di un sentimento comune al periodo in questione. È il 1055

quando i turchi, nomadi dell’Eurasia, convertiti, entrano appunto a

Bagdad, riuscendo a ricoprirne anche il sultanato. Questi saranno la

base dello svolgimento seleucide nella torrida Anatolia bizantina, dei

tradimenti a carico dell’imperatore romano Diogene V e delle pretese

nei confronti del Mar di Marmara. Ma tornando al tentativo di

conquista siriana, i turchi falliscono, forse a causa delle numerose

sfaccettature che caratterizzavano la zona tra Libano, costiero e

interno, e i tanti non mussulmani, tra cui i giudei in particolar modo

raggruppati presso la sempre tanto ambita Gerusalemme.

Bisanzio invece celava con il suo splendore urbano

l’indebolimento politico che soffriva. Nel 1025, dopo la morte

dell’imperatore Basilio II, il territorio controllato da questa città

giunge dall’Asia Minore all’Armenia, toccando come detto il Nord

della Mesopotamia e Siria, Cipro e Creta, buona parte dei Balcani e la

costa triestina, oltre a un lembo di Italia meridionale. Lascerà

splendori architettonici ovunque. La difesa di questo immenso

patrimonio é garantito da un esercito stanziato nella capitale che però,

al netto dei fatti tutela il potere amministrativo centrale ed il territorio

limitrofo, giacché i contorni fronterizi sono labili principalmente a

causa delle dimensioni che anche questo impero raggiunge sotto

l’anno di passaggio del millennio102

.

Tutto é pronto per la disputa religiosa.

102 Si ritiene infatti che la sola città di Costantinopoli, raggiungesse il milione di

abitanti, come Bagdad dello stesso periodo e la metà Cordoba. Benevolo 1975,

p.326

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Figura 4 ORDINAMENTA ET CONSVETVDO MARIS

EDITA CONSVLES CIVITATIS TRANI- Anno 1063 (32 capitoli

e incipit latino) Impresso Archivio Notarile Trani.

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2.6 Guerre Sante e santificate

Molte delle guerre combattute tra XI e XIII secolo

prevalentemente in Asia Minore, Mediterraneo orientale e nord

dell’Africa, furono auspicate da Papi, regnanti e signori di vario

genere e grado nella gerarchia sociale, cristiana e no. L’uso della forza

risultava inevitabile di fronte ad una volontà religiosa che velava la

mera eliminazione fisica degli invasori sulla base di colpevolezze

relative alla diversità di fede e per questo nemiche103

. Le contrapposte

religiosità poco hanno potuto e possono, con il reale e personale

arricchimento delle fazioni coinvolte, spesso sostenute da incitazioni

come la lettera di raccolta dell’imperatore bizantino Alessio

Comneno, al fine di garantire la sicurezza dei pellegrini cristiani in

Terrasanta, motivandolo come una risposta, sebbene non direttamente

collegabile, alla Jihad islamica del VII e VIII secolo104

.

Il negotium crucis dei soldati della croce, solo in tempi

moderni definito Crociata, cova i più remoti rancori che ogni

impossessamento territoriale usa a proprio vantaggio per perpetrare

nell’abuso e nelle violenze. Successe così per i tristemente noti

“Martiri di Cordoba”, frutto questi della radicale opposizione

mossaraba della metà del IX secolo nella capitale iberica, avvenendo

poi in egual misura all’inizio del secolo VIII, quando 60 pellegrini

provenienti da Amorium subirono la crocifissione105

. In altri termini il

carattere pio non privilegiò in questo dipanarsi storico.

Il primo pellegrinaggio armato avvenuto nel 1095, la prima

Crociata quindi, al grido di Deus Vult, fu probabilmente la più riuscita,

contando con una moltitudine infervorata di credenti, mal armati e

inesperti i più, che secondo Papa Urbano II avrebbe potuto costituire

l’elemento chiave per la riunificazione delle Chiese di oriente ed

occidente. Avvenne ben altro quando i nobili due anni dopo, sotto

103 Le Goff 1967. 104 Riflessioni sulla base della riconquista del Santo Sepolcro sono ampiamente

diffuse, come per esempio nello scritto dell’autrice Oriana Fallaci, “La forza della

ragione”, Rizzoli Editore, Milano, 2004. 105 Stalinsky 2007

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Goffredo di Buglione, consegnarono i primi successi territoriali, ben

differenti dalla prima spedizione, quella “dei Pezzenti”106

. In questa

occasione re Luigi VII di Fancia, diede sfogo a tutta la sua

spavalderia, lanciandosi in un attacco sfrontato verso Damasco e le

sue ricchezze, tentato dalla conquista siriana senza l’aiuto normanno

di Sicilia né dei bizantini, cadendo nel disastro del 1148.

La terza crociata regale (1189 – 1192) contrappone i romanzati

regni di Federico Barbarossa, morto forse in Anatolia o annegato in

Cilicia a causa della pesante armatura, Filippo II Augusto di Francia e

Riccardo Cuor di Leone, contro il non meno poetico Saladino, truce o

illuminato a seconda delle fazioni. Per completare la nuvola

favolistica si inserisca anche la conseguente pace di Ramia dopo la

battaglia di Arsuf, immaginandola all’ombra della sua fortezza. La

determinazione realistica però, contrasta con gli ideali da romanzo

giacché le numerose successive crociate saranno determinate dalla

finalità di liberare Gerusalemme, evidentemente a qualsiasi costo e nel

trarre vantaggi altri dalla crociata stessa. Su questa logica si ottenne,

per esempio, la spartizione dell’Impero Bizantino (1190),

semplicemente sulla base delle piazzeforti commerciali e navali delle

isole adriatiche assegnate alla crescente Venezia, dando inizio così

all’Impero latino di Costantinopoli. La quinta ondata, come la quarta

sotto la spinta di Papa Innocenzo III, volle fortemente il porto indo

egiziano di Damietta, sul versante orientale del delta del Nilo: furono

un fallimento sia la spedizione in sé, già tentennante secondo le

procrastinazioni di Federico II che portò troppo tardi i suoi rinforzi

perdendo così l’ambito porto, sia sotto l’opera di conversione da parte

di San Francesco d’Assisi sull’ayyubide al-Malik al-Kamil.

L’attenzione altalenante dell’imperatore tedesco alle crociate si deve

probabilmente al momento di stabilizzazione siciliana in corso,

impegno che in seguito lo rese un vassallo della chiesa atipico, nonché

scomunicato, più arabo che svevo107

.

106 Russo 2006, p. 116 107 Tra i tantissimi testi Abulafia David, 2006; Vlora, N R e Mongelli, 1995.

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La deriva svierà completamente l’attenzione dalla Terra Santa,

inanellando una serie di confronti tra regni alternatamente appoggiati

dal potere ecclesiastico temporale, contro gli Albigesi, i Forlivesi,

contro lo stesso Federico II, una del Nord, quella di Hussita, una sotto

Papa Pio II, le inqualificabili Crociata dei fanciulli e quella altrettanto

meschina dei pastori.

Tra queste, senza dubbio, vi é anche la Reconquista.

2.7 Le fila in Occidente

Per un gioco delle parti in una scacchiera estesa, quale é

l’Impero di lingua araba che si cerca qui di delimitare

cronologicamente, al fine di fornire i luoghi in cui la praticità del

contatto giornaliero sostituisca la puntualità politico militare, come in

un onda di ritorno, spostiamo l’attenzione ai luoghi dell’esame

archeologico che seguirà nei capitoli successivi. In un trasporsi di

frontiere periferiche, se le sponde dei limiti orientali vedono la

Traxsoniana governata da emissari abassidi e vassalli Samanidi, prima

dell’irruenta discesa turca e mongola, il Garb subisce gli eventi

andalusi, apparentemente in maniera passiva. Vedremo che non é così.

In primo luogo la presa del potere da parte d’Abd ar-Rahman b.

Marwan al-Jilliqi, omonimo del padre governatore, avrà determinato

gli importanti eventi militari del IX secolo, specialmente per la

regione occidentale. L’emiro di Cordoba Mohamede, a seguito di

numerosi e ripetuti attacchi si era visto costretto a concedere il potere

sui muladis d’occidente, accordando ad al-Jilliqi la fondazione,

impregnata di significato politico, di Badajoz, garante del controllo su

tutto il Garb al-Andaluz. Lo stato del Garb riconosciuto, dotato di

autonomia amministrativo-militare e di riscossione dei tributi, come

già detto, tra Badajoz e Mérida, Beja e Mértola di cui Abd al-Malik

ibn Abu-l-Jawad ne restaura il castello e Xanta Maria di Ossonoba

sotto Bakr b. Yahya b. Bakr, figlio di Zadulfo108

. Quest’autonomia

dura fino al 913/300, anno in cui Ordonho II, re di Galizia, invade e

108 Coelho 1989, p. 159, Mattoso, 1997, p.381

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rade al suolo Évora forzando ad imposte corpose, mettendo fine alla

sovranità indipendentista di queste kuwar occidentali. Quindi ancora

le popolazioni berbere numerose al nord del Tago in fase di

spostamento al sud, intimorite per quanto potessero, dall’avanzata

cristiana e l’unificazione sotto Abd ar-Rahman III, iniziando un secolo

di lotte per il controllo del Garb. Gli anni compresi tra 929 e il 1009

costituiscono un periodo di limitati cambiamenti, riforme militari e

reclutamenti per l’esercito atte a limitare le continue e violente

campagne in territorio cristiano –sacco di Santiago di Compostela

997. La stasi viene meno con la fine del califfato ommayade con

l’assassinio di Hisham II, 1012 circa. Nel frattempo, nella più totale

normalità, Madinat al-Zahara concentra officine specializzate per la

creazione della decorazione ceramica a corda secca che si espande per

l’Andalusia dal X secolo in poi109

, testimoniando quell’ascesa

culturale che anche Cordoba vive. Le lotte però non si frenano,

prepongono ragioni locali se non addirittura personali e consentono la

frammentazione dei regni di Taifa, i muluk at-tawaif110

.

Gli abassidi di Siviglia rimontano sul Garb, riuscendo

nell’ambizioso programma di cui fa parte la presa di Lisbona, 1039, di

Mértola nel 1044, cui seguono tra le altre Niebla e Santa Maria

d’Ossonoba, 1051 circa, campagne militari condotte sotto il regno di

Muhammad al-Mutamid. Con la conquista della capitale del

Barlavento, 1054, si decreta lo smembramento dei poteri fino a quel

momento detenuti, nonostante la facilità con cui si possa riconoscere

lo splendore vissuto da parte di tutte le città riferite, quindi la mancata

influenza diretta sull’andamento sociale, commerciale, culturale ed

economico. Le basi di un progetto comune sono già minate. Succede,

infatti, che dalla metà del secolo XI Ferdinando I sovrano di Castiglia

e Leon, raggiunga la via fluviale del Mondego, Viseu e l’importante

fortificazione di Coimbra, capitolando negativamente con la presa di

Toledo del 1085, determinando il confine sul margine settentrionale

109 Picard, 1997, p. 28. 110 Come già citato nel corso di questo capitolo, Silves, Alcàcer do Sal e Ossonoba

nel periodo in questione, assurgono a ruoli di estrema indipendenza.

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del Tago, mentre tutto il territorio a nord é già parte dei possedimenti

cristiani di re Afonso IV.

L’incipiente ricambio, che si protrarrà per più di due secoli,

produce il suo primo forte risultato con il trasferimento del potere

islamico nel Magreb al-Xarqi, lasciando impunemente un sofferente

regno di Granada a lottare contro un’inarrestabile avanzata cristiana.

La situazione è capovolta a tal punto da vedere incursioni islamiche di

ritorno che otterranno conquiste temporanee, come quella dell’emico

almoravide Yusuf b. Tasufin nei confronti delle città di Badajoz e

Lisbona. La risposta in questo inizio di secolo XII, viene dall’aiuto

chiesto ad Afonso VI, funestamente sconfitto insieme ai suoi eserciti

dagli almoravidi nella disfatta di Almutamid e protrattasi per quasi

tutto il regno Almoravide111

. Nel totale disfacimento di intenti ed

attacchi cristiani, infervoramenti religiosi dalle due parti, trova breve

spazio la seconda Taifa, finalizzata all’affermazione religiosa,

motivata politicamente. Di questa é emblema Abu-l-Qasim al-Husayn

b. Qasi, dei muladis di Silves, capo della rivolta del Garb con una

formazione ascetica e profondamente teologica. Svolgerà la sua

attività politica circondato da pochi e scelti seguaci, con cui si rifugerà

nella rabita da lui voluta nei dintorni di Silves – 1144 circa112

. Negli

stessi anni ai cristiani si piegano Santarèm e Lisbona. In questo

susseguirsi d’eventi, si colloca la seconda ondata cristiana, condotta

da Geraldo Sem Pavor, conquistatore di quasi tutti i territori

dell’Alentejo in modo tanto violento da meritare l’appellativo

“cane”113

. Da qui alla definitiva riconquista militare e territoriale, in

un più mite avvicendamento e condivisione, la quotidianità trascorre

gli avvenimenti di Navas di Tolosa, la disfatta dell’emiro Ibn Abd

111 Gli Almoravidi deportarono tutta la famiglia reale “meteram-nos num barco que

os levou a Àfrica, como se trattasse de um comboio fùnebre” verso il Marocco dove

al-Mutamin sarebbe morto –1095/488. Coelho 1989, p. 255 apud Macìas 2005, p.

380. 112 Borges Coelho, 1992. 113 Borges Coelho 1989, p.305 apud Macìas 1997, p. 381

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Allah Muhammad An-Nasir nel 1212 e la capitolazione della metà del

XIII secolo sancita dalla perdita di Alentejo e Algarve114

.

La Riconquista in territorio ormai portoghese dovrà tener conto

dei fattori caratterizzanti cinque strutturati secoli socialmente attivi,

riorganizzando un territorio alle cui frontiere sin da subito deve

arrendersi mantenendo, almeno in terra, le delimitazioni delle antiche

kuwar del secolo XIII. In mare, come vedremo, l’atteggiamento sarà

particolarmente attento alla limitazione di poteri portuali contigui agli

antichi dominatori, spostando il fulcro dell’attenzione verso il centro-

Nord del paese, attestando diligentemente tutto in atti notarili e Forais

Regi.

2.8 Speculazioni in mancanza di riscontri

Per seguire i canoni di una lettura generalizzata, gli ommayadi

iberici non avrebbero assecondato la necessità di stanziare una flotta

da guerra permanente, alle direttive dall’illuminato emiro ‘Abd al-

Rahmān II, perlomeno fino alle incursioni normanne nella metà del IX

secolo, stimolando il pattugliamento delle coste atlantiche115

.

Nonostante la mancanza oggettiva di riscontri archeologici in materia,

quindi a livello puramente speculativo, sarebbe opportuno definire

l’intento delle azioni marittime di risposta alle incursioni come i

movimenti perpetrati dai corsari. Questi emissari nautici della

salvaguardia della costa avevano come abito quello di trascendere nei

modi della pirateria, come nel noto caso di Tavira116

, tacciandosi di

scorribande e incursioni ogni volta in cui la lotta aperta era definita tra

fazioni omiadi delle varie regioni, manifestando un’ostilità marittima

mai venuta meno durante tutta la presenza araba nella penisola iberica.

In altri periodi come nel XII secolo, l’ammiraglio della flotta

almoravide Ibn Maymun, diresse ancora una volta azioni belliche allo

stremo della pirateria tralasciando la legalità operativa e sfociando in

114 Le date: 1232/630 i castelli di Moura e Serpa, 1234/632 Beja e Aljustrel,

1238/636 Mértola, 1248/646 Faro e Silves Le ultime operazioni militari sono

condotte dal maestro Paio Peres Correia, dell’ordine di Santiago. 115 Rossi, Saibene, 1970, p. 218 116 da Gama Barros H, de Sousa Soares, 1945, p.337

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veri atti di guerra. L’atteggiamento appena accennato non era per

niente nuovo alla nautica mediterranea tanto che le figure dei

naviganti e dei commercianti potevano facilmente confondersi con i

pirati ed i corsari ingaggiati per difenderli.

In questo contesto marittimo prende luogo come già accennato,

l’espansione del IX secolo e l’egemonia mediterranea risultato

dell’abbattimento delle difficoltà imposte su più fronti dalla resistenza

siciliana, dell’adriatica Bari e della ionica Taranto, oltre ad episodi

puntuali che caratterizzarono il mar Tirreno e Malta, perlomeno sino

alla conquista normanna del 1091. Anche in questo caso, a ben vedere

è difficile demarcare la semplice lotta tra schiere rivali rispetto alle

incursioni militarmente organizzate, nonostante l’apporto dei cronisti

dell’epoca, secondo i quali il fronte marittimo di maggiore attenzione

rimaneva il Nord d’Africa. Su queste coste l’occidente islamico

manteneva ferme relazioni commerciali a favore delle quali si volle la

fondazione della nuova Tenes nell’875 e l’impianto del porto di Oràn

nel 902. L’avvento fatimide del X secolo finì col vanificare gli sforzi

spostando la propria attenzione verso l’Atlantico e nello specifico

sulla roccaforte rappresentata da Ceuta, conquistata nel 931117

. Sino al

secolo XI, tanto in ambito terrestre che marittimo, tutti gli elementi

segnano il cambiamento nell’egemonia militare ed economica, nel

primo momento di aperto confronto tra mussulmani e cristiani,

corrispondente all’ascesa espansionistica delle nascenti repubbliche

marinare. L’ambizione allo Stretto e il processo di manifesto declino

navale nazaride contrasta con la crescente traiettoria delle flotte

cristiane riunite, principalmente per interesse economico, causando

così la perdita di una comunicazione vitale tra il Garb ed il Magreb:

Gibilterra.

2.9 Il punto sullo Stretto

Durante il califfato i porti attivi nel processo di interazione tra

oriente e occidente sono numerosi. Gli attracchi del Garb come

117 Leria 1961.

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Lisbona, Alcàcer do Sal, Silves, Xanta Maria do Garb si allineano

sulla strada di Siviglia ed i suoi arsenali per raggiungere Cadice e

scambiare prodotti con Malaga, Almeria, Cartagine, Denia, Valencia e

le Baleari, attraversare lo Stretto ed approdare nei bracci di Ceuta e

Tangeri. Sarebbe però limitato attribuire allo Stretto accesso esclusivo

verso il Magreb e l’Oriente arabo, confermandosi comunque la strada

più breve tra le due sponde. Gli studi di Molina118

suggeriscono una

prima apertura ai territori tramite incursioni di ricognizione, vie

attraverso le quali si sarebbe poi sviluppata la conquista. Le stesse

strade avrebbero ampliato la propria valenza a livello commerciale e

religioso quando dagli ultimi anni dell’emirato di Abd –al-Rahman I,

si diffusero i viaggi con destinazione La Mecca, fino all’auge del

periodo dorato del califfato e l’ascensione di Cordoba e Silves a sedi

dotte alla pari di Bagdad e la Mecca Medina. Nell’844 i mayus,

normanni, sempre risalendo per via fluviale misero in evidenza quanto

indifese fossero le coste di Lisbona, Cadice e Siviglia, attaccando il

Tago ed il Guadalquivir e spingendosi impuni verso Xanta Maria do

Garb. Forse è proprio questa acquisita consapevolezza a rendere

possibile l’organizzazione della flotta fautrice dell’attacco e conquista

siciliana nel IX secolo, trasformando l’inerzia delle coste rispetto

all’hinterland, il fulcro dell’egemonia navale del Mediterraneo, grande

ed aperto mercato interculturale. Ancora da tirare in causa, i tanti

gruppi dediti alla pirateria, spesso frange estreme degli eserciti

califfali che prediligendo le zone di minore statalità, riescono a

sottrarre porzioni costiere per i loro traffici. Si prenda in

considerazione nel IX secolo, un nutrito gruppo di andalusi rifugiatisi

nelle Alpi per gestire arroccati il commercio di schiavi rapiti dal

centro franco e distribuiti quale merce ovunque, passando spesso sugli

itinerari marittimi che univano Tirreno e coste italiane annesse,

Amalfi ed Andalusia almeno fino al X secolo, come ci riferisce Ibn

Hayyan119

. L’avvento dei regni di Taifa modifica le improvvisate

stabilità tracciate dalle rotte utilizzate. Lo scambio continua simile

118 Moline, E in al-Rusātī, Kitāb Iqtibās al-anwār, AXIICUEAI: 559-608 119 Viguera, M J, Corriente, F, Zaragoza, 1982, vv.1076

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fino al XII secolo quando le dinastie Nord africane prediligono il

porto di Marrakesh, punto di partenza di truppe, merci ed ambasciate

verso il Garb ed Andalusia. Nel momento di decadenza posteriore al

XIII secolo, quando si stringe il cerchio intorno al solo regno di

Granada, il porto di Almeria continua imperterrito a funzionare

nonostante la disputa per il suo dominio tra islamici allo stremo della

resistenza ed i pressanti cristiani, sancendo così indipendentemente

dal tipo di conquistatore, l’ineluttabilità della funzione marittima.

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3. Geografie

Si vuole ai fini dello scritto, affrontare ció che la geografia

traccia sotto il termine indicato, nella variabilità delle sue accezioni

comprendenti analisi tecniche della forma del territorio, evoluzioni

morfologiche ed idrografiche, osservazioni di carattere descrittivo.

Prima tra queste ad essere presentata é la Letteratura

Geografica.

La cartografia della parola è uno degli aspetti salienti della

ricerca nonché per una comune riflessione, ricorra facilmente quella

visione del periodo medio, islamico e non, quale momento storico

crudo e determinato, poco avvezzo alle velleità letterarie dei secoli

d'oro della nostra era. Si intende invece, proporre i dati delle numerose

fonti arabe scritte, attestando quanto varia fosse l'attenzione rivolta

dagli studiosi dell'epoca, nella stesura di testi atti a descriverne la

geografia e le fattezze dei territori visitati. D'altro canto, cosí come per

il complesso intreccio storico, anche quello letterario si sviluppa in un

via vai di dotti, cortigiani o piú semplicemente relatori di viaggio che

muovono le fila nella percezione della conoscenza tramandata. Questo

é particolarmente evidente per il contesto islamico di riferimento, in

cui le scuole avanzavano progressi nelle scienze mediche,

astronomiche e quindi geografiche. Le nozioni alessandrine di

Tolomeo, note agli arabi e da questi arricchite, si proposero a cardine

degli insegnamenti orientali ed occidentali a confronto, perfezionando

in base alla necessità di espansione la conoscenza dei luoghi. Se ne

descrivevano l'ambiente, le caratteristiche naturali e quelle umane,

aspetti delle colture e della vegetazione, oltre che elementi funzionali

alla navigazione o agli spostamenti in terra in termini di giorni da

percorrere.

É su questa spinta di convenienza che si sviluppa la grande

geografia di viaggio islamica, letteratura funzionale all'epoca, specie

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per parte di chi ne dominasse i luoghi ed indispensabile a questa

ricerca in quanto cartina di tornasole nella ricostruzione delle rotte e

dei contatti altresí tracciati dai lasciti archeologici e dai numerosi e

dislocati naufragi.

Figura 5 Carta del mondo circolare; Idrisi, Nuzhat al-

mushtaq fî ikhtirâq al-âfâq, Libro di Ruggero di Sicilia, 1154.

Copia 1456, il Cairo – 7 Climi- Mappamondo 23 cm. Manoscritto

su carta, Oxford, The Bodleian Library ( Mss. Poco*cke 375 f3v-4)

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3.1 Fisicità della provincia islamica indipendente del Garb

Dalla Letteratura Geografica quindi, ereditiamo la matassa

dello Studio Geografico Fisico, per la conferma delle attente

testimonianze degli autori, spunto nella determinazione delle aree

regionali che sono in questo caso elementi di studio con le loro

caratteristiche territoriali, idrografiche e morfologiche.

“Il Portogallo é un paese ricoperto di villaggi, di borghi

fortificati e di colture estese. Vi sono distinti cavalieri; vi si trovano

guerrieri che sanno impugnare bene la lancia ed affrontano le

incursioni dei loro vicini, a cui non negano la loro ospitalità. Il fiume

Vadeo é un corso considerevole che puó far navigare imbarcazioni

grandi e piccole. La marea crescente e descrescente fa sentire il suo

effetto per svariate miglia. Di là all’imboccatura del Douro, quindici

miglia.” Idrisi, V,1.

È probabile che il citato al-Qurdubí fosse a conoscenza degli

studi sulle maree, già note in antichità e uno degli elementi

fondamentali per l’installazione di una zona abitata in prossimità di un

margine acquatico. Queste onde di bassa frequenza di origine

astronomica, con moti periodici giornalieri, sono frutto dell’attrazione

sulla terra degli altri corpi celesti appartenenti al Sistema Solare,

nonché della forza centrifuga esercitata dal satellite lunare appunto sul

nostro pianeta. Questi movimenti fanno sí che in alcuni punti oceanici

non siano riscontrabili tali innalzamenti, contrariamente alle valli

fluviali o zone lagunari dove il fenomeno é maggiormente ascrivibile,

quindi piú evidente. Lo studio del processo prende corpo nell’antichità

greca ed é subito collegato al ciclo lunare, approfondito da Posidonio

in un’opera perduta e da Prisciano Lidio, riappare in periodo

medievale ritrattato dall’autore Jacopo Dondi120

. A questo si aggiunga

il fondamentale scritto Introductorium in Astronomiam di Ja’far-ibn

Muhammād Abū Ma’shar al-Balkhī, Persia 787-886, in cui

l’osservazione di carattere puramente astrologico sfruttava il

120 Russo 2003.

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movimento delle maree a favore delle proprie teorie sullo spostamento

degli astri. La luna avrebbe svolto un ruolo di affinità naturale

regolando l’uscita di acque bollenti dalle profondità degli abissi, in un

moto rotatorio sino alla superficie121

.

Da qui alla determinazione dei luoghi strategici per lo sviluppo

del contatto marittimo e fluviale, il passo é consequenziale: le foci e

gli ampi estuari, le lagune e le zone interne di alcune vie d’acqua, baie

e insenature, motivano l’attenzione e la facilità abitativa e

sfruttamento del luogo stesso. La continuità occupazionale dei posti

scelti, a seconda delle epoche, é motivata dalle risorse e dal loro

impiego, cosí come avviene nel Garb per le città di Lisbona, Faro e

Mértola, rispetto alla discontiuità temporale di Portimão e Setúbal,

attuali porti di rilievo, e declini marittimi come quelli di Alcàcer do

Sal, Silves, Tavira e Castro Marim. La parentesi sulla specificità e

caratterizzazione di dati morfotettonici e morfosedimentali, evolutivi

della linea di costa, é il presupposto per la comprensione delle

differenti necessità che giungono con l’aumento del tonnellaggio delle

imbarcazioni già dalla bassa età media. L’inevitabile insabbiamento di

alcuni tratti funzionali alla navigazione nei letti dei fiumi fino alle

epoche moderne. L’impianto dei moduli ferroviari, inoltre, ancora

sulla soglia della marca romana, ripercorrono paralleli viari per lo

smistamento dei prodotti. (FIG 6). Nell’effettuare per esempio, una

sovrapposizione del percorso tracciato dall’Itinerario di Antonino122

,

sulla via che attualmente raggiunge i comuni di Vendas Novas in

direzione a Beja per poi rivolgersi verso le terre che precedono

l’incanalamento del fiume Arade, proveniendo da Nord, con la Mappa

dos Caminhos de ferro Portugezes del 1895, si nota una coincidenza

tra il percorso ferroviario ed altrettanti siti di produzione del periodo

romano123

. La circolazione atlantica infatti presuppone la presenza di

spazi utili all’attracco, anche senza una chiara determinazione

121 Lemay, R, 1995-96, vol.9. 122 Sull’argomento J. de Alarcão 2005 123 Per Gentile Concessione della Biblioteca Nacional Digital, Mapa dos Caminhos

de Ferro Portuguezes, em I de Janeiro de 1895, No Continente e no Ultramar,

Gazeta dos Caminhos de Ferro de Portugal, 1895.

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urbanistica, messe a riparo o spiagge per poter tirare a secco le

imbarcazioni ed effettuare le concertazioni piú comuni, in zone di

fondale praticabile per il trasbordo delle merci. Nel territorio del Garb,

ricalcando le impostazioni dei precedenti abitanti, gli islamici

continuarono a prediligere una esposizione verso Sud degli approdi,

determinando, come riferisce Fernandes124

un aumento delle attività

portuarie intorno al XII secolo, ed alla crescita delle nuove realtà piú

prossime alla costa marittima, pur sempre fluviali, a discapito dei già

noti avamposti portuari di Silves, Alcàcer do Sal, Santarém. Si vuole

proporre una riflessione, come già avanzato in altre formulazioni,

sulla volontà politica di peggiorare un insabbiamento fisico naturale,

tralasciando la manutenzione di zone precedentemente al centro di

intrecci economici e politico-amministrativi.

124 Fernandes, 1987, p.85-86 apud Blot, 2003, p. 27-35

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Figura 6 Mapa 1895, Caminho de Ferro e Itinerario

romano, Mantas 1984, Cammini produttivi sovrapposti.

3.1.1 Sulla Geomorfologia Costiera

L’evoluzione di un litorale sottoposto alle necessità antropiche

presenta, tra le maggiori limitazioni, quelle del riempimento

alluvionale progressivo cui si aggiungono, come già detto,

l’oscillazione delle maree e la combinazione dell’acqua salmastra in

prossimità delle foci. Sono queste le zone predilette per l’impianto

portuario portoghese su cui gli effetti dell’insabbiamento olocenico,

assumono chiaramente il ruolo determinante nell’abitabilità umana del

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litorale125

. A questi elementi, si aggiungano le mutazioni antropiche,

orizzontali secondo Gamito126

, che respingono l’avanzata delle

mareggiate rispetto alle barriere costruite e costantemente migliorate,

salvo poi essere la principale causa del disastro provocato ai danni

dell’ambiente. Senza ricorrere a poco edificanti esempi

contemporanei, già nel 1775, Rodrigues e Magalhães riferiscono di

una legge finalizzata ad impedire lo scarico in luoghi non definiti per

l’uso, di materiali da zavorra e lapideo di risulta, onde evitare appunto

l’impraticabilità dei tratti stessi. A causa di questi e di altri elementi é

plausibile pensare, per esempio, che Silves e Tavira abbiano sofferto il

drastico allontanamento dai circuiti marittimi principali127

ed al fine di

indicarne i punti piú salienti per una corretta ricostruzione degli

eventi, si ritiene opportuno soffermarsi sul una visione idrografica

finalizzata all’archeologia del territorio in esame.

3.1.2 Idrografia e Bahr al-Garb

Il territorio occidentale della Penisola Iberica, tra i paralleli

42º09’N e 36º58’N e i meridiani 9º30’W e 6º11’W, esposto alle

condizioni meteoriche sfavorevoli di una costa scoperta, avrà sempre

attinto allo studio del carattere idrografico per meglio conoscere e

dominare i luoghi dello sfruttamento marittimo. Per addentrarsi nel

territorio della ricerca in questione, la costa sud da sempre vanta

migliori condizioni di navigabilità. Differente dal tratto in direzione

N-S tra la foce del fiume Minho a settentrione ed il Capo Vicentino,

apre ad una costa bassa e sabbiosa in cui l’imboccatura dei fiumi

poteva essere la sede portuale piú naturale, almeno sino alla punta di

Nazaré. Da qui in direzione al reliquiario del santo, la costa ingrime e

a strapiombo trova riparo su spiagge arenose da cui, all’altezza di

Peniche in direzione NW, a sei miglia dalla costa, é facile riconoscere

il gruppo di piccole isole delle Berlenga. La fisionomia del meridione

sino all’attuale imboccatura di Vila Real di S. António, si racchiude in

125 Daveau, S. 1988, p.93 126 Gamito, M.T. Júdice, 1997, pp.257-263 127 Rodrigues e Magalhães, 1997 e 2004.

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sole 90 miglia di estensione. Maggiore l’alternanza paesaggistica, tra i

già indicati strapiombi e caratteristica costa frastagliata coronata da

spiagge naturali, cui ci si avvicina solo a seguito della stima dei venti

stagionali. In inverno questi muovono predominanti da N e NW,

alternandosi a masse d’aria fredda e secca di N e NE, e lasciano il

passo ad estati piú miti, nonostante l’influenza dell’anticiclone delle

Azzorre, NE, e conseguente Depressione Termica che interessa tutta

l’Iberia.

Nel fare riferimento ad una piú approfondita lettura dei venti, i

concetti che seguono, ausiliano la comprensione del grado di difficoltà

di una navigazione di cabotaggio e l’interesse nello scegliere un riparo

rispetto ad un altro. Le variazioni dominanti lungo le linee di costa

sono infatti gli indicatori della direzione delle brezze locali, la cui

alternanza é periodica e giornaliera. Questa, confrontandosi con la

circolazione piú ampia su scala regionale, determinerà il cosí detto

regime dei venti sulla costa. I fenomeni appena enunciati causano poi

l’innalzamento del livello del mare lungo la zona di interfaccia

marittima, con particolare riferimento alle acque fredde,

condizionando in tal maniera il clima della regione. Tra il fiume

Minho ed il Capo di S. Vicente, saranno prevalenti venti di N e NW,

dal Capo di Sagres alla foce del Guadiana quelli di SW, ma nel primo

caso l’effetto delle brezze darà origine ad un aumento del vento verso

sera e conseguente diminuzione all’alba. In estate, sempre con la

stessa provenienza ma moderata intensità, si farà sentire il regime di

Nordata, da N e NNW, su tutta la linea continentale128

. Sarebbe

semplice ridurre la navigazione sulla base di queste specifiche

indicazioni, ma il quadro é notevolmente complicato dall’influenza

delle correnti, in particolare quella di deriva, dannosa al mantenimento

della rotta e dagli elementi mobili della fisionomia costiera, a sud dei

capi di maggior rilievo o nel caso specifico delle Ilhas Barreiras.

L’articolata rete acquatica deve, inoltre, tener sempre presente la

128 Trattando nello specifico la costa sud da Sagres a Lagos, qui il vento dominante é

di N, mentre da Lagos ad Est il vento dominante é di SW, cui si associano forti

depressioni, comunque piú flebili rispetto alla costa occidentale.

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variabilità del fondale nelle zone estuarine e nel corso degli stessi

fiumi.

Le sub regioni del Garb, dal confine Alentejano del Guadiana,

sfociando nell’orientale Sotavento, Barlavento, Costa Vicentina e

risalita fino al largo estuario della regione Centro del fiume Tejo, si

caratterizzano fortemente per la ricchezza fluviale di cui dispongono.

Lungo secoli, nonostante le alternanti condizioni di navigabilità,

determinate da maggiore o minore affluenza idrica, l’antropizzazione

perpetrò nello sfruttamento dei corsi d’acqua affrontando

concretamente problemi naturali come l’imbonimento. I fiumi, infatti,

costituivano come noto la principale via di comunicazione e di

mobilitazione di merci, uomini ed animali.

Figura 7 Mappa della “Provincia da Estremadura”, Atlas

Geografico das Provincias e do Reino de Portugal e Algarve, 1843,

BN Lisboa. Indicazioni: Capi e Cittá.

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Figura 8 “Reino do Algarve”, dall’autoria di Carpinetti,

1762; ri-ed. 1843.

Del Guadiana dice Idrisi (IV, 1)

“É tra questi due punti che é situata l’imboccatura del

Guadiana, che collega Mérida a Badajoz, su cui sorge il borgo

fortificato di Mértola, conosciuto per le solide mura”129

.

Questa storica via naturale utilizzata nell’avvicendamento dei

popoli appartenenti alla conca mediterranea, fu uno degli approdi

fenici nell’VIII secolo a.C., apri-strada per greci e romani,

diramazione per i prodotti dall’interno della regione. Il suo percorso

totale é di 810km, tra Spagna e Portogallo, di cui quest’ultimo ne

sfrutta solo 260km e 48km navigabili130

, tra le odierne cittadine di

Pomarão e Vila Real de Santo António. Nel periodo islamico, il ben

strutturato centro amministrativo della Myrtillis lusitana, continua a

proporsi quale avamposto fluviale per i resti di una diffusione

mineraria proveniente da Aljustrel e S.Domingos. Questo sfruttamento

129 Idrisi, IV, 1, p.261, A. Nef, 1999. 130 Secondo gli ultimi rilievi del Plano de Bacia Hidrogràfica do Guadiana, INAG,

Maio de 2000.

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registra il proprio auge nel periodo romano, epoca particolarmente

avvezza alla metallurgia data la complessa organizzazione statale, ed

il trasporto di materiale ricavato attraverso il fiume stesso, con carichi

che potessero raggiungere le 750.000 tonnellate di peso131

. Nel

periodo islamico l’estrazione doveva aver riguardato dei filoni

secondari giacché neanche il così attento Idrisi ne cita l’attività,

accezione che non manca di annotare nel caso della dorata al-Madan,

fermo restando che il territorio in questione permanesse accentratore

di raccolti e sfruttamento agricolo, oltre che boschivo. L’attività

estrattiva continua comunque sino al XIX secolo, quando Pomarão

vede i suoi natali come posto di carico delle chiatte fluviali che

consentivano il trasbordo in mare nelle stive dei velieri diretti in

Inghilterra e Germania o navi a vapore di medio tonnellaggio132

,

arenandosi in un lento declino conclusosi negli anni ’60 dello scorso

secolo. La geografia del fiume é limitata, da sempre, dall’incidente

geomorfologico della Glaciazione di Wurm, il così detto Pulo do

Lobo, frutto di una lenta risalita verso la sorgente di un’onda di

erosione regressiva che lascia un dislivello di circa 14 m tra un primo

ed un secondo letto del fiume. In questo momento presenta le

caratteristiche note sin dall’antichità, se non peggiorate, offrendo una

profondità massima di 5m, quindi inaccessibile alla navigazione di

alto cabotaggio133

.

131 in J. de Alarcão, 1987, p.124-125 apud J de Francisco Martin, 1996, p.39. 132 In riferimento al documento fotografico in Mantas, 2003, p.440-441 133 Secondo l’interpretazione della carta nautica n.26312 (IH), Lisbona.

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Figura 9 Postal, Mértola 1905 circa, Archivio Municipale

Il fiume Arade, ricordato da al-Himiari ed Idrisi quale corso

d’acqua florido e completo, cosa che realmente era, per secoli ha

mantenuto la sua navigabilità sino alla Xelb di cui sono state già

riferite le vicende storico-cronologiche, raggiungendo, senza dubbi, il

massimo della notorietà nel periodo islamico. Il corso d’acqua che

nasce nella Serra do Caldeirão, percorrendo 75km tra Silves e

Portimão per sfociare nell’Atlantico, da sempre ha sofferto quei

problemi di insabbiamento tipici della regione, ragioni che ne

determinarono, insieme ad ulteriori manovrazioni dal carattere

antropico, l’allontanamento dalle rotte nautiche importanti, favorendo

definitivamente nel XVI secolo, Vila Nova de Portimão. L’estuario

del fiume, largo 1km e lungo circa 8km, riceve come nell’antichità gli

affluenti Odelouca e Boina, soffrendo lunghi periodi di aridità che, di

conseguenza, causano una elevata salinità, riflesso dell’irruzione delle

maree oceaniche. La transizione delle masse d’acqua in entrata ed

uscita dal fiume fanno sì che si assista alla formazione di forme di

circolazione complessa, due vortici, di particolare intensità nella zona

W, al largo della costa della Praia da Rocha, meno rilevante ad E,

maggiormente prossimo alla costa, quindi in un’area con minore

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pescato del letto del fiume134

. La navigabilità, quindi, si apre a scafi

che non abbiano bisogno di profondità oltre i dieci metri (Carta

Nautica n.26310 IH), dato confermato dalla formazione costante di

lagune mobili che contornano la zona navigabile, esempio della

riduzione dell’importanza del fiume quale via di comunicazione e

impiego dello stesso a scopo di pesca locale e contatto tra brevi

distanze. Nel periodo islamico il fiume avrà servito e dominato un

territorio che dall’estuario risalisse sino alla vertente SE della Serra de

Monchique, diffondendo prodotti agricoli, forestali ed elaborati

artigianali di notevole fattezza.

Il fiume Sado si manteneva navigabile fino al Porto del Rey,

ancora nel XVI secolo, confermandosi un avamposto importante per

lo stivaggio del grano raccolto nella regione alentejana, prima di

essere introdotto nei mercati di Lisbona e Alcàcer do Sal.

Quest’ultima sfruttò e tutt’ora approfitta la conformazione del fiume

per la lavorazione del sale, almeno sin dal periodo romano135

, data la

comprovata formazione di agglomerati detritici che abbiano, lungo i

secoli, costituito vere e proprie isole e incanalamenti, simili a quelle

del fiume Mira in prossimità di Vila Nova de Milfontes, come ancora

riferiva J. Leite de Vasconcelos nel 1905136

. La foce del fiume é nella

Serra da Vigia, mentre questi si dirama per 180km fino alla foce che

sbocca nell’Atlantico, in prossimità di Setubal, lasciando qui anche le

acque dell’affluente Odivelas, seguendo un andamento SN al principio

e poi allineandosi su un asse WE comune agli altri corsi d’acqua

portoghesi137

. Setúbal - Sh.tûb.r, il Sado per Idrisi (IV, 1), é descritto

quale “grande fiume, che é risalito da una quantità di imbarcazioni e

di navi destinate ai viaggi” a cui si aggiunga una importante attività di

costruzione navale, ancora oggi presente proseguendo dal braccio di

entrata del porto di Setúbal, negli odierni cantieri della Setnave,

134 de Almeida 2007, p. 230 135

Sulla fattezza fenicia Mayer F, da Silva, C T, 1996 136

VASCONCELOS, J. L. (1897-1905-1913) p. 17-18

137 Plano da Bacia Hidrogràfica do rio Sado, vol.I, INAG, Ottobre 2003.

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riutilizzo lavorativo di un’area dell’estuario compresa tra Carraca fino

alla Ilha do Cavalo (carta nautica n.26308/9 (IH)).

A testimoniare questa continuità interviene il relitto della

Penisola di Tróia, Navio Tróia 1, del XIX secolo. La scoperta del

dicembre del 2012, identifica un’ampia dispersione di materiali,

deposito del relitto e concrezione degli stessi nel sottosuolo fangoso.

Dal naufragio provengono tratti del torello, la ruota di prua, parte della

coperta, il paramezzale, sette ancore, quattro sartie, un cavo, caviglie

in ferro e bronzo, una placca di piombo ed una funzionale teiera. Il

dato più importante però é la percezione di una navigazione perpetrata

sino al XIX secolo, da parte di velieri di grandi dimensioni,

sicuramente soggetti di un sistema di rotte commerciali e marittime

nella regione del Sado. 138

Figura 10 Foto odierna, regione del Sado: attracco

imbonito. Gentilezza di S. Bombico.

Il Tago nasce sulla serra spagnola di Albaracim scendendo

rapido per 130km, confluendo nel Guadiela e nella pianura soave di

Castela-a-Nova, per poi ripetersi in un secondo declivio in prossimità

138 Gentilezza del Dottor Adolfo Martins, direttore responsabile del progetto per la

conservazione in situ.

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di Alcântara. Una volta in Portogallo il registro idrografico cambia

sembianze, divenendo un susseguirsi di interruzioni e discese che non

impediscono però la comunicazione da sempre attiva e tutt’ora

continua tra le due sponde. Il riparo offerto infatti, é propizio per lo

sviluppo portuario (Carta nautica n.26307 IH), con particolare

riferimento al tratto compreso tra Sacavém e Vila Franca de Xira.

Questa via di comunicazione, fondamentale per tutto il periodo

medievale e nello slancio per la conquista delle colonie del XVI

secolo, vive anch’essa le dinamiche tipiche dei corsi portoghesi con

andamento WE. L’insabbiamento, nello specifico, era già noto a

Filippo II di Spagna tanto da incaricare João Battista Antonelli per

sondarne la pescabilità e consentire il contatto sino ad Aranjuez,

favorendo trasporti pesanti come per il marmo di Estremoz che

raggiungeva il porto di Escurial139

. Testimonianza dei tratti navigabili

sono le gomene atte a facilitare la risalita fino a Toledo, giacché le

repentine variazioni nel letto del fiume e del livello dell’acqua

l’avrebbero resa impossibile. Due canion antichi, Belver e Fratel, oggi

sede di una diga, spiegano a fondo questa conclamata difficoltà.

Inoltre, ancora oggi, le alternanze dovute all’irruzione dell’Atlantico

nel fiume sono violentissime, lasciando poi il passo ad impressionanti

secche che rendono assolutamente impossibile qualsiasi tipo di

navigazione, così come é avvenuto rispettivamente per i due

significativi episodi nel maggio 1997 e nel Gennaio del 2001, nel

tratto presso Santarèm.

Gli attracchi lungo tutta l’epoca antica e medievale si sono

diffusi sul margine destro del fiume, all’incirca tra la Torre di Belem

ed il Cais do Sodré. Quest’ultimo tratto urbano é oggetto di studio

intensivo e, felicemente, restituisce conferme per le ipotesi di

localizzazione delle strutture portuarie lisbonesi, oltre ad una serie di

vestigi marittimi di alto prestigio140

. L’accesso a queste zone avviene

139 Salvador Sà da Nogueira, 1946, p.688-689. (Gazeta dos Caminhos de Ferro,

n.1412, 16/10/1946) 140 Seguono specifiche dettagliate in merito nel capitolo che segue, informazioni non

ancora pubbliche, gentilezza della ERA Aqueológica, Lisboa 2013.

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tutt’ora tramite due bracci, uno di piccole dimensioni che attraversa la

baia di Cascais, uno maggiore all’altezza della rientranza, confluendo

in un lungo canale di circa 11km. Questo tratto é particolarmente

sottoposto ad insabbiamento ed esposto ai venti di S, SW e W,

rendendolo impraticabile. Le maree quindi gestiscono l’accesso ad

alcune delle cale minori, adesso parti integranti della riserva naturale

del fiume.

Nel volgere in maniera più dettagliata lo sguardo all’estuario

del Tago, la caratteristica della sua estensione risulta nell’allineamento

dei bassifondi rispetto alla direzione portante dei venti, costituendo in

modo naturale le spiagge sabbiose, come quelle tra Alcochete e

Alfeite. Ancora una volta é il caso di soffermarsi sulla

consequenzialità tra la formazione di queste spiagge, a seguito della

spinta dell’onda locale ed il fatto che gli estuari risultino le zone di

maggiore accumulo al contrario della costa marittima o il blando

scambio idrico delle zone lagunari, piuttosto argillose. La

caratterizzazione antropica quindi, così come negli studi indicati di

Blot, Nordstrom, Polanyi tra gli altri, porta con convinzione ad

affermare la continuità nello sfruttamento dei suoi circa 320 km2 di

superficie, dei suoi canali, estese zone lacustri e rientranze in

particolar modo sul margine sinistro141

Figura 11 Margine del Tago, Cais da Amoreira, 1930 circa.

Foto di V. Arrais in Arquivo Fotografico Social. Lisbona

141 Con riferimento alle rientranze naturali di Montijo, Barreiro, Seixal.

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Figura 12 Carta litografica: costa sud del Portogallo, Cabo

de Santa Maria- Guadiana, 1920.

Gli elementi morfologici e idrografici sono, in conclusione, la

testimonianza odierna per la lettura di avvenimenti caratterizzanti il

periodo del declino del Garb. Il XIII secolo sancisce, riassumendo, un

violento e riconosciuto insabbiamento da cui il Tago ed il suo estuario

si elevano grazie a due fattori. In primo luogo la volontà di una

politica atta ad allontanare dalle porte, porti del sud, le sedi del potere

amministrativo-navale, ponendo un termine anche spaziale

all’avvicendamento cristiano. In secondo luogo, non meno

importante, la dinamica per cui i limiti di risalita delle acque

oceaniche caratterizzino il Tago come avamposto di maggiore

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incursione nautica, rispetto le meridionali strade idrografiche già in

declino142

. A questo si aggiunga che la decadenza delle lagune, a

partire dal XV secolo nei casi di Aveiro, Alcobaça e Óbidos, avrebbe

poi costretto i marinai ad uno spostamento sull’Atlantico. Óbidos in

particolare riverserà la sua intera flotta su Peniche, riparo naturale a

fronte di una costa frastagliata e banchi di roccia affioranti nel sito del

naufragio romano dei Cortiçais143

. La cittadina come presumibile,

lascerà testimonianze linguistiche a richiamo dell’attività ittica, in un

miscuglio di tradizioni trasversali che etnograficamente si svelano con

facilità ancora oggi144

.

L’argomento nella sua complessità sarà accolto con più ampia

esposizione e dettagli narrativi nel corso del capitolo, volendo qui

essenzialmente sottolineare come una possibile selezione fisica

naturale abbia caratterizzato, a scapito degli altri, l’estuario del Tago e

quindi Lisbona, elemento di spicco nella nautica post-Riconquista.

A fronte della presentazione idrografica, per ultimo, è

necessario fare riferimento al sistema di successione peninsulare

costituito da Ancão, Barreta o Deserta, Culatra, Armona, Tavira,

Cabanas e Cacela e relativi canali acquatici di collegamento verso al-

Bahr-al-A’zam145

. A rifinire il Garb e la Penisola Iberica, quindi, si

staglia il corollario delle Ilhas Barreiras, erroneamente definite Ria

Formosa, ad W della provincia di al-F.q.r146

. Tecnicamente

Weinholtz, già nel 1978, aveva rilevato la deriva delle isole da

ponente a levante. Queste, raggiunta una posizione limite, subiscono il

noto insabbiamento e nuovamente si predispongono all’apertura di

fughe o canali rivolti a occidente, annullandone quindi l’effetto. La

migrazione longitudinale del litorale è da sempre in atto.147

Questa si

deve, come presumibile, all’elevazione del livello medio marittimo,

142 Lousada 1995 143Blot, J. Y. et alii, 2005 apud Amato, A. e Bombico, S., 2013 144 in Atlas Linguístico do Litoral Português, Vitorino, 1987, apud Mattoso, 1997,

p.382 145 Idrisi, IV, 1 146 Idrisi, IV, 1 147 Si eluderanno in questa formulazione i fenomeni caratteristici dell’elevazione del

livello medio del mare: salti oceanici, trasporto eolico, inondazione dei delta.

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all’erosione dei bacini d’acqua salmastra e all’attività antropica a tratti

invasiva. In mancanza però di un affluente diretto importante e con

un’ampiezza massima delle maree intorno ai 3,5m, l’esistenza stessa

della penisola dovrebbe essere a rischio. L’interpretazione che il

presente studio avanza in merito al mantenimento di questo singolare

sistema, potrebbe trovarsi nel taglio, vero e proprio Canion, fronte

stante Faro, causa di un movimento di risalita delle sabbie immerse a

ogni innalzamento di marea. (FIG 13)

Figura 13 Vista generale del livello idrografico / Particolare

di un accumulo salino e Canion di Faro. Immagini digitali del

rilievo batimetrico a sud della costa dell’Algarve. Giugno-Luglio

2004, progetto NRP “Carlos I”, MATESPRO

È, infatti, poco credibile un apporto del fiume Guadiana,

lontano parecchie miglia oltre che sottovento, in direzione WE, legato

alla deriva annuale. Il triangolo, definito dall’accumulo insulare, non

rende però possibile alcun tipo di stanziamento antropico di lunga

durata, nonostante la contemporaneità abbia imposto una presenza

fisica, alquanto violenta rispetto al naturale decorso della Ria. Sempre

secondo gli studi di Weinholtz, la spiaggia di Faro, totalmente rivolta

ad occidente della penisola di Ancão, subisce un indietreggiamento

evidente, registrato tra il 1945 ed il 1964 di poco più che 34m148

. Sulla

base di questo rilievo, facendo i dovuti distinguo e a causa della quasi

totale mancanza di abitazioni stabili, si potrebbe effettuare una

forzatura matematica dell’evoluzione di questa spiaggia. In

148 Direcção Geral dos Portos, Weinholtz 1978

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corrispondenza con un indietreggiamento di circa 1,7m annui, in un

secolo se ne registrerebbero ben 170m, cifre incredibili per gli ultimi

sette secoli, quasi in concomitanza con la Riconquista. Sarebbe

spiegata la probabile assenza della citazione idrisiana: 120Km di

spiaggia motiverebbe di certo una tale distrazione, nonostante il

carattere fantasioso della ricostruzione. I conti sembrano

innegabilmente eccessivi, ancor più alla luce della testimonianza

fornita nel XVII secolo da Alexandro Massaii, secondo cui

“Codesta Città di Faro è deviata dalla barra mobile, costituita

dalla restrizione delle isole barriera a una distanza di una lega e

mezzo149

dal largo e formoso Fiume Salguado, e navigabile anche; in

questo entrano, per avere fondo il detto fiume nell’entrata della barra

ventinove palmi nelle acque maggiori, e così vi possono addentrare

navi di 200 tonnellate e nelle acque rotonde vi sono ventidue palmi e

così possono entrare navi di 150 tonnellate e poiché nella parte bassa

vi sono sedici palmi, e poiché è confermato, possono entrare navi di

cento tonnellate, questo dicono i piloti da terra e che se le navi

entrassero una a seguito dell’altra ne entrerebbero molte di più, e che

in questo fiume entrò la grande galera São Mateus, una non comune

di 800 tonnellate”150

.

Tralasciando l’affascinante calcolo storico, l’evoluzione di

questo tratto di costa, storicamente florido e innegabilmente

affascinante, fissa la linfa vitale di alcune delle isole, Ilha da Culatra e

Arraial do Barril, nell’attività peschiera, unica fonte di sviluppo

insieme al turismo.

Invece, il caso di Cacela Velha, a oriente del sistema della Ria

Formosa, é più favorevole all’interpretazione archeologica. Il nucleo

storico, sovrastante un incantevole ambiente naturale circostante, fa

capo al periodo pre-romano. Proprio la naturale fusione con

149 Distanza ottenuta dalla traduzione di legua e meja, appunto corrispondente a

cinque km e mezzo. 150 Vieira da Silva, apud Castelo-Branco 1958, pp.58-66, apud Blot 2003, p. 295.

Traduzione: Colecção Olisiponense -, n. 1160: Descripção Do Reino Do Algarve,

fol. 23 r.

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l’elemento acquatico innalzò il centro ad avamposto commerciale, in

stretta connessione con il Mediterraneo, e base militare romana non

indifferente alle successive mire strategiche dell’Islam d’Occidente. Il

suo status è superiore a quello della vicina Tavira nel periodo del

Garb, senza mai tralasciare la produzione dell’entroterra agricolo, a

grandi linee compreso tra la zona pianeggiante e la prima fascia della

secca. Al X secolo risale una lapide del vescovo mossarabo Iulianus,

ritrovata dall’altrettanto archeologico Estàcio da Veiga, 1871, in

località Fonte Salgada, probabilmente proveniente dalle manifatture

andaluse151

.

La fortuna di Tavira e del suo tratto di mare si intensificano

però di seguito, dato che con il passaggio del XIII secolo e la naturale

evoluzione del sistema peninsulare, la Riconquista necessitava

dell’avamposto per l’Ordine di Santiago152

. L’innalzamento del livello

del mare, repentino quanto sistematico, motiva la sommersione attuale

di parte della muraglia ripristinata e rinforzata da D.Afonso III.

Con riferimento ai valori enunciati, parte di una più prolissa

discussione sul sistema integrale delle Ilhas Barreiras, la dinamicità di

queste é altissima. Come diretta conseguenza, la vulnerabilità ha

condotto da sempre ad intervenire in maniera antropica, spesso

peggiorando il naturale slittamento laterale delle isole. La percezione

morfologica e idrografica di questo litorale e ramificazioni fluviali,

unicum in evoluzione, é inevitabile per acquisire quelle conoscenze

fondamentali alla geografia dei luoghi correlati e da questo

dipendenti153

.

La labilità di questo contesto sembra quasi essere il paradigma

dello studio archeologico sull’interfaccia acquatica.

151 Dias, Alves M. M., 1999, p. 11 152 D. Afonso III in data 6 Janeiro 1272, da Silva Marquez, J. M., Iria, A., 1944. 153 L’opera molto decorativa poco corografica di Teixeira P, in Atlas del Rey

Planeta, 1634, rivela con i disegni di Faro e Tavira, fogli 20 e 21, tutta

l’approssimazione dell’approccio, nonchè Mantas, 2000

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3.2 Archeologia del territorio del Garb, ovvero

“Computações estatísticas entremeadas de dados históricos”154

Nel campionario appena esposto di virtuosismi idro-

morfologici, il Garb islamico appone con le sue geografie letterarie,

un distinguo territoriale molto netto: Andalus al-Xarqí ed Al-Garbí155

.

L’occidente, il Garb appunto, risponde alle dinamiche fluviali, punti in

cui i corsi d’acqua danno luogo all’incontro mai violento con il Mar

das Trevas, a piogge spinte dai venti occidentali, nozioni utili alla

giornaliera navigazione di cabotaggio. Si é portati però a commettere,

almeno sino a qualche tempo fa, errori valutativi dello sfruttamento

del territorio, come per esempio é avvenuto con le miniere già citate,

limitandone l’uso al solo periodo romano. Al-Razi, invece, ci informa

sulle vene di estrazione di oro fino, presso Almada, giacché i metalli

preziosi accompagnano questa come altre civilizzazioni, rendendo

unico il territorio che li possiede. Già la lavorazione del ferro non

riscontra tanta risonanza, essendo diffusa e all’ordine della

quotidianità.

A scopo esemplificativo, l’Anonimo di Rabat, nel tramandare

informazioni su Porto-Portuqal, Santarèm e Silves, accenna così ad

al-Uxbuna

“Nel distretto territoriale di Lisbona, confinante con quello di

Santarèm, vi sono miniere d’oro. In queste esiste miele che si colloca

in sacchi di katàn –lino- e non si nota umidità, poiché è come lo

zucchero…”156

.

Gli elementi di questa lettura sono valiosi come i metalli a cui

si riferisce. In primo luogo la testimonianza secondo cui le miniere

rendano il punto sulla prosperità perlomeno economica di una regione

154 “Computazioni statistiche impregnate di dati storici”, letteralmente, da Júlio de

Castilho, fine XX secolo, a riguardo dell’antico porto di Lisbona. Castilho,

MDCCCXCIII, p.xi 155 Al-Razí, Ed.: III, p. 337; trad.RL, p. 73 156 B.Coelho 1989, p.120.

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tanto vasta, causa al tempo stesso di ambizioni di conquista.

Etimologicamente dorato come Al-Madan, il miele denso, corrisponde

a una licenza poetica o, più praticamente, fornisce un elemento di

riflessione sulla tipologia di trasporto. La sostituzione di contenitori

anforici con materiale degradabile organico, katàn e botti, possono far

comprendere la scarsa permanenza acquatica sia del carico che dello

scafo157

. La sempre più minata relazione causa-effetto sulla

diminuzione dei grandi traffici a favore dell’aumento del commercio a

carattere regionale, sarebbe da leggere come un cambiamento

morfologico nella tipologia dei trasporti158

.

Allo stesso modo, prima di addentrarci nella Archeologia

Territoriale del Garb, si vuole spostare il punto di osservazione sulla

così detta Atlantizzazione, per primo suggerita da J.Cortesão, come

fase di colonizzazione sistematica della costa atlantica. Il cospicuo

raffronto con Ribeiro sui punti salienti di questa dinamica storica –

mancanza di fondazioni romane litoranee, centri amministrativi rivolti

all’interno, modesta fattezza dei nuclei urbani sul litorale-159

vede

un’eccezione algarvia che ha condotto alla reinterpretazione in

elaborati scientifici più recenti160

. Negli esempi che si potrebbero

proporre, come quelli del Sado e del Tago, si mostra con maggiore

evidenza un carattere predominante: indipendentemente dal fatto che

il nucleo urbano fosse più o meno costiero, la vocazione marittima é

innegabile. Scallabris ne é l’esempio, si situa all’interno del Tago

concedendosi un contatto diretto tramite lo stesso fiume, verso le rotte

marittime, emulata senza dubbi di smentita dall’allora Olisipo161

. Allo

stesso modo si comporta il basso Sado, di cui nucleo accentratore nel

periodo antico é Salacia, propensa allo sfruttamento dell’estuario già

157 Sulla questione della formazione del sito archeologico subacqueo legato alla

presenza di un naufragio: Beltrame 1994. 158 Sin dal relitto di Grado, II secolo d.C., Adriatico settentrionale, la restituzione di

contenitori in legno per materiale vitreo di riuso, spingono a ritenere la modalità

diffusa. Auriemma 2000, p.27-51 159 Ribeiro 1977 160 Edmondson 1987, Mantas 1990, Blot 2003. 161 Fabião 2009

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interessato dalla presenza di Abul e Setúbal162

, poi accresciute dallo

sbocciare di Troia e di tutta l’area involvente163

.

È proprio dalla regione del Tago, che si incomincia a marcare

quella definizione archeologico-territoriale profondamente voluta da

questo lavoro, da cui ricavare l’elevata determinazione acquatica del

Garb e la sua preponderante affinità marittima.

Figura 14 Luftschiff Zeppelin 129, “Hindenburg over Lisbon” - Settembre 1936,

raccolta storica municipale.

3.2.1 Al-Uxbuna

Al-Uxbuna164

, ultimo porto del Mediterraneo, parafrasando

volutamente S. Macias che ne usa l’accezione per Mértola. L’attuale

Lisbona e territorio complesso, coordinate “L 6° 5°, I 42° 4°’”,

corrispondenti alle attuali N. 38°43’, W. 9° 08'165

, vive tutte le

162 Silva e Soares, 1986 apud Fabião 2009 163 Silva e Soares 1986, Silva 1996, Fabião 2009, apud Bombico 2012, p. 99-106. 164 Il nome arabo della città subisce vocalizzazioni divenendo Lixbuna. Dell’era romana invece la denotazione Olisipo, secondo studi J. L. Cardoso e A.V. da Silva,

1960 su note di Samuel Bochard, XVIII secolo. Molto dubbiosa è la

caratterizzazione del toponimo secondo i termini fenici “alis” e “ubbo”, “insenatura

felice” che lo caratterizzerebbero; l’ambito cronologico si aggira intorno al VI-III

a.C. Vieira da Silva 1960, III, pp. 312-331. In piú sul territorio di prima occupazione

lusitania, evoluzione toponimica e continuità fenicia su base

orientalizzante/indigena, vedere Mantas 2003. 165 Ibne Sìde Almagribi la cui Geografia è stata da poco ripubblicata. BIBLIO

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dinamiche simili mediterranee di un impianto fluviale a connotazione

marittima. Se la prima occupazione avrà avuto luogo nella zona oltre

l’attuale Baixa, denotando subito un notevole allontanamento del

margine fluviale, il centro sfrutta tutti i vantaggi di un impianto

collinare. I frequenti fenomeni alluvionali, alterazioni del livello

marittimo e molteplici azioni di carattere antropico, vengono

ulteriormente sconvolte con gli effetti dei noti terremoti occorsi nel

XIV e XVI secolo, oltre alla devastazione del sisma del giorno 1

novembre del 1755.

Dall’antica Olisipo alla islamica al-Uxbuna, le testimonianze

sono molte e continuate. La forzata transizione tra l’area

dell’Andalusia, i contatti col Mediterraneo e la zona maggiormente

rivolta all’Atlantico che si affacciava a Nord nei domini della cultura

di Castiglia, fanno il resto.

Strabone ne riferisce le caratteristiche portuarie, attribuendo al

Tago la capacità di accogliere navi da 10000 anfore166

, ponendo

l’accento sull’importanza, ai fini della navigazione fluviale,

dell’innalzamento delle maree di cui prima, fenomeno che gli antichi

registravano nel tratto che da Lisbona giunge fino al Cabo de S.

Vicente. Rivolgendosi all’interno, il Tago e Lisbona si legano nel

contatto tra i margini opposti dell’ampio estuario, verso i centri

economici minori, e nel basso cabotaggio con l’estuario del fiume

Sado e principali porti. La contiguità fino al Cabo Espichel, era

favorita dal breve tratto da attraversare in mare aperto e dal riparo che

il braccio di terra culminante fornisce, costituito dal Cabo da Roca, in

uno scenario nautico arricchito da molteplici tipi di imbarcazioni,

rispondenti a impieghi fluviali e marittimi.167

Un certo silenzio é, come per tutta l’area di studio, sofferto

anche dalla Lisbona del periodo islamico, ad eccezione delle raccolte

166 Strabone III, 2, 4-5; III, 3, 1 167 I collegamenti terrestri sono altrettanto sviluppati. Si prenda ad esempio

l’Itinerarium Antoninum che la lega direttamente, tra gli altri, ai centri romani di

Salacia e Pax Julia.

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di documenti proposte da Borges Coelho, 1972-75. Questo ritardo in

relazione agli altri centri di studio permanenti, presenti in Portogallo,

vede una virata verso la fine del secolo appena trascorso. Non é quindi

da stupirsi se il rinvenimento della zona portuaria estuaria é legata agli

accompagnamenti di carattere archeologico degli ultimi anni, cui

corrisponde un picco di informazioni molto fortunato168

.

3.2.2.I Archeologia e connotazione marittima

Le evidenze maggiormente caratterizzanti l’archeologia

acquatica di Lisbona, prendono le mosse dall’Olisipo fenicia e greca,

nonché lusitana. Per entrare subito nel merito, presso la Rua dos

Franqueiros si situa una fabbrica di lavorazione ittica, contornata da

un complesso abitativo destinato probabilmente agli stessi

officinatores; la provincia romana aveva in Olisipo un punto di

riferimento produttivo, di fronte ad una continuità attestata dalla

permanenza di questo stabilimento per lo meno fino al V secolo.169

I

commerci sono, tra gli altri, testimoniati da rinvenimenti di produzioni

orientali, Anatolia, Cipro, Rodi, tanto nel periodo Tardo Antico,

quanto nell’arco di tempo che intercorre tra il V e VII sec. d.C170

. I

traffici su lunga distanza, con partenza dalle coste portoghesi, prima

del Garb, ancor prima lusitane, indicano in Olisipo, il luogo da cui con

probabilità salparono i relitti Chrétienne D e Randello, ed i loro

carichi di anfore lusitane171

. La struttura urbana in cui questo

andirivieni di merci si colloca, grossomodo vede la propria

conformazione inalterata sino al citato avvenimento tettonico e

seguente maremoto, alla metà del secolo XVIII. Il circuito cui far

riferimento, doveva estendersi tra il Castelo de São Jorge, Alfama,

168 Le informazioni sono gentilmente concesse dalla Cooperativa Arqueologica ERA

che attua negli scabi in corso. 169 Alarcão 1988, pp.122-127, mappa n° 5b, c; Carvalho Almeida 1996, pp.144-149

apud Blot 2003, p. 239 170 Diogo 2000, pp. 163 ss. 171 Mantas 2003, p.23.

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Rua dos Bacalhoeiros, incidendo nella zona di ante faccia portuaria

della Rua Augusta sino al Chefariz d’El Rei.

La Lisbona Islamica, periferica in un primo momento rispetto

alla regione del Garb, mantiene lo stesso sfruttamento urbano e

caratterizzazione navale, magari soffrendo un mancato spicco

amministrativo che le sarà riconosciuto nella fase della Riconquista e

a seguire. Gli interventi, come accennato, di archeologia dal carattere

urbano, hanno quindi fornito i tasselli necessari alla ricostruzione

topografica della sua cerchia storica. Nello specifico si tratta del

Bairro Alto, Madragoa, Lapa, fronte fluviale compreso tra Santa

Apolonia e Belem172

. I principali elementi islamici si comprendono

quindi in uno spazio delimitato dalla Praça Nova del Castelo de São

Jorge173

, il quartiere Nord Ovest rispetto la centrale Praça da Figuéira,

resti occupazionali del claustro della Sé. A questi si aggiungano il

Núcleo Arqueológico della Rua dos Correeiros, gli Armazéns Sommer

oltre alla Fundação Ricardo Espírito Santo Silva. A completare il

sistema urbano articolato in abitazioni dalle fattezze tipiche islamiche,

giungono a conferma dell’organizzazione spaziale, le zone di scarto

dei prodotti di uso quotidiano, frequenti e necessariamente associate

alle zone abitate. Sono queste identificabili ancora una volta nel

complesso Núcleo Arqueológico Rua dos Correeiros (BCP), presso la

zona Mandarim Chinês, nuovamente a Praça da Figueira e contiguo

Rossio, Zara/ Rua Augusta, e località prossima al margine della Casa

dos Bicos, o ancora il Largo Chafariz de Dentro e Alijube-Rua

Augusto Rosa174

. I silos completano la lettura, proponendosi, come si

vedrà per altre città del Garb, quali elementi imprescindibili in

contestualizzazioni storiche spesso sull’orlo di rescissioni territoriali,

172 Tra i progetti urbani voluti dagli organismi municipali, si ricordi POILIX 1997-

2006, sulla produzione ceramica nel quartiere W, equipe PNTA/1999; Siti islamici Peninsulari 2000-2001; studio sulla Cerca Moura de Lisboa, ad opera della Câmara

Municipal de Lisboa.

173 Progetto Integrato nella Alcàçova do Castelo de São Jorge – Direcção Regional

de Cultura de Lisboa e Vale do Tejo e CML, 1996.

174 Bugalhão J, et alii, 2005, pp.113-134

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indispensabili quindi in periodi di assedio cittadino, fornendo

l’apporto di prodotti per la popolazione che non poteva avere accesso

ai territori extramurali175

. Alcuni di questi, identificati nel contesto

urbano si trovano presso la Fundação Ricardo Espírito Santo Silva,

l’articolata Praça da Figueira, in prossimità del Palàcio dos Condes de

Penafiel, nella Rua de São Mamede, e Largo da Porta do Sol176

.

Questi elementi denunciano processi produttivi e di utilizzo, tipici

della cultura islamica, collegati allo sfuttamento agricolo di terreni

appena fuori il nucleo urbano.

Anche la delimitazione fornita dalle fortificazioni prende

spunto e conferma dalle fonti letterarie. Le muraglie con fondazione

romana in due periodi, Alto e Basso impero, offrono lo slancio al

rinforzo del periodo islamico per lo meno dal XI secolo, anche

secondo la descrizione di Al-Bakri177

. I lavori condotti nella Fundação

Ricardo Espírito Santo Silva, Rua de São João da Praça, Rua da

Judiaria, Casa dos Bicos, Armazém Sommer, e nel Pàtio da Senhora

da Murça, permettono l’identificazione di tratti, fondazioni,

paramenti, torrioni178

.

Idrisi ci riferisce

“Lisbona é costituita sul margine settentrionale del fiume cui

si attribuisce il nome di Tejo. Questo fiume é quello sul quale si

colloca Toledo. La sua larghezza, vicino a Lisbona, é di 6 miglia e la

marea sia colmando che svuotando, si fa sentire fortemente lì. É una

bella città che si estende lungo il fiume. Ha muraglia e una

fortificazione inespugnabile. Nel mezzo della città vi sono fonti di

acqua calda sia in Inverno che in Estate. Lisbona si trova vicina al

Mare delle Tenebre (Oceano Atlantico) e sul margine opposto, di

fronte a questa, si trova il Forte de Almada, così chiamato perché,

con effetto, il mare lancia lì paglie d’oro sulla spiaggia. Quando viene

175 Un esempio di silos riferibili al XII secolo, proviene da Palmela, Rua de

Nenhures, portati alla luce nel 2005. FIG. 7 in Fernandes Ferreira, I C, 2009, p.399 176 Bugalhão J 2003 e Bugalhão J, Gomes Martínez S, 2005, pp.237-262 177 Sidarus e Rei, 2001, p.46 178 Bugalhão J 2009, p. 383

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108

l’Inverno, gli abitanti della regione vanno presso la fonte alla ricerca

di questo metallo e lì si dedicano a questo fino a quando dura

l’Inverno. È un fatto straordinario, che abbiamo avuto modo di vedere

con i nostri stessi occhi. Fu dalla città di Lisbona che avvenne la

partenza degli avventurieri che navigarono attraverso il Mare delle

Tenebre, per sapere ciò che vi era lì e verificare i suoi limiti, come

abbiamo detto. In Lisbona, in un luogo vicino all’Alfama, vi é una

strada il cui nome si relaziona con questi, conosciuta come ‘Rua dos

Avventurieros ‘ -ossia Via degli Avventurieri“179

.

L’elemento più saliente é la nota navigazione dei fratelli

Margurins, gli avventurieri mossarabi, originari di Lisbona, che vide

questi salpare agli inizi del XII secolo verso le coste dell’Africa. Tutti

gli indizi porterebbero ad identificare in una tipologia di qārib latino

da pesca, probabile proprietà dei fratelli, il mezzo per la traversata.

L’equipaggio di sette elementi, numero costantemente richiamante la

sacralità della spedizione, avrebbe attinto alle nozioni astronomiche di

cui prima. É però più avvincente, ai fini archeologici, evidenziare

l’attenzione degli scritti alle strutture del castello e della muraglia, a

contornare la zona urbana. Il numero di porte per l’accesso é

abbondante: a Sud, la Porta do Mar -Bab al Bahr, ad Est la Porta de

Alfama -Bab al Hania, in prossima della fonte termale nel Largo de

Chafariz de Dentro, e la Porta do Cimitério -Bab al Makbar. Ad

Ovest la Porta de Fresta -Bab al Hola- e ancora la Porta de Ocidente

-Bab al-Garb, con particolare ornamento, in prossimità del Largo

dove si situa l’attuale Cattedrale180

.

A sottolineare l’attenzione storica ricorrente della zona, dal

Largo della Sé proviene un tesoretto numismatico181

da cui é possibile

attestare l’ovvia circolazione monetaria, ed al tempo stesso evincere la

179 Idrisi, dalla Description de l’Afrique et de l’Espagne, in Levy-Provençal, apud

Borges Coelho, 1989. 180 Qui sarebbe possibile identificare la sede del luogo di culto islamico, alla luce di

alcuni compartimenti, di cui uno a botte, e rinvenimento di decorazione a motivi

rossi. IN riferimento a Matos 1994, Torres e Macias 1998, Matos 2001, Dias et alii

2001 181 Dias et alii, 2001

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109

mancanza di un conio proprio della città, come invece era nel caso di

Mértola, Silves o Beja.

Le acque del Tago che con forza battevano sulle mura del

quartiere di Alfama, offrono come nel caso di Silves, il territorio di

confronto bellico navale contro le forze normanne che

“raggiungevano con la coperta il limite delle mura dell’Alfama”182

(Idrisi IV, 1).

Il motivo di tanta attenzione a questa città può essere ricercato

nella produttività e ricchezza di materie prime. La zona forniva, con

un picco tra i secoli XI e XII, ceramiche tanto comuni quanto di più

raffinata elaborazione, da quelle dipinte alla corda secca totale 183

.

Conseguente a questa produzione, la diffusione dei prodotti, regolare

sul territorio, radicata in forme di scambio articolate e i cui vestigi

offrono la possibilità di leggere un fruitore abituato al bello. Corda

secca totale o parziale, verde e manganese, ceramica dipinta in rosso e

in nero, importazioni da Cordova, Dénia, Toledo, Pechina, Almeria,

nonché contatti con il territorio circostante un po’ a macchia di

leopardo, da ricondurre alla fruizione economica e sociale delle

fortificazioni che la circondavano, come nel caso di Palmela.

3.2.1.II La zona portuaria

Come già avanzato in questo paragrafo riguardante l’attuale

capitale, la ricostruzione della maglia urbana presenta le proprie

limitazioni, non tanto interpretative, quanto contestualizzate alla

costante occupazione dei luoghi, alla fruizione degli stessi ed agli

elementi catastrofici che l’hanno coinvolto. La necessità di distanziare

in qualche modo, la trama urbana dalla pressante vicinanza fluviale,

deve aver condotto nel XVIII secolo all’ampliamento di zone proprio

182 Con riferimento agli anunciati scontri del IX secolo, in Levy–Provençal Historia

de l’Espagne Mussulmane, 1938 apud Coelho 1972 e Nef 1999, p.267 183 Gomes et alii, 2006

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a scapito del margine fluviale, senza mai sacrificarne la funzione. Un

esempio é costituito dalla Praça do Comércio.

Nell’epoca imperiale il porto doveva sfruttare i bacini naturali

già indicati, attuando presso insenature comprese tra il margine del

fiume, per poi rivolgersi verso occidente, prolungandosi sino al Rossio

o in prossimità di questo. Fondamentali alle interpretazioni tutt’ora in

corso, i primi studi topografici condotti in località S. Domingo, in cui

é stata identificata una parete-argine artificiale e la citata Rua das

Canastas, in cui una struttura semicircolare, struttura già attribuita al

resto di una banchina di attracco, in realtà si rivela la base di una torre

romana184

. Gli interventi si sono poi susseguiti tra gli anni Ottanta e

Novanta, contemplando le perdite addotte dal noto incendio del 1984

nella zona di Chiado, indagini a cura delle istituzioni comunali,

patrocinate dal Banco Comercial de Portugal ed ex IPA, attuale

IGESPAR. La conferma degli ultimi anni, a seguito dei lavori di scavo

eseguiti per conto della Câmara Municipal de Lisboa, ad onere della

Cooperativa ERA Arqueologia, confermano e aprono l’orizzonte

verso ulteriori tematiche.

Sommariamente il porto deve aver mantenuto una

localizzazione quasi costante, avanzando o slittando sul margine per

meri ragioni logistiche o avvenimenti straordinari. Quando il 28

giugno 1147 D.Afonso Henrique fa il suo ingresso con una flotta,

secondo le fonti, di 164 navi ed un esercito di ben 13000 crociati185

, il

luogo doveva presentarsi all’incirca come si può intravedere dalle

rappresentazioni di inizio XVI secolo. In altri termini, la zona di

avvicinamento al margine, attracco, scarico di merci e sistemazione

delle imbarcazioni con tirata a secco, veniva racchiuso in un perimetro

di forma quasi triangolare, i cui lati erano appunto la Rua das Canastas

verso quella Dos Bacelhoeiros, incrocio con Rua di S. Sebastião e

Arroios, ed eventuali corsi d’acqua o affluenti, nel formare un bacino

il cui terzo lato chiudeva presso le attuali Rua Arco da Bandeira e Rua

184 Mantas 2003, pp. 24-25. 185 Mattoso 1997, p.67

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do Crucifixo. L’accesso all’area, si ricordi sempre il contesto

frequentemente rimestato, doveva risentire di spostamenti detritici e

affioramenti rocciosi; forse, con maggiore influenza, il fenomeno era

riscontrabile tra Chiado e Rua da Bandeira, plausibile se si ricorda

come approfondito dall’aspetto idrografico, che il margine di risalita

delle sabbie marine mobili per azione oceanica, é fissato in prossimità

di Belem186

.

Il tratto dinanzi l’attuale Casa dos Bicos, doveva presentare

caratteristiche in qualche modo favorevoli in assenza del percorso

compreso tra il Terriero do Paço e Terriero do Trigo, sfruttabili solo a

partire dall’epoca moderna e sviluppati per necessità di accoglienza.

Ancora in prossimità della Rua Arco do Bandeira, si ricorda la

presenza di elementi lignei che suggerirebbero un ponte o molo di

attracco, posto a barriera rispetto l’estuario.

L’interesse rivolto a queste strutture è motivato dalla

possibilità di costituire una tipologia ricorrente di correzione

dell’argine del fiume, senza però cadere nella tentazione di

riconoscervi un modello di edificazione complesso come quello

vitruviano. Piuttosto, anticipando anche il caso celebre della Couraça

di Mértola, troveremmo nel Garb ricorso a moduli per limitare

l’impeto delle acque durante le mareggiate. Ancora un punto da tenere

in considerazione é il Cais do Sodré, anche questo sicuramente parte

integrante del sistema di attracco al margine fluviale, già interessato

dal periodo romano per raggiungere il complesso di lavorazione del

garum di Cacilhas e la via per Salacia, sulla sponda opposta del

fiume187

.

Merita una parentesi descrittiva la finestra sui ritrovamenti di

cui sopra, effettuati nella zona limitrofa la Praça D. Luis, scoperte

queste recentissime e costantemente in analisi188

. L’estrema rarità

186 Oliveira (1804) ed.1967 187 Fabião 2009, p. 555-594 188 I ringraziamenti vanno alla gentile concessione del materiale da parte di ERA-

Arqueologia, nella persona del Dottor Alexandre Sarragoza.

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degli artefatti, l’articolazione delle strutture e il riutilizzo degli

elementi lignei, prima nautici poi di substrato per il calpestio,

confermano con determinazione la necessità nelle ere pregresse di

riutilizzo incondizionato dei materiali a disposizione.

Andiamo per ordine. Il ritrovamento effettuato a seguito di una

campagna di archeologia preventiva urbana, per la costruzione di un

parcheggio interrato con accesso dalla Avenida 24 de Julho, consegna

in primo luogo gli 8,5m lignei di una imbarcazione romana, corredata

di anfore, circa 50 pezzi, che avrà solcato l’Atlantico a fini mercantili.

Nonostante l’ipotesi della struttura portuaria o di un molo per il

trasbordo fosse stata presa subito in considerazione, gli specialisti

hanno convogliato le interpretazioni a favore di una imbarcazione

romana189

, e nello specifico il tratto di coniugazione tra la chiglia e lo

scafo, con un sistema di sostegno a shell first, scafo portante190

.

Da questo primo elemento si sposti l’attenzione verso una

complessa struttura a più strati lignei, rinforzata da travi verticali,

costituita da un tratto di una rampa di alaggio del XVIII secolo, una

scala frammentata ed una parete del Forte di S.Paulo risalenti al XVII

secolo, parte di un molo di attracco della Casa da Moeda, anche questa

del XVIII secolo ed i forni metallurgici dello Arsenal Real, questo

soltanto del XIX secolo191

. Le necessità evolutive e lo stato di

avanzamento dei lavori prevedono, allo stato attuale, il rilievo

integrale e la preservazione in situ di un tratto delimitato, nella

fattispecie quello di provenienza dell’imbarcazione romana.

189 Studi condotti sin dalle prime fasi in collaborazione –ERA- Arqueologia e Centro

Historia Além Mar, Universidade Nova de Lisboa, Universidade dos Açores. 190 Del periodo romano sono anche il ritrovamento non contestualizzato di 0,35m

lignei, probabile fiancata romana, oltre alle imbarcazioni monossile del fiume Lima,

in zona Viana do Castelo, databili al II d.C., preservate nella fanghiglia. Alves,

1986, p.228 191 Datazioni effettuate su travi scelte nel contesto. Dott.ssa Catarina Coelho,

Divisão de Arqueologia Nàutica e Subaquàtica - Mercado Abastecedor da Região de

Lisboa.

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Sembra verosimile avanzare l’ipotesi, in considerazione di

quest’ultimi elementi, che l’ubicazione del porto islamico, o d’alcuni

settori di questo, abbiano avuto sistemazione nella stessa area del

periodo romano.

Le successive trasformazioni del porto, compresi gli elementi

appena esposti, dovevano aver avuto la spinta all’edificazione a causa

di maggiori necessità tecniche, almeno a partire dal XIII secolo, con la

diffusione di ausiliari alla navigazione quali la bussola o il timone

assiale a poppa. Il Foral de Lisboa del 1179, introduce la priorità

dell’attracco a favore dei cavalieri, facendo presupporre quindi che lo

sbarco dei comuni abitanti dovesse avvenire in altri luoghi o

improvvisate rimesse a secco. Invece nel Foral de Lisboa del 1305,

per la prima volta si fa riferimento esplicitamente alla struttura

portuaria, sotto il regnato di D.Dinis192

. L’interpretazione quindi di

una discontinuità e perdita di importanza del porto di Lisbona agli

albori del XV secolo193

é, allo stato attuale dei rinvenimenti, tutta da

riconsiderare, anche a fronte degli interventi del secolo XVI con la

decapitazione dei porti del sud, come Tavira di cui segue, la creazione

e stivaggio delle merci nella Casa da India, lo spostamento delle

attenzioni difensive verso il tratto di Belem e relativa Torre,

perpetrando perlomeno sino alla navigazione a vapore del XIX

secolo194

.

192 Marquez, 1944, vol.I; 1305-12-05, Lisboa, Torre do tombo, Chanc. Régias, 6. 193 Ramos 1994 apud Blot 2003, p.242 194 Dettaglio dei fogli in apertura, come segue per ogni contestualizzazione grafica.

Con riferimento all’elaborazione grafica I

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114

Elaborazione grafica I

Ia)

Idrografia Rio Tejo - Ortofoto satellitare - confronto con l’imboccaturasecondo il foglio 12 Atlas di Teixeira P, 1634

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115

Ib)

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3.3 2 Alcàcer do Sal195

(Al-Qasr Abu Dànis Al-Qasr Al-

Fath)196

La scelta di Alcàcer do Sal, anche rispetto la stessa Setúbal,

può ad un primo momento sembrare poco in contiguità con lo scritto.

In quella che definiremmo la sua micro presenza, racchiude però tutta

l’essenza della forza con cui il mondo islamico peninsulare, e ancor

più quello occidentale, si restituiscono. Cos’altro vi sarebbe di più

indicativo, se non il vuoto stesso lasciato da una normale qualità di

vita, una comune dimensione urbana, un singolare quanto paritario

adeguamento alle vicende storiche, preda di stravolgimenti repentini.

Alcàcer incarna nel vuoto, l’eccezionale spazio concesso alla

normalità islamica di un avamposto, il cui toponimo rende a pieno il

significato della percezione territoriale, né più né meno che un

Castello di Sale.

Alcàcer do Sal é il riflesso urbano della via d’acqua a cui

appartiene, limitato dalla mancanza di pescabilità oltre la località

Porto del Rei, trattenendo la navigazione nello spazio appena

anteriore. L’agglomerato urbano si sviluppa a quasi quaranta miglia

dall’estuario, in collina, sul margine destro del fiume soggetto, come

già detto, a forti maree.

L’allora civitas romana, era uno dei porti più rilevanti della

provincia lusitana, strategicamente impiantata in prossimità della foce;

la sua alternanza però é presente in tutte le ere. In quella latina infatti,

intorno al III secolo, cede il passo amministrativo a favore di

Olisipo197

, con uno nuovo spicco nel registro documentale rinnovato

tra Antichità Tardia e Periodo Visigoto198

.

La totale dipendenza di questo centro dal mezzo acquatico, fa

sì che la maggior parte dei collegamenti si sviluppassero attraverso lo

195 Antica Salacia Urbs Imperatoria, a cui si riferisce l’Itinerario di Antonino e

Plinio, IV, 116-118. 196 Castello della Vittoria”, attribuita da Abu Dànis. Picard 1997, p.194-195 197 Fabião C 2009, p.555 - 594 198 Maciel, J, 1996

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stesso, lasciando a quelli terrestri, come spesso accade in questo

territorio, una rituale transumanza sulla demarcazione romana. Questa

zona é, per esempio, interessata dall’insistenza della via, secondo

l’Itinerario di Antonino, tra Baesuris ed Ossonoba199

passando per

Balsa200

. Da Ossonoba proseguiva verso occidente, nonostante

l’itinerario la conduca a nord. Il cammino avanzava quindi sulla

Strada Olisipo-Ossonoba per poi inoltrarsi in direzione a Milreu,

diretta alla Serra del Caldeirão ed infine Olisipo e Salacia, oggi

Alcàcer do Sal201

. Yaqut la impone nel circuito di traffici con l’interno

della regione, da cui l’unico toponimo al-Qsar Bacha, ossia Alcàcer di

Beja202

. Stretti, infatti, erano i contatti con quel tratto che si sviluppava

da qui sino al centro del potere andaluso, Siviglia.

Secondo Idrisi invece

“Alcàcer do Sal é una bella cittadina, di grandi terre, battente

sulle rive di Shatuba, grande fiume che è risalito da grandi quantità di

barche e navi da commercio. Il territorio intorno alla città é su tutti i

lati ricoperto da boschi di pino e con questi lì si costruiscono molte

imbarcazioni. Il territorio è ovviamente molto fertile, produce latte,

burro, miele e carne. Di lì al mare venti miglia”(Idrisi, IV,1)203

.

Rende come al solito, esaustivo ogni scorcio.

199 Mantas 2003 200 Tra gli studi sull’importanza del suo territorio alternato a quello del municipio di

Ossonoba, A cidade…, Actas 1988, Cordoba 1993, pp.515-537 201 Mantas 1997 p. 321. 202 Yaqut IV, in Lozano 1977, p.57 203 Nef 1999, p. 263

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Figura 15 Alcácer do Sal, 1940 circa. Foto nº8, “Aspectos

das Marinhas de Sal” ed. Américo Ribeiro, Setúbal

3.3.2 I Archeologia e connotazione acquatica

Le prime testimonianze da tenere in conto per denotare ancora

una volta il carattere acquatico del centro, provengono da un

congiunto di anfore, anche precedenti l’occupazione romana, la cui

datazione spazia tra III secolo a.C. e II secolo d.C., così come

elementi per la salagione del pescato204

; a queste si aggiunga la

connotazione numismatica del I secolo a.C. resa in raffigurazioni di

pesca al tonno205

.

Dal lato occidentale del castello, i rinvenimenti di fini

ceramiche romane a ingubbiatura rosso-pompeiano, e lucerne a

testimoniarne perlomeno la frequentazione.206

La diacronica

occupazione del territorio conduce questo centro, sin dal II secolo d.C,

fino all’arrivo di Banú Danis nell’anno 877, avvenimento che la

caratterizzerà non soltanto nel toponimo, ad un sequenziale

204 Bibliografia Diogo e Alves 1988-1989, Mantas 1996 205 Diogo 1996 apud Blot 2003, p. 265 206 Ferreira MA et alii 2003, p. 383.399

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spostamento occupazionale: dalla zona dell’acropoli alla vertente

collinare, al margine fluviale e a rotazione a seconda delle necessità.

Tra il V e VI secolo e fino alla rappresentanza islamica stanziale, si

nota una fruizione dell’interfaccia acquatica207

. Gli attacchi perpetrati

dai vichinghi, sin dalla fine del IX secolo, devono aver forzatamente

condotto ad un innalzamento topografico, contribuendo all’abbandono

della zona di cui detto, nella stessa dinamica condotta da Setúbal,

Sesimbra o Sines. A titolo di salvaguardia della zona vengono

investite le atalaia, strutture riformulate in seguito in arsenali208

. La

collina dove si innalza il castello di Alcàcer do Sal, ora monumento

nazionale, é merce di scambio nell’andirivieni della Riconquista

cristiana, a circa sessanta metri dal livello del mare. La sua pianta

sommariamente segue una ellissi, in una estensione totale compresa

tra i 260m x 150m, coronata da un numero molto alto di tratti, circa

trenta, richiamanti torri, strutture difensive in sovrapposizioni di varie

epoche costruttive209

. Le torri più celebri sono quelle della Adaga, do

Relógio, e la Torre de Algique e raggiungono i venticinque metri

circa. Della Torre 13 si tratterà appena a seguire a causa della sua

connotazione evidentemente marittima, così determinata dal

ritrovamento dell’ultimo decennio, di graffiti e incisioni a carattere

nautico ed ittico.

Per difficoltà quindi di ricavare elementi acquatici, anche per

la variazione drastica nella gettata delle acque prospicienti il borgo,

potremmo spostare lo sguardo al contesto complessivo del Sado,

poiché attualmente esistono registri presso le basi documentali

dell’IGESPAR, intorno al centinaio, che toccano nella loro

investigazione anche la regione fluviale in esame, e come é da

immaginare, con un picco in prossimità della zona di Troia210

. In

particolar modo le importazioni betiche per la conserva ittica e

207 Leyde, Levi Provençal, ed.1999 208 Picard 1993, p.188 209 Coelho A, Tavares da Silva C, 1981, p. 149 ss 210 Bombico S, Amato A 2013

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120

bizacene, in allineamento temporale con l’occupazione di questo ricco

complesso produttivo211

.

3.3.2.II La zona portuaria

Dall’Età del Ferro sino agli ultimi secoli, il porto della città é

associato alla costruzione navale, allo sfruttamento del sale ed alla

pesca. La sua ubicazione però, soffre quella labilità interpretativa che

condiziona l’identificazione dei luoghi. Si può però avanzare

un’ipotesi in merito. La zona sarebbe quella di Porto del Rei, come già

annunciato, sul margine destro del fiume, favorevole alle correnti

discendenti. Il luogo é conclamato per la produzione, fornaci, in epoca

romana di Dressel 14, strutturato con una serie di elementi lignei forse

corrispondenti a installazioni per lo stivaggio.212

Alla luce di uno

spostamento a monte in corrispondenza del primo periodo islamico

vissuto dal borgo, a seguito della miglioria nelle sue difese, si può

avanzare l’ipotesi che la zona di attracco e scarico di merci

continuasse ad essere la stessa, ipotesi fomentata per una strana

coincidenza portoghese, dall’impianto ferroviario moderno sulla zona

produttivo-portuaria in questione. Sarebbe un suggello identitario di

un percorso utile e funzionale, nel punto stesso in cui il ponte consente

alle imbarcazioni di raggiungere il Porto del Rei.

Ritornando in maniera breve al sistema difensivo, é il caso di

citare i graffiti della Torre 13, orientata a Nord, a vocazione

decorativa ittico - navale. Nel 997 la sede viene scelta da al-Mansur

per l’invio di una armata di rinforzo nell’attacco ai territori di

Galizia213

e la torre in questione corrisponderebbe al periodo in cui la

città cambia il suo nome in Qasr al.Fath, la fortezza, 1160-1191214

. I

211 Fonseca 2003 212 Mantas, 1996, p.343 ss 213 Lombard, M 1972, p.161-162

214 PICARD 1997 apud Carvalho 2010 p. 81-98

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primi studi porterebbero, secondo gli autori del rinvenimento215

, a

considerare la possibilità che gli stessi fossero attribuibili al periodo

almoada della costruzione. Ci si muove comunque in un arco

cronologico tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. Sempre alla

luce dello studio interpretativo di questo ritrovamento, siamo dinanzi a

una successione di iscrizioni arabe alternate su bande a motivi nautici,

almeno due imbarcazioni ed un pesce. La possibilità di incisione é

fornita dagli strati intermedi, vere cornici, in gesso o stucco grezzo,

applicati in sovrapposizione a quelli già esistenti. Il primo tratto si

incontra a circa 0,50m dalla base della torre, innalzata su una

piattaforma irregolare. Segue il secondo, a 1,60m circa ed ancora altri

tre, distanziati l’un l’altro da circa 0,80m. Il quinto e sesto sono

illeggibili. Tralasciamo in questa formulazione le considerazioni sulle

imbarcazioni, in particolar modo quella che viene definita la “grande

imbarcazione”216

, sicuramente per le dimensioni più che per la

tipologia della stessa. Riesce comunque a destare estrema curiosità in

merito. È il caso di concentrarsi piuttosto sull’identificazione della

sagoma di un probabile balenottero, leggermente a destra rispetto al

vascello maggiore, sulla fascia a 1,60 m dal suolo.

La prima evidenza, specialmente nelle risoluzioni fotografiche

fornite dagli autori, risulta essere un gruppetto di brevi circoli con

circa 4cm di diametro, marcati e ben visibili. Non soltanto affiancano

il cetaceo, ma sembrano provenire dall’apertura della sua bocca, in un

disegno preciso. Il tutto si sviluppa per circa 60 cm di estensione, con

una altezza variabile tra un lato del corpo e l’altro, fornito di squame,

all’incirca intorno ai 15cm. L’interpretazione attribuita sarebbe quella

della fuoriuscita di ambra, nome arabo che indica cetaceo, in una

conferma della presenza degli stessi nei tratti di mari in esame. Per la

formulazione delle interpretazioni sulle barche incise, si rimanda al

capitolo nautico, avanzando già in questa sede la comparazione

tipologica simile al caso dei graffiti di Mértola, in una continuità

215 Cottard, N D e Carvalho, A R, Conimbriga XLXI, 2010, p.183 ss 216 Cottard, N D e Carvalho, A R, Conimbriga XLXI, 2010, p. 199

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122

spaziale che corona un sistema di contatti marittimi alle volte

impercettibili eppure così innegabilmente evidenti217

.

Figura 16 Porto di Lisbona, inizio XX secolo. Varo. Foto

Esposizione Museu do Oriente, proprietá Administração do porto

de Lisboa, 2013. Impresso, Lisbona

217 Con riferimento all’elaborazione grafica II

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123

Elaborazione grafica II

IIa)

Idrografia Rio Sado – Ortofoto satellitare– confronto con l’imboccatura secondo ilfoglio 13 , Atlas di Teixeira P, 1634

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124

IIb)

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125

3.3.3 Xelb218

Silves si impianta su una piccola elevazione di 50m,

localizzata sul margine destro del fiume Arade, in tempi importanti

difesa naturale e veicolo di accesso al mare. Nella valle alluvionale

fronte stante si inseriscono terreni fertili e risolse minerarie, di cui é

ricco il sottosuolo geologico, propenso per i calcari carsici a favorire

l’infiltrazione e la circolazione dell’acqua. La serra a Nord le fornisce

abbondante legname ed il litorale formato da insenature e baie, pochi

km a sud, permette l’accesso a luoghi lontani e sfruttamento delle

risorse marittime, perfezionando la sua situazione naturale. Fino al

XVI secolo il legame diretto con l’affluente Gramacho, le consentiva

uno sbocco in mare tramite navigazione fluviale, assemblandola a

Portimão, Lagos, Loulé e Quarteira, nel sistema di controllo regionale

e spingendosi verso i porti orientali, in prevalenza, giacché le

condizioni lo favorivano. La costante connotazione marittima che

Silves perpetra, la incentra, durante l’apogeo islamico, sia dal punto di

vista politico che degli scambi, mantenendo vivi e riformulando i

contatti del periodo romano, articolati nel coinvolgimento per intero

della Lusitania. Anche le vie di comunicazione erano dirette verso le

altre città al suo pari, toccavano la strada Mértola –Beja, le più antiche

strade romane verso Ossonoba, Baesuris e Olisipo, percorribili in

quattro giorni di cammino, secondo Al-Himiari219

. Lo stesso percorso

viene affrontato da Idrisi, prolungando il tratto sino al litorale, dalla

foce del Guadiana al Cabo de S.Vicente. Tra Silves e Alcàcer do Sal

quattro giornate e un’altra di queste giornate di cammino dalla chiesa

do Corvo, Cabo de S.Vicente220

. Munt Sàquir, Monchique, Senhora da

Rocha, impone una sacralità più accentratrice del commercio.

La sua zona di influenza territoriale si adegua a differenti

aspetti occupazionali. L’agglomerato urbano per esempio, assurge un

218 All’origine del termine si fa risalire comunemente un’origine latina, silb-selva,

giustificabile con l’abbondante vegetazione. All’arabo Xilb o Shilb, eloluto in Silves.

Vedere anche SILPES, toponimo indigeno secondo Alarcão, 2005, p.294. 219 Al-Himiari pp.130, 140 220 Idrisi pp.216-219

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126

livello di importanza superiore ai centri vicini, con confini determinati

dalla linea degli hisn fortificati, prima di inoltrarsi nel territorio di

Santa Marija do Garb “Di là a Silves, ventotto miglia.”(Idrisi, IV,1)221

Non mancano i consueti autori di decantarne le doti e ancora

nel XVI secolo veniva così ricordato “È fertile il luogo di pane, olio,

di infiniti fichi, vino, prugne, mandorle, con i suoi orti”222

. I fichi di

Silves costituivano una fonte di ricchezza almeno quanto la legna

posseduta sulle alture circostanti “…e Silves è circondata da una

muraglia solida e possiede nei suoi territori piantagioni e orti.

L’acqua potabile è fornita ai suoi abitanti dal fiume: questo bagna

Silves sul lato sud e muove i mulini della città situati sull’argine. Il

mare si incontra a 3 miglia da Silves, verso occidente. (…). Le

montagne vicine producono molta legna che si esporta ovunque”,

secondo la testimonianza di Al-Himiari, XIII secolo223

.

La riferita ricchezza si completava con le risorse ittiche, lo

sfruttamento del sale e commercio dello stesso, pratica così redditizia

in antichità, perpetrata almeno sino all’epoca D. Afonso III. Il re del

Foral del 1266, e D. Dinis in quello del 1286, e nel Foral Manuelino

del 1504, ne dispongono i termini per il monopolio, oltre a riferire

l’esistenza di una Casa do Sal224

. Il commercio di lusso era garantito

da corallo e ambra, sulla spinta delle loro proprietà curative, in

attestazioni di carattere archeologico, prerogativa come visto in

Alcàcer do Sal, dei livelli mussulmani, con un picco di utilizzo

religioso appunto nella zona del Cabo de S.Vicente.225

Con le vicende storiche però la città non trova pace. Il periodo

che Silves vive come Taifa, 1031-1063, é l’ultimo momento di

individualismo, prima di essere incorporato nell’imponente regno di

221 al-Idrisi in Nef 1999, p.262 222 Guerreiro e Magalhaes 1983, in Gomes 2002, p. 58. 223 B. Coelho, 1989, vol. I , p. 62. 224 In “Livro do Almoxalifado” con riferimento bibliografico a Andreate e Silva in

Gomes 2002, p. 86. 225Mapa Economico da Espanha Muçulmana, Lévi-Provençal e Torres Balbàs 1982,

p.172, apud Gomes 2002, p.87.

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127

Siviglia226

, assimilata nella riunificazione dell’impero almoravide

prima di un ulteriore sprazzo di autonomia con Ibn Qasi, intorno al

1145 e ancora un’integrazione, questa volta nelle fila dell’Impero nord

africano almohade. Tra il 1189 ed il 1191 si trova fugacemente sotto il

dominio cristiano, soltanto nel 1248 è definitivamente conquistata da

D.Paio Correia, Mestre dell’ordine di Santiago, in pieno regno di

D.Afonso III227

.

Figura 17 Navigazione sul fiume Arade, inizio XX secolo, in

Archivio Municipale Foto Storiche -Xelb, Impresso, Silves.

3.3.3.I Archeologia e connotazione fluviale

Nel cercare di offrire una visione archeologica completa,

almeno nelle intenzioni, della città di Silves e del suo territorio,

bisogna far subito riferimento all’ampiezza delle restituzioni,

accomunate dalla forte influenza che la città esercitava in ambito

marittimo-fluviale. Fortunatamente ai fini di questa e di altre ricerche

più addentrate nella lettura topografica dei territori, il grado di

indagine archeologica risulta quasi sistematica, a seguito di interventi

preventivi perfettamente resi in musealizzazioni diffuse sul territorio

urbano. Per affiancare il tema, cronologicamente ascrivibile tra il VII

226 Khawli 2002a, 28 e Chwikha 2002, 43 227 Con riferimento all’elaborazione grafica III

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128

ed il II sec. a.C., il sito di Rocha Branca, indicabile come porto228

, é

caratterizzato da elementi che ne definiscono uno scambio attivo con

il resto del Mediterraneo, oltre alla presenza di strutture difensive che

possono testimoniare un frequentato interposto commerciale229

. Per

mantenere il fulcro sul periodo islamico, con la quantità di studi

offerti, si propone in questa sede un breve excursus tipologico per

aiutare la comprensione di questo arroccato gioiello archeologico.

Attestiamo già del periodo romano le 3 principali iscrizioni

attribuite alla città230

, due capitelli e una coppa funeraria datata al II

secolo231

oltre alla dispersione numismatica cronologicamente inserita

tra II e IV232

, con la solita profusione di frammenti di ceramica in terra

sigillata con cronologia tra il Basso Impero e produzioni di cronologia

anteriore.

Altri elementi si legano alle vicende storiche con maggiore

rilevanza, come nel caso del pozzo cisterna, venuto alla luce in una

casa del XIX secolo; il suo utilizzo decise la resa della città sotto

l’assedio cristiano nel 1189: la così detta couraça –simile a quella di

Mértola- cadde nelle mani dei cristiani, e con questa tutta la città che

si trovò idricamente sprovvista, sollevando non pochi dubbi morali

nell’animo di un paradossalmente celebre Cruzado Anónimo che vi

assistette233

. La città é parte di quella serie fortunata di centri, come

detto, oggetti di ricerca sistematica sin dagli anni Ottanta, con

collaborazioni scientifiche ad impronta municipale, consentendo in

questo caso, una certa conoscenza della topografia islamica, nonché,

innamorata inconsapevole di poeti andalusi che ne apprezzarono le

doti armoniose, aiutandoci così nella comprensione.

Saranno pochi quelli tra la loro gente che non dicano poesia e

che non si interessino alla cultura. E se passaste dinanzi un

228 Gomes e Beirão 1986; Gomes 1993 229 Gomes 1993 p. 104, Blot 2003, p. 283. 230 Viana Formosinho Ferreira, 1957, Santos 1972, Encarnação 1984, 103-104, 121-

122, 2003; 157 231 Gomes 2002b.95 232 Santos, 1972, 102-104 apud Gomes 2002 233 de Matos, Emanel Cadafaz, 1999

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129

agricoltore con la sua coppia di buoi, e gli suggeriste un motto, lo

comporrebbe all’istante –ed in modo correttissimo- (Yâqût, III)234

Le difese, quattro almeno le fortificazioni, si allineano alla

molto evidente Alcaçova, ancora ben delineata nelle foto XIX

secolo235

. Questo sistema proteggeva l’alta concentrazione di abitanti

che nello XI secolo, all’incirca 5000 presenze, giustificano la

formazione di un nuovo quartiere abitativo, addossato alla torre

portante, con estensione sino ai margini del fiume, con ubicazione più

precisamente in prossimità dello scomparso Moinho da Porta236

.

All’interno della medina, due gli assi viari principali, incrociati in

prossimità della Alcaçova, uno in direzione Porta de Azóia - Porta de

Loulé, o do Sol, un secondo guardava alla Porta da Almedina, poi

verso Nord all’incrocio con il primo. Il tracciato tendenzialmente

corrisponderebbe alle attuali Via da Azóia e Castelo, su un asse E-W,

e la strada che conduce alla cattedrale, questa su un asse S-N237

. Gli

interventi di scavo dell’ultima decada, in parte legati al Programa

Polis, attestano l’esistenza di strutture abitative, di funzionali silos

oltre ad una zona sepolcrale, lungo questi stessi percorsi viari,

facendoci così capire che il tracciato non può essere perfettamente

coincidente238

. I punti salienti si situano nelle seguenti arterie stradali,

consentendo di determinare che alcuni tratti della muraglia

chiudessero una zona cittadina raccolta verso est: Rua Cândido dos

Reis, a seguito degli interventi della Biblioteca, Rua Falcão239

, nel

teatro Mascarenhas Gregório240

. In prossimità della Biblioteca, dal

lato interno della muraglia, con orientamento E-W, proviene un

grande tino impiantato all’altezza pavimentale, in ceramica rivestita,

probabilmente utilizzato per l’ancora oggi similare conciatura delle

pelli, quindi, in una zona produttivo-artigianale241

. Anche la Torre

234 Yaqut in Levi Provençal, 1938, p.129 235 Gonçalves 2008, p.60 236 Catarino 2002, p. 449-458 237 Ricordate nel Livro do Almoxarifere de Silves, Leal e Domingues 1984. 238 Ramos Penisga 2005, e Vieira 2007. Anche bibliografia Gonçalves, 2008. 239 Santos 2003, p. 199 240 Ramos, 2006 241 Alarcão 2004, p.75

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130

Couraça proviene da questo fronte: struttura idraulica provvista di

canali interrati in materiale locale che sfociavano in fosse di raccolta o

sfruttavano la situazione freatica delle falde, ricavando in cavità semi

naturali, pozzi, cisterne o semplicemente vasche di raccolta242

Sul fronte Ovest, come detto, la formazione del quartiere,

almoade, sarebbe invece da attribuire alla necessità di espansione

urbana e di accoglienza dei nuclei in fuga dalla spinta cristiana del

Nord del Paese243

.

3.3.3.II La zona portuaria

La caratterizzazione costiera del territorio della Xelb islamica,

é determinata dalla presenza di torri atalaias. La loro sistemazione é

prevista alla luce di una dinamica difensiva nonché di segnalazione

per mezzo di fasci luminosi, ausiliari alla navigazione di cabotaggio,

su tutte le coste ma, in particolar modo, questa che alterna promontori,

secche e brevi rientranze. Tra le principali, si ricordano quella di

Ferragudo, e omonima popolazione e Monte Agudo, zona di

sfruttamento minerario, in scarse condizioni conservative244

. Della

Torre Alfanzina restano i basamenti con pianta quadrangolare, forte di

un utilizzo perpetrato fino al XVI secolo, nella segnalazione del Cabo

Carvoeiro245

. Ancora il dichiarato faro di al-manarà, -Almenara, ed

altre costruzioni lungo questo tratto di costa che rispondano alla stessa

tipologia costruttiva in pietra e calce, alcune delle quali già appaiono

documentate nel IX secolo246

.

Gli autori islamici giungono in ausilio ancora una volta. Idrisi

ci indirizza verso un porto funzionale allo smercio del legname

indicandone la zona produttiva vero Portimão, all’imboccatura del

242 Lopes 1984, p. 14 243 Zozaya 1992, p. 67; Mattoso 1997, p. 88, Picard, 1998, p. 31; Khawli 2002, p.

173 244 Callisto, Cressier, Gomes, Cardoso e Alves in Gomes 2002, p. 137. 245 Gomes, Cardoso e Alves, Machado, Guerreiro e Magalhaes apud Gomes 2002 246 Gomes V 2002

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131

fiume (Idrisi IV, 1)247

, mentre Al-Himiari nel XIII riprendendo come

noto Al-Bakri del secolo XI, riferisce “(…)possiede attracco sul fiume

e un cantiere di costruzione navale(…)”. 248

L’affermazione di Al-Himiari ci incammina in direzione al

carattere costruttivo oltre che portuario, eludendo la semplicità del

comune attracco. Nella ricerca di uno spazio adatto alla messa a secca

delle imbarcazioni, si propenderebbe a posizionare il porto di Silves

esattamente in corrispondenza delle rappresentazioni della prima

modernità, ossia nel tratto del ponte medievale, in quello spazio

compreso tra la muraglia difensiva e le torri di guardia della città249

.

Faremo anche riferimento in questa sede, ancora una volta, al

sito urbano in prossimità della Biblioteca, da cui provengono alcuni

vestigi di dubbia interpretazione. Si tratta di due elementi murari, N-S

e E-W, lunghi complessivamente 20mx 3,30m, in materiale locale,

malta e calce, che presentano i blocchi inferiori molto erosi,

sembrerebbero a contatto con l’acqua, cosa che ha fatto avanzare

l’idea di un barbacane difensivo, contro l’irruenza delle acque

dell’Arade250

. Uno studio maggiormente attento esclude però questa

finalità, poiché posteriore ai tratti murari, quindi coperti dalla stessa,

interessata in questo punto dalla frizione. Avanziamo l’ipotesi che

potesse trattarsi di un piccolo accesso, in un doppio utilizzo suggerito

dalla Torre Couraça di Mértola.

È anche il caso di far riferimento alla lunga, ed alquanto

travagliata, storia dei dragaggi effettuati a più riprese nel fiume Arade.

I primi tra 1926 e 1927, videro uno spostamento di materiale pari a

360000m3, sedimenti delle zone della Praia da Rocha, in prossimità

con i banchi del delta di ponente del fiume. Le operazioni erano

finalizzate all’apertura dei canali di entrata, in maniera vana poiché

subito le quote erano riacquisite dall’accumulo sistematico. A causa

247 Nef 1999, p.262 248 In Coelho, 1989, vol.I p. 62 249 Raffigurazione della rivista della città di Silves “O Panorama” del 1842, in

Gomes 2002, cap. I, FIG.7 250 Mazzolli-Guintard, 2006, 65

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dei dragaggi, tra le altre complicanze, le spiagge persero gran parte

della larghezza, fenomeno questo motivato da ragioni idrografiche con

il costante apporto di sabbie di accumulo. In corrispondenza agli anni

Settanta del secolo scorso, invece, si tentò l’esperimento contrario,

insabbiando completamente le spiagge ad Est di Portimão, e negli

sbocchi degli affluenti presso Armaçao de Pera e Albufeira251

. Queste

operazioni però, connotate a volte da scarsa peculiarità verso i

ritrovamenti in fase di archeologia preventiva, accendono l’attenzione

nei confronti dei complessi archeologici acquatici. É il caso dei

ritrovamenti del 2006, bocche di cannone, che portarono poi alla

riscoperta di elementi già identificati nel 1992-1993252

,

convenzionalmente designati come Ponta do Altar B (PAB)253

, presso

la frazione di Ferragudo, Lagoa. Il contesto in questione restituisce

nove bocche di fuoco decorate con fregi e incisioni, e altro materiale

bellico risalente al XVII secolo, nello specifico munizioni, palle di

cannone in ferro. I ritrovamenti sottolineano come questa linea si

proponga come difesa mobile. L’estensione del sito acquatico

raggiunge una larghezza di circa 25m2. A tutti gli effetti, durante l’età

Moderna, la costa dell’Algarve continua a costituire un punto di

convergenza nautica da e verso lo Stretto di Gibilterra, imbarcazioni

provenienti dalle Americhe, Nord Europa o di carattere piratesco254

,

cosa che chiamava con forza l’impianto di una difesa già in mare, di

cui questo espolio é testimone255

. Ancora, i lavori previ condotti,

conosciuti come progetto ProArade da cui le 200 anomalie riscontrate

nel 2004, ad onere del CNANS. 256

Tra gli aggruppamenti di maggiore rilievo, si identifica il

GEO5, corrispondenti ai frammenti lignei di una imbarcazioni con

caviglie in bronzo di circa 25cm, e dotazione risalente al XVIII secolo

251 Informazioni gentilmente concesse dai funzionari del Museu de Portimão nel

maggio 2011. 252 Alves 1997 253 Bettencuort J, Caleja P e Carvalho P, 2008. 254 Guerreiro L R 1999, p. 125-126 255 Blot JY1998 256 Segue il testo. In aggiunta la localizzazione per ortofoto del Cabo di S.Vicente,

indispensabile alle dinamiche dell’Arade. Con riferimento all’elaborazione grafica

III

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133

circa257

. Il GEO1, area con localizzazione di tre pezzi in legno

appartenenti a strutture nautiche, una pompa di sentina, ruota di prua e

fasciame, interrati nella fanghiglia del letto del fiume. Per meglio

sondare l’area, in prossimità del punto da cui proviene un incasso a

Dardo di Giove, di epoca romana, saranno rese ulteriori verifiche258

.

A questi si aggiunge il rinvenimento di una imbarcazione definita

Arade23, appena esterna alla zona interessata dal dragaggio.

L’archeosito che non rispondeva ad una anomalia specifica, si

presentava interrato nel sedimento, appena visibile all’estremità del

fasciame e presentava copertura di zavorra. La sua importanza

archeologica, datato al C14

, lo allega a quel periodo compreso tra la

fine dl XV ed il XVII secolo, in allineamento con il GEO7 Anche in

questo caso, sorprendente é il numero di cannoni, ancore in piombo,

frammenti lignei tra cui una chiglia riconoscibile, parte del fasciame e

torello, in una tipologia costruttiva che riconduce almeno al XV

secolo259

.

Caso ancora esistesse, la problematica dell’esatta ubicazione

portuaria di Silves rispetto all’Arade, questa passerebbe quasi in

secondo piano. É recente un’ulteriore identificazione dell’Ottobre

2012, di un congiunto anfora rio romano con caratteristiche di

naufragio, data la quantità di materiale ancora integro e provvisto di

operculum260

.

Le testimonianze ripetute sull’utilizzo del porto coprono

eventuali lacune, attestando a pieno la sua grandezza e importanza per

lo meno amministrativa, elemento forse di più alto rilievo rispetto

all’impiantistica stessa. Per questa sua valenza, come é noto, lo scalo

fluviale vide prendere il largo nell’846 ad ’Abd al-Rahman II e la sua

ambasciata per negoziare la pace con la corte normanna, ad indicare

l’esatto peso politico e geografico del luogo d’imbarco. Nel momento

257 Fonseca 2005. 258 Loureiro, 2006, p.3 259 Alves F, 1998 e Loureiro V, Alves J, Coelho J, 2006. 260 Informazioni gentilmente concesse da Bettencourt J, Centro Nacional da história

de Além Mar e FCSeH da Universidade Nova de Lisboa, Ottobre 2012. Previsione

di campagna di scavo, estate 2013.

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in cui si avvia la Riconquista, Silves è compresa tra le proprietà

dell’Ordine di Santiago, mantenendo ancora nel suo porto un intenso

traffico261

. Per il XV secolo, Cortesão proporrebbe il mantenimento

dell’utilizzo degli spazi, già in mancanza di rilevanza decisionale, a

favore di Lagos, Mexilhoeira da Carregação sotto il diretto controllo

di Portimão, ipotesi estremamente plausibile, ponendosi come nuovo

fulcro e rimanendo un antico fruitore geografico. Ancora per ultimo

tra le fonti, Alexandro Massaii, XVII secolo, dichiara l’accessibilità

per imbarcazioni fluviali, di piccola stazza e chiglia piatta o di

maggiore pescaggio con un attracco poco distante dalla città “A

cidade de Silves esta duas legoas e meja pella terra adentro ou

desviada da costa do mar, e se vaj a ella pello Rio de Vila noua de

Portimão e perto quazi tiro de moquette desda cidade chegâo Barquos

pequenos e della hua legoa caravellas e majores navios”262

.

Che siano queste le barche dell’Arade?

261 Pereira, M 2000, p. 88. 262 A. Massaii in Castelo-Branco 1958, apud Blot 2003 p. 284.

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Elaborazione grafica III:

IIIa)

Cabo de S. Vicente

Indicazione Cabo S. Vicente –Ortofoto del Capo – confronto con il Cabosecondo il foglio 18, Atlas di P. Teixeira, 1634.

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IIIb)

Idrografia del Rio Arade – Ortofoto satellitare – confronto con l’imboccatura del foglio15, in Atlas di Teixeira, 1634.

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IIIc)

Vista di Silves da “O Panorama” del 1842. Fonte: Gomes 2002, fig. 7, Cap. I.

Silves é assente nell’identificazione portuaria del XVII secolo. João Texeira 1648, Descrição dos Portos Marìtimos do Reino de Portugal. XII carta. Fonte: Cortesão e Mota (1987, IV, est. 510 D).

Foto storica, gentile concessione Archivio CM Silves

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138

IIId)

Dragaggi fiume Arade

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139

3.3.4 Tabira 263

Apre l’analisi la discussa origine del toponimo. La forma più

remota dello stesso sarebbe Tabira, di probabile origine berbere in

connessione con il termine tâbur- tawâbir, battaglione264

, o

nascondere, tabara, come le isole barriera265

. L’assetto della città

sfrutta il complesso e labile sistema cui si rimanda, costituendo un

riparo naturale per la navigazione, specialmente all’incrocio dei canali

che conducono al fiume Gilão266

.

Nella continuità spaziale con la linea di costa orientata verso

Faro, la navigazione prende facilmente la rotta di Cadice ed il suo

golfo, in particolar modo nel periodo in esame. Anche nel caso di

questa città, i collegamenti terrestri si trascinano in perpetrati cammini

romani; dall’Itinerario XVI di Antonino, nel nominare Balsa prossima

a Luz de Tavira, tra Ossonoba e Baesuris, si identifica un lenzuolo

geografico di traffici e scambi. Il controllo delle vie terrestri nei

territori confinati dallo spazio acquatico, assume maggiore importanza

e, nel caso specifico, si veste di particolare rilevanza in direzione Est-

Ovest, consentendo l’attraversamento all’altezza della foce del Gilão,

evitando così le impervie zone di altura. Idrisi la colloca sul mare, a

circa quattordici miglia da Santa Maria del Garb (Idrisi IV, 1)267

,

senza aggiungere molto alla sua descrizione, soffermandosi piuttosto

su Cacela Velha “... è un borgo fortificato costruito sul bordo del

mare, ed é prospera, ben popolata e circondata da un terreno fertile

che dona abbondanti raccolti di fichi”(Idrisi IV,1)268

. La probabilità

che ancora nel XII secolo Tavira corrispondesse ad una popolazione

nell’orbita di Cacela Velha, é plausibile, mentre sulla marca del XIII

263 Viana A, 1952, pp-6-41; oppure Tavila indicativa di STATIO SACRA. Alarcão

2005, pp.301-302. La prima Tavira, a seguito del terremoto del I secolo, avrebbe subito lo spostamento nei territori di Balsa. La resurrezione della cittá si registra

nella monetazione: albero-rinascita. Séguita un nuovo abbandono nel V secolo con

ridistribuzione nei territori di Faro e Tavila/Tavila che cosí si popola, AA VV, 2003. 264Garcia Domingues 2003, p. 342. 265 Khawli 2003, p.132 266 Per l’ubicazione della zona portuaria di Balsa invece, tra gli altri, far riferimento

a Mantas, 2003 267 Nef 1999, p.262 268 Nef 1999, p 262

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140

secolo Yâqût la nomina medina.269

(Con riferimento

all’elaborazione grafica IV)270

Figura 18 Tavira, inizi secolo XX, foto Archivio Storico

Municipale, Impresso, Tavira

3.3.4 I Archeologia a connotazione marittima

A Cacela Velha si riconosce quindi, uno dei sistemi più

articolati della regione già interessata dal Neolitico e Calcolitico271

, in

posizione favorita rispetto la Ria Formosa, in posa per il controllo

verso il Rio Guadiana e gli approcci fenici e cartaginesi. Ad uno

scarso riscontro strutturale romano, corrisponde l’ampio quantitativo

ceramico, mentre l’apogeo é chiaro avvenga nel periodo islamico272

. Il

declino minaccia subito la sua ascesa, come é facile pensare a causa

delle note alterazioni del sistema insulare fronte stante. Gli interventi

confermano un tratto di muraglia a N della linea urbana, con materiali

di costruzione molto frammentati e ceramiche islamiche, resti di fauna

e oggetti di ferro, indicatori temporali almoadi.273

É proprio questo il

momento di slittamento favorevole a Tavira, non solo per ragioni

plausibilmente morfologiche legate a Cacela, quanto per la crescita

269 Khawli 2003, p 132-133 270 Segue il testo 271 da Veiga 1886, p 275-277, Oliveira 1908, p 26 272 Coelho, 1972, p. 227 273 Valinho e Marques 2009 p.571-577.

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141

delle popolazioni in fuga dalle avanzate cristiane nel Nord, dando

origine alla costruzione di due nuovi quartieri nell’area di Bela Fria e

Convento da Graça, NW 274

. Se Lisbona si muoveva su termini di

copertura territoriale estesi a decine di ettari, proprio nel periodo

almoade, Tavira non ne seguiva le orme, fermandosi circa a sette275

.

Precedentemente, con la Olisipo romana i contatti erano stabiliti dalla

borghesia legata al traffico marittimo, con un picco intorno al II secolo

d.C.276

. Gli interessi sono verso le regioni prossime andaluse ed in

particolare, in riferimento alle iscrizioni dei basamenti onorifici –

Museu Nacional de Arqueologia- provenienti dal sito Quinta da Torre

de Ares, su cui gravitano alcuni dubbi identificativi relativi a Balsa277

.

Nell’ampliare a tutta la zona, si é portati a pensare che nel periodo

romano la fruizione degli spazi produttivi si articolasse a seconda

delle esigenze, accogliendo prodotti orientali nella stessa Balsa278

, e

testimoniando dal punto di vista numismatico il coinvolgimento nei

circuiti betici, nord africani, italici, gallici e con l’oriente del

Mediterraneo279

.

Similare la dinamica con il Garb280

.

L’ubicazione topografica, infatti, ripercorre tratti urbani già

esistenti281

, testimoniando in elementi lapidei quel passaggio di

interfaccia del culto che consenta su un territorio appena islamico, la

presenza di un clerico cristiano282

.

Il sistema difensivo é completamente marittimo nella

vocazione283

. La prima fondazione del castello avrebbe proprio avuto

lo scopo di tutelare la valle prossima al fiume Gilão, hisn

274 Tahiri 2003, p. 150. 275 Torres e Macias 1998, p.33. 276 Dias 1988, p. 357 277 Arruda 1999, pp.25-26; Fabião 1999, pp.36-37 278 Tra questi materiali, anfore da vino di origine orientale. Fabião 1998. 279 Nolen 1994, p 161-166 280 Con riferimento alla diffusione di evidenze: Carta Arqueologica de Portugal,

concelho de Tavira, folha n. 608/1,2,3,4. Cfr. bibliografia. 281 Barrocca 2000, vol.III, n° 72. 282 in riferimento all’epitafio di Adulteus, 11 gennaio 729. BIBLIO 283 Catarino 2002, p. 37.

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142

identificabile sul fronte Ovest del castello stesso284

. La linea di difesa

continuava nel tratto di muraglia ricalcabile tra gli elementi odierni –

Pensão Castelo, Solar Corte real, Palàcio da Galeria- in una

interpretazione restitutiva di un impianto precedente la dominazione

almoada, avendo testimonianze della resistenza condotta285

. Dal

territorio circostante, sin dalla zona delle antiche rovine di Balsa,

presso la Torre di Ares286

, esterna alla cinta muraria ma di

avvistamento alla costa, sino al barbacane nella Estrada de Tràs os

Muros, il sistema difensivo costiero poteva risultare esauriente se fino

al 1885, nella Praça da República, questa campeggiava a difesa del

ponte antico la Torre do Mar287

Ma la possanza costruttiva nulla può opporre alla grazia del

noto Vaso de Tavira, attribuito ad un arco cronologico compreso tra

fine XI e inizi XII secolo288

, decorato minuziosamente da figure

plastiche, animali e musicisti, una coppia ed un guerriero. La

menzione era doverosa289

.

Figura 19 Vaso di Tavira, secolo XI, foto Núcleo Islâmico

do Museu de Tavira.

284 Maia M 2003, p.156 285 Maia M, Maia Maria 2002, p.69. 286 toponimo difensivo, Picard 1997, 245 287 Vasconcelos 1999, p. 121 288 Torres 2004, p.4 289 Con riferimento all’elaborazione grafica IV

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143

3.3.4.II Ubicazione della zona portuaria in età islamica

L’evoluzione del litorale di Tavira rappresenta l’emblema della

situazione dei porti fin ora presentati, poiché subisce nel corso del

tempo un’enorme perdita di valore dovuta a cause fondamentalmente

naturali.

Come appena detto, il sistema difensivo era conclamato. Una

di queste, la Torre di Ares, strategicamente edificata in località Antas

e Pinheiro, prossima all’affluente Luz, aperta ad una visuale estesa, o

ancora la Torre atalaia de Bias, in pietre locali e malta, da cui proviene

un congiunto ceramico del XII-XIII secolo290

. L’identificazione

presunta del porto e delle sue strutture, ricalcheranno un luogo di

confluenza riparato, abbracciato dallo sguardo del sistema difensivo

costiero, con possibilità di avvicinamento alle vie di terra: l’attenzione

si stringe sull’accogliente e navigabile foce del fiume Gilâo. Il luogo,

anche alla luce dei già trattati sconvolgimenti sedimentari, occupa una

posizione strategica di difesa imposta naturalmente dal lungo tratto

navigabile di incanalamento. Il riparo fuori dalla vista di chi giungeva

dal mare, si rese però tristemente noto per la presenza di pirati, di

probabile ceppo arabo, lungo tutto il XII secolo.

A questo proposito, ‘Ibn Sāhib ‘Al-Sala ci tramanda:

“In questo anno gli almoadi strinsero d’assedio il castello di

Tavira contro il traditore che si era sollevato sullo stesso, Abdalà ibne

Ubaide Alé, stringendolo per terra e per mare. Si stabilirono nel

castello di Cacela, con il loro numeroso esercito, attaccando (Tavira)

giorno e notte, ottenendo per tutto il tempo vantaggi sui loro numerosi

nemici con la decisone di sopprimere i loro danni ed evtiare i mali

che avevano causato sin dall’inizio dell’anno 546 (20 di Aprile del

1151) per terminare alla fine dell’anno 563 (17 di Ottobre del 1167),

per essersi riuniti al suo interno, malviventi di tutti i generi,

290 Paulo 2006, p. 141

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avventurieri e ladri che perturbavano e si ribellavano e facevano

danno ai mussulmani per terra e per mare in tutta la regione. Ed era

una preoccupazione per le genti dell’altro lato dello Stretto e

dell’Andalusia per il sacco dei beni dei viaggianti e dei commercianti,

per terra e per mare”291

.

Nel registrare una certa fortuna, il porto della città post

Riconquista subisce una frenata. Il momento determinante é registrato

tra il 1573 ed il 1617, periodo in cui avviene l’abbandono di una

costruzione di difesa, avviata poco prima e rapidamente inutilizzabile

poiché lontano dalla costa, in disaccordo con il profilo del periodo di

D. João I e D. Alfonso V105

, centro di concessioni per i traffici col

nord d’Africa e il Mediterraneo Occidentale.

Nel 1640 già non si parla più del suo porto, arsenali o strutture

compatibili con questa realtà. Della forte valenza marittima di Tavira

giungono descrizioni come quella che segue:

“La città di Tavira, nel regno di Algarve, si trova sulla costa

dell’Oceano, luogo piano e montuoso vicino ad un certo fiume,

possiede buoni muri con un bel castello (...)”292

.

291 In Borges Coelho 1989. 105 Vasconcelos 1989, apud Blot 2003, p. 297. 292 Manuscritos Espagnols, codice 324, foglio 30, Serrão 1994.

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145

Elaborazione grafica IV:

IVa)

Idrografia dell’imbocatura della Barra di Tavira– Ortofoto satellitare – confronto conl’imboccatura del foglio 21, in Atlas di Teixeira, 1634.

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146

IVb)

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147

3.3.5 Mértola

Myrtilis o MVRTILIS capitale di civitas293

. Màrtula-Mìrtula,

Hisn Mirtulati294

, città sul Guadiana con buone fortificazioni.

Impiantata su un imponente innalzamento roccioso, il centro é

incastonato nella posizione interfluviale con il corso d’acqua di

Oeiras, si propone con la figura di un solido castrum di altura295

, che

al-Razi definisce “la più solida fortificazione del territorio di Beja”296

.

Hisn per Idrisi e “castello dipendente da Beja (...) uno dei più

fortificati del Magreb e molto ben difeso” secondo Yâqût297

. Quanto

nel periodo lusitano, come in quello della cultura islamica, Mértola

svolge con la sua piattaforma portuaria un importantissimo ruolo nei

collegamenti da e verso l’Algarve. Le miniere di S.Domingos ne

determinarono il ruolo di città magazzino e porto fluviale

importante298

, i cui contatti commerciali dovevano avere lo stesso

raggio perlomeno di quelli bizantini, rinviando l’argomentazione sullo

sviluppo dei traffici del Garb con le emergenti potenze del XII secolo.

Dubbi sull’effettivo solco lasciato da Mértola nel sistema culturale

islamico, potrebbero sorgere a causa della dimensione urbana, giacché

ad una medina si é soliti riconoscere tre fondamentali caratteristiche: il

tessuto produttivo, lo spazio fortificato, il centro abitato che a questo

si lega299

. Nessuno di questi elementi manca ad Hisn Mirtulati,

nonostante la percezione di luogo amministrativo rilevante possa

sfuggire su base essenzialmente territoriale. Le strade terrestri

conducevano verso la zona interna dell’attuale Alentejo, diramandosi

in cammini utili a raggiungere le popolazioni rurali300

, altre invece

seguivano gli affluenti per sfruttarne la capacità di carico e generare

punti di pedaggio, uno dei quali era l’accesso acquatico di Castro

293 Faria 1999, pg. 36 294 Idrisi IV, 1, NEf p.263 295 Bazzana, 1992 296 Al-Razi, in Lévi Provençal, 1953, p.88 297 Yâqût in Lozano, 1974. 298 Alarcão, 1988ª, II.3, p.201 299 Guichard 2001 p. 18 300 Torres, 1992, p.195

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148

Marim301

. Del rapporto di Mértola con il suo territorio ci informano

Ibn said, al-Razi, Yâqût, indicando nel confronto tra frontiere lo

stimolo ad acquisire tratti su cui esercitare la propria influenza, per

lungo tempo in aperta contesa con Beja302

.

3.3.5.I Archologia a vocazione fluviale

Tutta l’archeologica di Mértola risponde al legame acquatico,

quella di un terminus fluviale303

con impianto determinato proprio

dalla prossimità con il Guadiana. Subito si palesano rotte commerciali

tardo arcaiche e classiche rese tangibili dal congiunto di ceramiche del

V e IV secolo a.C., rinvenute in varie zone del casco urbano304

. I

rinvenimenti di ceramiche a figure rosse, vernice nera di Huelva,

Cadiz e Castro Marim o come già visto, Alcàcer do Sal, impongono

Mértola al circuito dei traffici atlantici precedenti la stessa

Lusitania305

. Dal margine sinistro del Guadiana, località Além Rio,

proviene il rinvenimento di un deposito anforario, marcando con

questa sorta di spedizione storica, 1904, la connotazione museale di

cui Mértola gode tutt’ora306

. Si tratta di Dressel IC e Lamboglia 2,

indici dei contatti con le coste italiche tra II e I secolo a.C., cui si

affiancano i ritrovamenti di Rua Serrão Martins, le betiche Dressel 14

e 20, I e II secolo della nuova era307

. Il processo colonizzatore

islamico manterrà la stessa dipendenza dal fiume cui, soltanto le

divisioni interne prima e gli ordini cristiani dopo, avrebbero causato

una riduzione nei flussi del contatto con il lato di Gibilterra, senza mai

demoralizzare il legame con l’Andalusia e l’importazione dei suoi

prodotti quotidiani o di lusso308

.

301 Garcia 1986, p.56 302 Rego 1963, Macias 1997. 303 Blot 2003 304 Macìas 1996, pp. 18-19; Simplicio ed altri 2003, p. 35 305 Arruda 1998 306 Sá 1904 apud Fabião 1987, p.144 e Arruda, Barros, Lopes 1998, p.121 ss. 307 Simplício, Barros et alii 2003, p. 39-40 308 Torres, 1987a

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149

La topografia della città islamica é stata negli ultimi anni

fortemente implementata, consentendo una restituzione strutturale

quasi unica. La fortificazione, il punto più alto di difesa strategica,

guarda al fiume e controlla il cammino di Beja. Il nucleo urbano

attuale contiene nel perimetro l’articolazione di strade e case che in

poco alterano la visione in cui Duarte de Armas si era imbattuto agli

inizi del XVI secolo, nel suo noto lavoro regio di rilievo delle

fortificazioni. Sicuramente mancano alla percezione odierna, i tredici

torrioni da lui segnalati, otto a NE e cinque a SW.

Forse, eccezion fatta per la Torre do Rio, le rimodulazioni sono

state limitate per la sommaria continuità in termini di occupazione,

sfruttamento di pochi ulteriori spazi e riadattamento di edifici non

coevi. La sua popolazione in epoca islamica non doveva di molto

superare i mille abitanti stanziali ai quali, conteggiando mercanti e

passeggeri di ventura, potremmo far raggiungere i duemila auspicati

da alcuni studiosi309

.

Difficile immaginare che un borgo con tanto fervore storico

non abbia avuto dei cambiamenti interni, probabilmente non così

evidenti; significherebbe in altri termini una linearità irreale tra la

Myrtilis lusitana e la Mértola del Garb. Punti di continuità e di

scissione sono quindi presenti in questa, come nelle altre città prese in

considerazione.

Alla zona alta, l’acropoli, sarebbe corrisposto il forum di

Myrtilis310

, successivamente riadattato sfruttandone i basamenti. La

moschea, poi convertita in chiesa cristiana, dedicata al culto di Santa

Maria radicato nel Garb, subisce i soliti sconvolgimenti del XVI

secolo. La presenza caratteristica del mihrab, é utile al suo

riconoscimento, fornendo parallelismi decorativi utili, con i pannelli

della moschea di Almeria311

.

309 Sulla base di un calcolo che tenga in considerazione la capienza della chiesa-

moschea, circa 350 individui adulti, in Macìas 1996, pp. 34. 310 Torres 1987, p.618 311 Torrés Balbas 1955, 412-429 apud Gomes Martinez, 2009

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150

Anche l’area necropolare é ben identificata, localizzata fuori

dal percorso murario, lungo il cammino per Beja, perpetrando il culto

dei morti almeno sino alla Riconquista, in una sovrapposizione

spaziale tra antica basilica e muraglia della città312

.

I lavori di ampliamento della Biblioteca Municipale, in

prossimità della porta di Beja, svelano dal 2003 elementi

interpretativi. Allo stesso tempo, con un certo fervore, vengono

interessate da scavi le zone di Cerca da Arrochela, Hospedaria Beira

Rio, Cine Teatro Marques Duque, poli di una discontinua

occupazione, tra la tarda antichità, il XII secolo e infine il periodo

moderno313

. Interessati da interventi anche Rua Dr. Afonso Costa,

Serrão Martins e 25 de Abril, evidenze di carattere industriale come la

fornace per ceramica del periodo almoade. Questo impianto spinge

alla considerazione di strutture di produzione propria, indicando il

cammino per l’interpretazione di una vasellame comune. Nel XII

secolo, questo tipo di strumenti produttivi si trovano anche in zone

extramurarie, sicuramente motivati dal vantaggioso sfruttamento

fluviale.

I dati che seguono, relativi agli scavi archeologici nella

Hospedaria Beira Rio, e più precisamente alla loro interpretazione e

formulazione, hanno visto la sottoscritta impegnata, nel limite delle

capacità personali, alla lettura di alcuni graffiti nautici di cui segue. La

pubblicazione degli stessi ha previsione nel secondo semestre del

2013, si capirà quindi e si vorrà perdonare, la forse prolissa

digressione in merito a questa specifica realtà.

I dati confermano un quartiere portuario del periodo islamico

costituito dai vestigi di tre case limitrofe e resti di un percorso

stradale. Nei luoghi dove è stato possibile effettuare uno scavo in

profondità, sono stati identificati livelli di occupazione

corrispondente all’area dei magazzini del periodo romano. Le case

312 Macias 1993, 54-57 313 Gomez e Lopes 2008

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151

obbediscono alla disposizione tipica del Mediterraneo, in cui si

sviluppa il patio centrale, aperture verso est e spazi per luce e

ventilazione. La numerazione delle stesse é compiuta da Nord a Sud.

La casa Numero 1 é delimitata a ponente da un canale di drenaggio

dell’acqua. Sullo stesso si sviluppa una struttura abitativa adiacente, di

cui si conservano essenzialmente il muro e i resti di una

canalizzazione, sacrificando il resto al fine di ottenere un accesso al

molo portuario.

Senza voler riferire in maniera estesa sulle tipologie costruttive

e pavimentali, é il caso di far riferimento al piano di calpestio della

casa Numero 3, costituito da lastre di grandi dimensioni, poco usuali.

Su una di queste lastre, con la faccia rivolta verso sul terreno, ci sono

incise delle imbarcazioni. Dei graffiti si riferirà in maniera completa a

seguire, nella discussione sul tema della tecnica navale. È singolare

notare che il quartiere, situato a circa 50m dal margine fluviale, ci

induce a riflettere sull’assenza di strutture utili alla raccolta dell’acqua

per gli usi quotidiani, chiaramente sopperite dal diretto accesso. La

lettura di un agglomerato di pescatori si svela errata, poiché siamo in

presenza di abitazioni dotate di sottoservizi oltre a materiale

archeologico ascrivibile ad una estrazione sociale non nobile ma

elevata. Si associa alla costruzione navale un compasso da carpentiere

e in maniera simbolica le imbarcazioni incise, come già detto, e

riposte sull’uscio della casa Numero 3. Rinvenuti un trapano manuale,

un cucchiaino, oggetti legati alla tessitura, altri alla pesca, pesi di rete,

accessori personali e numismatici.

Anche la casa Numero 1 svela una pietra con quattro croci

incise, forse segnali della cristianizzazione del luogo, forse in

presenza di una comunità mossaraba, abitante la nota città

mussulmana del XII secolo, o ancora un aumento nelle presenze

mercantili cristiane nella zona portuaria314

. Per ultima, una lastra

proveniente dalla casa Numero 2, anche questa in scisto, con

314 Constable 1997: 118-130

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152

un’incisione quadrata probabilmente interpretabile quale tavolo da

gioco, formula ludica protrattasi nel tempo. L’occupazione, ad una

prima analisi dei materiali, offre una continuità ininterrotta dagli inizi

della romanizzazione fino al secolo XIII. 315

3.3.5.II La zona portuaria

É innegabile la fortuna con cui ci si approssima ad una

sistemazione geografica del porto di Mértola, nel momento di auge del

Garb o in altre ere. La struttura ancora presente della Torre do Rio é

perpendicolare al fiume e sprovvista del tratto superiore. La Couraça,

così definita, presenta sei archi e di due solo il basamento. L’accesso

dalla città si conduceva in linea diretta attraverso la Porta da

Ribeira316

, in un legame con l’interno della fortificazione. Infatti, in

prossimità di questa zona vi sono due distinti punti di ancoraggio, con

incisioni dovute al passaggio di cime, e perfezionamenti del margine

roccioso, forse nella necessità di ricavare un accesso diretto

all’acqua317

. La pianta semicircolare della Torre guarda alla foce,

posta a barriera rispetto l’andamento delle acque. La tecnica

costruttiva in opus coementicium consente una datazione compresa tra

II d.C. e III -IV secolo d.C.318. I due pilastri prossimi al margine sono

dotati di tunnel perpendicolari al fiume, il terzo è attraversato soltanto

fino a metà della sua lunghezza complessiva, terminando in forma

ovale, elementi che supportano le ragioni dell’approvvigionamento

idrico319

. Che fosse questa struttura un sistema di risalita dell’acqua

per utilizzo urbano, un modulo per infrangere le piene del Guadiana,

un riparo per imbarcazioni in difficoltà o ancora un basamento per

montacarichi ed argani atti ad annullare la pendenza collinare, é certo

che il luogo di attracco deve aver sfruttato ininterrottamente la sua

315 Con riferimento all’elaborazione grafica V 316 Boiça 1993, p. 52. 317 Simplicio 1999 318 Valente 1982 319 Simplìcio Barros ed altri 2003, pp. 40-41.

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presenza320

. Il fatto che Duarte de Armas abbia voluto confermare agli

albori del XVI secolo la sua presenza, non lascia dubbi in merito.321

320 Con riferimento all’elaborazione grafica V 321 Sull’argomento: studio sul sistema di prelievo idrico, F. de Almeida, 1976, p.298

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Elaborazione grafica V:

Va)

Idrografia del Rio Guadiana– Ortofoto satellitare – confronto con l’imboccatura delfoglio 22, in Atlas di Teixeira, 1634.

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Vb)

A-1) Porta da Ribeira2) Torre Couraça3) Muraglia medievale4) Spiaggia e secca per riparazioni puntuali5) CARAVELLE

B -Foto attuale della Torre do Rio: in evidenza il sistema di 4 torri anticamente collegate dalla struttura sovrastantee frangiflutti, a punta di lancia.

C - Restituzione della Torre do Rio, Lopes, 2002

A

B

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Vc)

A-Pianta dell’evoluzione islamica di Mértola. Gomes Lopez etalii, 2013

B -Pianta delle case nº1, 2, 3, della zona dell’ArrabaldeRibeirinho, in prossimitá Beira Rio. Scavi CAM, in Bibliografia

C - Incisione su lastra di scisto di numero 4 croci, proveniente dall’uscio della porta nella Casa nº1.Gomes Lopes et alii, 2013

D - Incisione su lastra di scisto di due imbarcazioni, usciodella casa nº3. Gentilezza CAM

Mértola, Case dell’ Arrabalde Ribeirinho

A

B

C D

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3.4 La produzione ed i suoi spazi: Cantieri ed Arsenali

Quando nel 2001 il Maestro d’Ascia Saverio de Ceglia

(Molfetta 1915 - 2005) volle esporre alla sottoscritta un decimo delle

sue vastissime conoscenze, in merito alla carpenteria navale lignea

tradizionale, si determinó come luogo di apprendimento non un

comune ufficio personale, bensì una catasta di Tek presso i cantieri

navali siti a Molfetta, Puglia-Italia. Per i due prolifici mesi di

collaborazione, piovve ininterottamente. Ciò rese possibile la reale

comprensione del grado di arcigna complessità che alcuni ambienti

lavorativi impongono, costretti per la maggior parte dei casi in ristrette

modalità logistiche, difformi dai più ampi Arsenali, accentratori di un

perpetrare ancestrale altresì riconoscibile, senza mai scadere in

forzature etnografiche.

Alla domanda sul perché si dovesse rimanere seduti sotto la

pioggia mi fu risposto che il legno non ha paura dell’acqua.

“Di là a Bari, villa considerevole, prospera, sullo sfondo di un

golfo,una delle principali città del paese dei Lombardi, cantiere

navale, molto rinomata tra i cristiani (...)” (Idrisi V,3)

Figura 20 Porto di Molfetta, 1920 circa, concessione

Biblioteca Municipale

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158

3.4.1 Corografia dei luoghi di produzione

La resistenza all’attitudine nautica islamica é stata condotta per

lungo tempo come un incidente storiografico. Ai popoli arabi,

sommariamente riconosciuti di origine desertica, si rendeva il merito

di aver introdotto un impianto terminologico apprendendo altresì la

metodologia dagli abitanti delle coste del Garb322

. La permeabilità

dell’evoluzione tecnica però, a qualsiasi cosa questa venga applicata,

ed ancor più negli ambienti specializzati della nautica, porta allo

scambio ed alla miglioria, mai finalizzata a sé stessa, bensì motivata

dalla semplice esigenza evolutiva. Con questo non é detto manchi una

certa componente artigianale diretta al bello, specialmente

considerando che un natante risponde per una buona riuscita in mare,

al così detto coefficiente di eleganza, amalgama tra gli elementi

longitudinali e di sostegno trasversale, determinandone il profilo. Per

un lato la continuità ha quindi concesso ampi spazi di osservazione in

modalità costruttive ancora oggi esistenti, con ovvio riferimento alla

carpenteria lignea ed agli spazi che la contengono.

In considerazione delle specificità geografiche indicate nel

precedente capitolo, tenendo conto degli spazi per l’approdo portuario,

ancora una volta in ausilio interviene la geografia letteraria islamica.

In primo luogo una riflessione sulla facilità di approvvigionamento in

termini di materie prime. La Ossonoba restituita da Almunine nel XIII

secolo, rivisitando lo spunto di al-Bakri, secolo XI, é così descritta “Il

suo porto è frequentato da navi. (…). E’ provvista di cantieri di

costruzione per la flotta”323

. Su Silves, Al-Himiari nel XIII ma prima

al-Bakri ed Idrisi da cui traiamo per completezza espositiva

dell’autore che ne colloca i cantieri in prossimità di Portimão “Il mare

si incontra a 3 miglia da Silves, verso occidente. Possiede attracco sul

fiume e un cantiere di costruzione navale. Le montagne vicine

322 Bleye ne identifica un certo sviluppo nella difesa costiera; Bleye P.A., Madrid

1931p. 356 323 Coelho 1989, pp. 140-141.

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159

producono molta legna che si esporta ovunque”324

. Con la stessa

rispondenza geografica portuaria, si presenta Alcàcer do Sal, di cui

sempre Idrisi nella nota successione di referenze islamiche attesta “La

città è circondata su tutti i lati da boschi di pino e con questi lì si

costruiscono numerose imbarcazioni”325

. È plausibile indicare nella

ricchezza boschiva di Alcàcer, il rifornimento alla carpenteria del

Basso Sado. Questa rilevanza produttiva non é però attribuita a

Lisbona, perlomeno negli anni corrispondenti alla produzione

geografica islamica, giacché come visto, nel documento di Cancelleria

di D.Afonso, 1260 SETEMBRO 18, si attribuisce il compenso a

seguito di servigi prestati na construção de certa naue (<naui>), em

Lisboa, ossia nella costruzione di una certa <naue>, presso

Lisbona326

.

Le rappresentazioni che stiamo per prendere in considerazione

però, oltre ai rinvenimenti archeologici già specificati, sono indicatori

affidabili di una produzione senz’altro sviluppatasi, almeno a partire

dalla data del documento di cancelleria. Stessa sorte, questa volta

territorialmente comprensibile, tocca al Guadiana e Mértola. La città

avrebbe dovuto rispondere alla stessa dinamica dell’Arade,

impiantando eventuali zone di produzione navale in prossimità dello

scalo marittimo più avanzato, quindi Castro Marim. Non si escluda

però un’inclusione nella produzione più ampia andalusa, in

considerazione dell’arsenale di Siviglia, di cui i traffici tra

Guadalquivir e l’Odiana si sarebbero giovati. A proposito di questi

scali verso oriente, un riferimento a Dénia “Vi é un borgo fortificato

impenetrabile, costituito presso le montagne e circondato da numerosi

pini. Questi vengono tagliati e fatti galleggiare sull’acqua sino a

Dénia e Valencia e da lí fino al mare. Questi boschi scendono lungo

la riviera di Q.l.sa., fino all’isola di Jucar ed al borgo fortificato di

Cullera di lí raggiungono il mare. Lí sono caricati su dei battelli per

essere trasportati a Dénia ed utilizzati nella costruzione delle navi,

324 Coelho 1989; Nef 1999, p.264. 325 J. C. Garcia 1986 apud Coelho 1989; Nef 1999, p.263. 326 Chanc. de Afonso III, Iº, 1, fl.46 vª, 1ª col., Marques 1944

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160

piccole o grandi; allo stesso modo a Valencia, o, se sono di

dimensioni considerevoli, sono impiegati nella costruzione di

abitazioni” (Idrisi IV,1)327

.

3.4.1.i Etimologia dei luoghi di produzione

Due i termini che caratterizzano i luoghi della costruzione

navale: cantiere ed arsenale. Nel primo caso la tipologia insediativa

comprende una molteplicità di situazioni, molte appena riconoscibili,

strutturate nel territorio quanto la stessa navigazione di cabotaggio, il

trasbordo di merci o il contatto tra margini fluviali opposti. Il secondo

invece corrisponde ad una dinamica produttiva organizzata, spesso di

connotazione statale, solitamente legata a messe in opera dal

tonnellaggio elevato. L’assioma arsenale-cantiere incontra parallelismi

con quello costituito da grande o piccolo commercio-trasporto. Le

situazioni sembrano uguali ma divergono profondamente, in

considerazione del fatto che in periodi di calo di attività o

complicanze di rilevanza storica, il piccolo commercio, così come il

cantiere navale, riescano a mantenere una continuità di sussistenza,

sulla base della diffusione dei beni primari e di riparazioni consuete

per le imbarcazioni che li diffondevano. Il piccolo trasporto, invece,

viene penalizzato sulla base dei costi se non supportato su più ampia

scala, quale elemento di diffusione capillare. Allo stesso modo, il

cantiere navale sviluppa la propria connotazione in processi produttivi

e diretta costruzione di natanti del più disparato genere, in

un’alternanza che rende possibile la sua affermazione su zone più

distese di territorio. É esattamente questo il caso del Garb.

Per quanto riguarda la derivazione terminologica di cantiere, il

termine proverrebbe da astalier, per la prima volta in un documento

francese del 1332 ed attualmente corrispondente alla stessa accezione

portoghese estaleiro328

, in riferimento ad un piano inclinato su cui

effettuare concerti puntuali per lo più in prossimità del margine di

327 Nef 1999, p.280 328 Pico 1963, p. 195-196.

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161

accesso all’acqua. Sarebbe questo il caso della zona di Mértola

corrispondente all’Arrabalde Ribeirinho, punto navale focale per i

traffici dell’entroterra, vicolo di diffusione dei prodotti e soccorso in

caso di necessarie riparazioni allo scafo.

Il secondo termine taraçena, armacém in portoghese antico, ha

origine araba in dār–aÇ-Çina´â, letteralmente la casa dell’industria,

viene documentato tra il 944 e 945 nelle diciture andaluse329

. Se ne

conferma l’origine egea in ταρασανάϛ, divenuto per perdita di

occlusione iniziale nel pisano terzanà, nell’antico napoletano

tarcenale, siciliano tirzanà, o l’italiano arsenale330

. É stato possibile

confermare in casi puntuali, la conservazione delle diciture dell’antico

napoletano o siciliano, salvo piccole modifiche fonetiche. Il luogo é,

per tutte queste realtà, un punto di raccolta delle merci e attrezzature

nautiche, attuale armazem del portoghese corrente.

<... ... 1299: ...Jtem habet iby, duo palàcia in quibus possiant

galyones (...) Hic Jnuenjes domos de moraz e de rrua noua: E

taraçenas et domoe de ferarya Jn colaciony sancti Joliany (...) Jtem

habet dominus rrex xiijcim

taracenas cum xij. galéijs apud

Riparium>331

.

Nel rilevare la presenza di diverse imbarcazioni, galere,

galeoni, identifichiamo anche la determinazione funzionale della

taracena ossia la casa delle ferramenta, nonché ció che lí si attua:

riparazioni.

<1294 Junho 4: ... ffaço saber. Que como a Cydade de Lixbõa

steuesse em perhygoo dela mha Torre da escriuanya ata as mnhas

Casas Das Galéés de contra o mar per razão do muro que hy nõ

auia…>332

.

329 Corominas 1954-57 vol. I, 313-314 apud Pico 1963, p.197 330 Pico 1963, confermando la permanenza dei termini dialettali. 331 Marques 1944, p.275-276 332 Marques 1944, Sup.vol I, p.18

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162

Ancora, nel secolo dell’avvenuta Riconquista cristiana, il XIII,

la città di Lisbona é provvista di una Casa delle galere in prossimità

del mare, o meglio dell’estuario, edificio menzionato per mera ragione

strutturale, un muro nello specifico. È grazie a questo tipo di appunti

divergenti il tema che si possono ricavare i tratti della diffusione

terminologica in esame.

Con la stessa frequenza documentale sono anche citati i

lavoratori del mare: petintal, calafate, carpinteiro. Sono le Carte

Regie 1388 Junho 30333

, lavoratori dei citati arsenali, differenziati tra

loro e tassati allo stesso modo; la Carta Regia 1396 Junho 10334

,

indicati per la costruzione di galere e fornitura di vari servigi. Il

termine carpentiere appare però per la prima volta registrato in un

documento datato al 1260 Janeiro 28335

, in un pubblico

riconoscimento per i lavori svolti in ambito nautico, riparia

ulixbone336

. Questi era lo specialista in costruzione e riparazione delle

navi337

, aiutato nelle sue mansioni dai citati calafate338

e petintal339

.

Diverse le competenze, il primo specializzato nel calafatare. Per il

secondo, il petinal, si presuppone un ruolo di altrettanta responsabilità,

forse similare all’attuale ruolo di Maestro d’Ascia, giacché nel Foral

de Santarem 1179 Maio 340 a questo si attribuisce il forum militum,

ossia il grado di cavaliere.

-- …1179 Maio

Foral de Santarem

333 Marques 1944, vol I, p.192 334 Marques 1944, vol.I, p.206 335 Dal latino tardo carpentariu- fabbricante di carpentu-, carro. 336 Documento Foral 1260 Janeiro 28. Tratta della donazione di una casa al

carpentiere Johani per il lavoro di riparia da lui svolta a Lisbona. Marques 1944,

vol. I, p. 8. 337 Pico 1963, p. 210. 338 Termine derivante dal catalano del XIII secolo (Pico 1963, p. 204), è

ripetutamente nominato nei forais dal XIV secolo in poi. 339 La morfologia di questa parola è oscura nonostante le varie forme del vocabolo

richiamino un’origine medievale. 340 Marques 1944, vol. I, p.1.

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163

<(……)De nauigio. De nauigio uero mando ui alchayde: et

duo spadelerij, et duo pronarij, et uune petintal, hâbebant forum

militum, (… …)>

Publ. em 94, I, 409, 1ª col.

(Forais antigos, mº3, nº3).

Nel tracciare queste figure, uno dei primi documenti che

nomina il detto petintal, consente di identificare il termine ammiraglio

–almirante, dall’arabo almir-al-bahr-comandante del mare, e

successiva restrizione semantica di bahr –mare341

. Presente anche

alcaide do mar, anche questo dall’arabo al-qāid, colui che conduce,

già nei documenti citati in reazione alla tassazione attribuita a Tavira,

Carte Regie 1282 Março 23 e 1282 Maio 11.

<1298 Janeiro 6: ... E aquele alcaides e Araizes e petintaaes

que hy forem. assi elles come seus filhos que hy ficarem de pos elles,

deuem a vijr perante o meu almirante… E aquelles que contra elles

entenderem a auer algûu direito tambem per rrazõ de diuidas come

per razõ doutras cousas. Chamem nos perante seu almirante, ou

perante seu alcaide do mar. E o dito almirante e o dito alcaide façam

deles auer comprimento de dereito (…)>.

Figura 21 Vista Panoramica di Lisbona, Anonimo, XVI sec

– nell’opera di G.Braunio, Museu da Cidade n.GRA 38.

341 Pico 1963, p.589

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164

3.4.1.ii Iconografia dei luoghi di produzione

Per completezza espositiva é il caso di presentare alcuni

elementi grafici rintracciati col fine di rendere tangibili i labili luoghi

produttivi. Ció é possibile non solo per il materiale a cui attingere,

esplicite raffigurazioni dal carattere narrativo, quanto per la continuità

evidente degli assetti. Nonostante, infatti, le raffigurazioni possano

sembrare lontane, geograficamente o cronologicamente, risultino

mantenere quelle peculiarità dettate dalla percezione tipica

marinaresca, secondo la quale se talune pratiche sono funzionali,

continuano ad essere utilizzate. Si immagina quindi, con un certo

margine di esattezza, che cantieri o arsenali islamici, potessero

corrispondere a quanto segue.

Un tipico esempio di cantiere navale é testimoniato da Duarte

de Armas. Il redattore della celebre raccolta voluta da D.Manuel re di

Portogallo, tra il 1495 ed il 1521, ricava testimonianze grafiche delle

linee difensive, apportando in molti casi piccoli particolari dal sapore

consueto, estremamente importanti per gli studi odierni. Nello

specifico, il foglio 115 restituisce con chiari segni la fisionomia di un

cantiere sui margini di un fiume. La zona é quella del confine galego,

da cui traiamo i caratteri soliti di una forma diffusa lungo tutta la costa

iberica in epoca medievale. Come é facile osservare questa semplicità

strutturale é riscontrabile ancora oggi in molti cantieri dal

Mediterraneo all’Atlantico342

. Sempre in Duarte una nave é disegnata

su una spiaggia dall’apparente composizione arenosa, luogo ottimale

per il varo o la messa a secco. Sono assenti gli elementi che

consentano all’imbarcazione di scivolare in acqua, necessari invece su

superfici irregolari. Il termine in tardo latino vasu, che appare in un

documento della prima metà del XV secolo, identifica le travi in legno

a sostegno dell’ossatura < (…)E pera armas as gallese foi dado

342 Si rimanda all’allegato nº

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165

emcarrego a dom Lourenço […]; e començou logo de as mamdar

poer nos vasos e deitar a agua (…)”343

>.

Lo scorcio riguarda un momento lavorativo tipico di un

cantiere: un’imbarcazione sostenuta sotto la carena da travi oblique,

legname sparso, richiamando alla mente le testimonianze letterarie,

zone di sfruttamento boschivo e zone produttive. Ancora altri elementi

realistici e continuativi come la serie di abitazioni presenti nella stessa

area dedicata al cantiere, costruzioni dall’aspetto precario, forse

adibite al seccaggio delle travi. Totalmente difforme, invece, é la

raffigurazione degli arsenali lisboeti che ci si appresta ad esporre, con

un senso pervaso di corrisposta identificazione storica, proprio alla

luce degli elementi archeologici da poco restituiti alla città. Il primo

documento preso in considerazione é la Panorâmica de Lisboa nos

fins do sèc. XV, in cui é raffigurato un arsenale abbastanza esteso. Il

suo lato sinistro per chi lo osserva frontalmente, é composto da due

banchine in legno a cui sono attraccate imbarcazioni che lasciano

pensare appunto ad un luogo di attracco. Conoscendo le dinamiche del

fondale e la sua sedimentazione, si esclude che la zona possa essere di

facile accesso all’acqua come quella presentata nella raffigurazione

dal Duarte presso Caminha. Le lance di approssimazione al molo,

dovevano svolgere attività di trasbordo, sfruttando una diminuzione

graduale del terreno, proprio nel tratto in considerazione. Lo slargo su

cui si affaccia la struttura é libero da elementi insediativi di carattere

abitativo, portando a pensare ad un distanziamento ed una ristrettezza

nell’accesso. A coronare il bordo dell’antico quartiere di Alfama,

numerose imbarcazioni di varia stazza e tonnellaggio, ancora argani,

montacarichi e simili, presenti anche nella veduta del XVI secolo,

quella di George Braunio344

. Due le zone produttive o più

semplicemente due arsenali affiancati, circondati da una palizzata, due

gli attracchi ed altrettanti gli edifici che di per sé costituirebbero la

darsena. In questo tratto in apparenza sabbioso sarebbe possibile

343 Lopes 1892, I, cap. CX, p. 212 apud Pico 1963, p.204. 344 Urbium Paecipuarum Mundi Theatrum Quintum, II stampa edizione 1593.

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166

identificare anche la bocca di uno scolo cittadino, comunemente

riscontrabile in zone attigue i margini fluviali345

. Ancora strumenti per

facilitare il carico, gru, sia nel cantiere di minori dimensioni, evidente

continuazione dello stesso nella rappresentazione del XV secolo, e il

posizionamento dell’arsenale maggiore, sfruttando l’avanzamento

della linea di costa346

. Questo é caratterizzato dal posizionamento di

una croce, lí dove sul molo di attracco é segnato il numero 130347

.

345 Come si é visto in maniera tangibile -Mértola presso l’Arrabalde- e in maniera

intuitiva in tutte le città possibilitate a farlo quando dotate di un fiume o di costa

marittima. 346 Con riferimento all’elaborazione graficaVI 347 130: moles lapidum vulgo Cais da Pedra.

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167

Elaborazione grafica VI

VIa)

Caminha folha 115, Duarte de Armas, XVI sec.

1 2

3

4

5

6

Intorno allo scafo in costruzione di una nave:1)Sostegni trasversali costituiti da travi lignee, fortemente connotanti la costruzione navale ancora in atto2)Dispersione di materiale ampiamente corrispondente alla lavorazione navale nella gran parte delle rappresentazioni3)Edifici modesti a supporto delle operazioni cantieristiche, zone di deposito degli attrezzi e riparo o abitazioni/laboratori dei maestrid’ascia4)Larga zona discendente dalla cerchia muraria, pendenza molto comune agli scali d’alaggio5) Puntinato nel disegno ad indicare una componente sabbiosa favorevole allo slittamento in acqua del natante (con o senza rampe dilancio)6) Vascelli all’ancora7) L’autore probabilmente si ritrae

7

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168

VIb)

1- Cronicle of John of Worcester, 1118-40 cr.Manuscritto 157, f.383, Oxford Art Library2 -Costruzione di uno scafo robusto, rotondo. Giámesso in opera il sistema di governo3 - Compasso nautico di grandi dimensioni in ferro, Mértola, XII secolo. Gentilezza di L.Rafael, 2013.

1

2

3

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169

Vic)

Momento Sera,Molfetta, Adriático Sul, 1955-1956, Varo: 03 giugno 1956. Cantiere: De Ceglia S. Gentilezza Corrado Pisani, capitaneria di porto, Molfetta

Ulisiponae Pars, 1575, Simão de Miranda, Arquivo de Estado de Turim.

Fabrica di Galere, 1410 c. Anonimous.

Molfetta, cantieri De Ceglia, 1950 c. Italia

“E pera armas as gallese foi dado emcarrego a dom Lourenço […]; començou logo de as mamdar poer nos vasos e deitar a agua…”

Estaleiro Barrocas, Cacilhas,1990 c. Portogallo

Caminha folha 115, Duarte de Armas, XVI sec.

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VId)

Caminha folha 115, Duarte de Armas, XVI sec.

Molfetta, Italia

Molfetta, Italia

Estaleiros Navais Concelho da Moita, 2012.Gentileza D.ssa.LicéliaLoureiro, Concelho do Barreiro

Peniche Portogallo 2007

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171

VIe)

Panorâmica de Lisboa nos fins do século XV.

Anónimo. Particolare dell’impiantistica

Logistica dei cantieri

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4. Le navi.

Ricostruzione storica e contestualizzazione metodologica

Data la natura lignea che rende labile la conservazione dei

vestigi archeologici, si attingerà ai supporti utili in questa, come in

tutte le altre aree dell’Archeologia del Mezzo Acquatico. Con i dati

raccolti si vorrà tracciare la o le tipologie navali più comuni, le loro

caratteristiche tecniche, dove possibile, le loro funzioni e modi di

utilizzo. In grande soccorso giungono, scarseggiando questa volta le

fonti letterarie islamiche, le testimonianze delle rappresentazioni

artistico-decorative, spontanee o meno, dei piatti ceramici e dei

graffiti. Il confronto sarà reso possibile dai rinvenimenti subacquei su

più ampia scala geografica, prescindendo dalla percezione territoriale

del Garb, per essere inclusa in circuiti commerciali quanto culturali di

carattere globale. Se da ció si vorrà, previa caratterizzazione

etimologica, riconoscere nel diffuso termine qārib il precursore

nautico della caravella, si potrà accettare con tranquillo spirito critico.

Sono infatti trascorsi gli anni di rigida determinazione geografica

relegata al nord del Portogallo, ed esclusivamente a questa zona, che

negavano ogni altra ipotesi ricostruttiva. Certamente l’apporto della

conoscenza diretta di una caravella nel senso classico del termine,

aiuterebbe in modo deciso in questa lettura, il cui punto di realistico

appoggio é l’intersezione dei dati dei naufragi. L’elemento

cantieristico, luogo e forma produttiva, marcherà il passo con

l’evoluzione delle imbarcazioni mediterranee, accrescendo quei

connotati tipologici necessari all’avvio della navigazione oceanica

d’alto mare. In particolar modo, la tecnica navale islamica avrebbe

apportato conoscenza fin oltre il XIII secolo, mantenendo la linea di

contatto tra Oriente ed Occidente del Mare Nostrum meridionale,

proponendosi quale momento di trasmissione delle innovazioni, in una

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173

divulgazione facilitata dalla continuità culturale nonché linguistica

innegabilmente molto ampia348

.

I natanti a cui facciamo riferimento dovevano poter affrontare

zone d’acque poco profonde lungo le sinuosità della costa, attraversare

baie e foci, imbarcare equipaggio e carico. A questo proposito si cita

un Foral utile alla comprensione del tipo di merci, funzionali alla

sistemazione del carico, nonché la stessa progettazione.

... 1223? 1279 ... ...

<Ementa de panos estrangéiros, metais, mantimentos, armas,

madeiras, peças de mobiliàrio, etc., entradas pelo porto de Atouguia, e

que pagam a dízima e portagem a el-Rei, segundo o <registro> de

D.Sancho (II?) e o sol de Soeiro Pais, almoxarife de D.Afonso III.

(Gaveta 9, mº 10, º27, fl.3. Caderno de 4fls. de pergaminho, s.

d., e atribuível, paleograficamente, ao fim do séc. XIII – começo do

séc. XIV)

* Sabendo que estas sum as cousas que nos achamos eno

Registro del Rey dom Sancho quando Pedri nermnyz que foi

almoxarife desse Rey /recebia eno Porto daouguia desse del Rey dom

Afonso padre del Rey dom denis. Primeyramente a dezima

(…) De tonees (…) de figos (…) de cera (…) (…) Dalgodõ,

De ferro, De Cobre, Daço, Destanho, De Chumbo (…), Douro, De

prata (…) De madeyra, (…) de vasos, de talhadores, (…), de auelaas,

De Nozes, De Castanhas, De sal, De pã, de milho, de centão, (…) De

pez, (…), de auer (?) mourisco, De tapedes (…) * >

348 É il caso di citare alcuni tra i primi trattati di architettura nautica portoghesi: O Livro da Fábrica das Naos, Padre Fernando Oliveira, 1580; Livro Primeiro da

Architectura Naval, João Baptista Lavanha, XVI secolo, Livro das Traças de

Carpintaria, Manuel Fernandes, 1616. Anche per le raffigurazioni fare con

riferimento alla traccia della caravella del Maestro d’Ascia João de Lião, 1488,

Retàbulo de Santa Auta, del primo quarto del XVI, dall’officina di Gregorio Lopes,

apud Joaquim de Melo, 1898.

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Semplificando si sarebbe portati a distinguere la longilinea

fattezza nordica rispetto alla rotondeggiante capienza del

Mediterraneo. Non solo le testimonianze avrebbero smentita facile ma

il Portogallo, ed il Garb prima, mediterranei nei gesti e atlantici per

vocazione, sarebbero ugualmente il cardine del contatto nautico.

Quindi, in considerazione di documenti che relatano chiaramente

tonees invece che anfore, si ritiene sia il caso di affrontare questo

elemento, solo apparentemente marginale. In primo luogo é

improbabile fare affidamento sulla capacità in stile latino e calcolo

contenitivo delle anfore. Nel documento Foral 1293 10 Maio349

sul

pagamento de vìjnte soldos per quelle stazze dai cento Tonn in su, de

dez Soldos, per imbarcazioni inferiori, ricaviamo l’indicazione

numerica in esame, ipotizzando che un qārib arabo contemporaneo

dovesse aggirarsi intorno ai 100 Tonn. In maniera consequenziale al

calcolo del tonnellaggio, si propone la riflessione sui profili rispetto

all’ordinata maestra, proporzione indipendente dalla tecnica o

modalità nella messa in opera, ossia l’eleganza costruttiva, anche detta

coefficiente di finezza dello scafo.

4.1 Scienza astronomica: da al-Mashreq ad al-Andalus.

Per affiancarci al tema della navigazione é opportuno

identificare brevemente quale il percorso delle origini della scienza

astronomica arabo-islamica, sin dalle sue origini nei territori del

Mashreq. Non sarebbe corretto pensare ai navigatori mussulmani

come studiosi attenti a rilevare punti su carte nautiche e

corrispondenze tra gli astri per seguire una rotta inconfutabile. Le

carte, infatti, dovevano fungere da promemoria delle distanze tra i vari

luoghi orientando in maniera generica la linea di costa e le entrate dei

porti350

. Questi ausili presentavano ampie incertezze che

probabilmente non attraevano i geografi descrittivi che infatti non le

menzionano con frequenza. Sarebbero piuttosto state delle carte di

349 Marques 1944, vol.I, p.30. 350 A questa precarietà interpretativa si aggiunga un metodo di misurazione

particolarmente labile, quello delle dita con la distanza segnata in un angolo

approssimativo che si manteneva sull’orizzonte.

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appannaggio marittimo, elaborate e utilizzate da gente di mare, col

vantaggio di trasformare il navigatore nel detentore di una conoscenza

diretta della strada da percorrere, guidato dalla tradizione tramandata

spesso oralmente, nella quasi totale ignoranza della geografia restante.

L’astronomia dal canto suo, non era stata affrontata in maniera

puntuale nel mondo latino almeno sino a quando presso Roma si

accennò a una spiegazione delle Tavole di Tolomeo (II d C.) con due

differenti scritti: l’Itinerarium Maritimum, un testo descrittivo di due

rotte realizzato tra il 450 e il 535 d.C., e lo Stadiasmus Maris Magni,

del V secolo d.C., che offre una dettagliata descrizione portuaria del

Mediterraneo. Oltre a questi non esisterebbero quindi trattati

astronomici prettamente detti ma solo portolani finalizzati alla mera

direzione nautica. Anche in Andalusia, Garb e Maghreb, sarebbe

quindi mancata una forma sistematica di studio degli elementi

astronomici per la determinazione della rotta, sino almeno al IX sec.,

quando in territorio iberico giunsero alcuni testi della tradizione del

Sind Hind351

, ossia calcolo astronomico, rappresentanti un

determinato progresso rispetto appunto alla tradizione tolemaica. Fu

su questa base che l'astronomia matematica divenne un oggetto di

studi nell'Occidente musulmano il cui influsso principale proveniva

dalla gemella ellenistica insieme a quella persiana e indiana.

É nel periodo tra 747 e 754 che l’autore Sa῾īd ibn

Ḫurāsānḫurrah352

tradusse dal pahlavi, appunto nome della lingua

persiana in epoca sasanide, alla lingua araba i cinque testi astrali

attribuiti a Zoroastro353

. In quest’epoca la divinazione e la

consultazione degli astri erano in grande uso presso le corti che presto

sarebbero divenute prettamente votate alla scienza nel senso più puro

del termine. Si narra, infatti, che avvenimenti come la fondazione

della stessa Bagdad, fossero legati alla creazione di una sorta di

351 La rielaborazione delle tavole avvenne presso la Bayt al-Ḥikma, “la casa della

sapienza”, nata a Bagdad alla metà del IX secolo; Olga Pinto 1928.

352 Pingree 1963, pp. 229-246. 353 Noto fondatore dell’omonima religione persiana del VI sec. a.C., per tempo la più

diffusa nel mondo noto, soppiantata nel VII secolo della nostra era dall’avvento

dell’Islam nelle regioni arabe e ancora oggi presente in più che discrete dimensioni.

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oroscopo che ne determinò il momento esatto al 30 luglio del 762,

dando così vita alla nuova capitale dell'Impero durante il califfato

abbaside. A questo periodo storico, come é possibile immaginare per

una nuova e viva capitale, corrisponde una ricca confluenza di studiosi

che si trovarono fortunatamente a essere i vettori linguistici della

traduzione dal sanscrito all’arabo di uno dei testi fondamentali della

tradizione astronomica del Sind. La sua grande diffusione consentì

l’introduzione dell’astronomia nel circuito delle navigazioni del Garb,

Andalus e più in genere dell’Europa Occidentale. Sempre verso il 775

l’astronomo e matematico persiano Ya῾qūb ibn Ṭāriq354

, combinando

fonti indiane e persiane, scrisse il Kitāb fī 'l-῾ilal (Libro delle cause) in

cui specificava l'uso dello gnomone per la determinazione del tempo.

Il periodo che ne segue vede attivarsi una prolifica traduzione degli

studi astronomici orientali che, a partire dal IX sec., si spingono

sempre più verso l'opera di Tolomeo, base dell'astronomia matematica

su cui accrescere i dati dell’osservazione diretta delle stelle. Non a

caso il più antico trattato di astronomia è attribuito al faqīh, giudice

andaluso, ῾Abd al-Malik ibn Ḥabīb (morto nel 238/853), che nella sua

Risāla fī ma῾rifat al-nuǧūm -Lettera sulla conoscenza delle stelle-

rileva l'importanza dello sviluppo di una corrente arabo-islamica in

astronomia rispetto alla greca che propende piuttosto verso

l'astrologia.355

Dall’oriente agli al-Garb e al-Xarq, si diffuse nel X

secolo la tradizione delle anwā᾽, letteralmente causa ed effetto, con il

Kitāb al-Anwā᾽ di ῾Arīb ibn Sa῾d (m. 370/980), scritto strettamente

legato alla tradizione degli almanacchi iracheni.356

Da qui la

produzione del Calendario di Cordova, sintesi del trattato di ῾Arīb e

del vescovo Rabī῾ ibn Zayd357

, con informazioni su alcune feste

354 Pingree, David 1968 (2): 97 355 Monferrer-Sala, 2012.

356 Dozy, R. (ed) 1873. Le Calendrier de Cordoue de l’année 961. Text arabe et

ancienne traducion latine. Leiden: Brill, apud Pingree, D, Māshā ‘allāh; Greek,

Pahlavī, 1997, pp.123-136.

357 l’opera del vescovo Rabī῾ ibn Zayd si chiama Kitāb Tafṣīl al-zamān, Trattato sulla divisione del tempo Martínez 1981, pp. 319-344.

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cristiane ispaniche e approfondimenti sui materiali astronomici.

Questo tipo di studi fece sì che entrambi i lati andalusi fossero

d’ispirazione per i successivi autori nordafricani. Per quanto riguarda

le osservazioni astronomiche invece, e in particolare l’area del

Mediterraneo, la diffusione di questo genere avanza più a rilento

mentre come già detto dal IX sec. la spinta di Baghdad e Damasco,

porta lo studio su basi interamente nuove, dell'attività di osservazione

diretta degli astri o della misurazione terrestre su base tolemaica358

.

La sfera andalusa quindi, come accennato, non registra la

presenza di studi astronomici anteriori al regno emirale omayyade di

῾Abd al-Raḥmān II (822-852), che ne introdusse le tavole

astronomiche. Il capo militare, nonché erede del suo omonimo

predecessore, visse e stimolò il periodo di rivolte dei muladis del

Garb, iniziate alla fine del secolo VIII, periodo che attribuì anche

storicamente una chiara indipendenza ed autonomia al territorio

algarvio, almeno fino alle campagne del futuro califfo, anch’esso un

῾Abd al-Raḥmān, per la precisione il Terzo. Precedente a questo

periodo si ravvisa l’utilizzo di un’astrologia latina che nel coesistere

con una tradizione araba e magrebina di trasmissione popolare, genera

la sua versione andalusa. Alla metà del IX sec. inoltre corrisponde un

periodo di orientalizzazione culturale favorito dalla pratica della riḥla,

il viaggio verso la Mecca che completava l'istruzione di ogni giovane

di classe alta. Allo stesso modo la politica culturale dei sovrani

omayyadi che stimolava il trasferimento a Cordova o nelle sedi

decisionali algarvie di studiosi orientali per incrementarne la corte,

investendo ampiamente nell’acquisto di libri provenienti dalle grandi

capitali del Mashreq. Questo processo continua, anche se in un noto

ritardo delle periferie rispetto alla capitale emirale, almeno fino alla

caduta del califfato omayyade (1031). Gli Zīǧ al-Sind hind, appunto le

tavole dell’astronomia indiana, di al-Ḫwārizmī359

, compilati intorno

358 Russo 2003 359 Al-Ḫwārizmī é l’ideatore della terminologia algebrica e dell’astrazione

matematica che ne consegue. de Libera, 2006, pp.280.

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allo 830, furono poi assimilati nella seconda metà del X sec. con

l'Almagesto di Tolomeo360

.

In contrasto con la situazione politica post califfale che dal

1031 al 1086 circa risulta fortemente instabile, l’astronomia andalusa

di al-Garb e al-Xarqi, portata avanti dagli studi di Abū Isḥāq ibn al-

Zarqālī361

, maturò raggiungendo le sue caratteristiche più distintive.

Ad Ibn al-Zarqālī si attribuisce l’introduzione degli astrolabi

universali, un trattato relativo allo studio dell’equatorium per il

calcolo astronomico il cui sviluppo sembra sia stato concepito

nell’Andalus, oltre al vanto di aver riportato in voga l'ellenistica

tradizione degli almanacchi perpetui, successivamente rivelatasi di

indubbia importanza per la navigazione. A questo autore si attribuisce

l’introduzione della teoria della trepidazione andalusa in Europa, ossia

il tentativo di spiegare una pretesa apparente difformità

nell’inclinazione dell’asse celeste. Il trattato di Ibn al-Zarqālī del 1085

circa parte dal movimento delle stelle fisse e ci é pervenuto in una

traduzione ebraica. L’influente e brillante autore si dedicò

all'osservazione del Sole sembra per venticinque anni e a quella della

Luna per trentasette anni, per poi condensare i suoi studi in un testo Fī

sanat al-šams –Riguardo all’anno solare- il cui contenuto ci è noto

attraverso rielaborazioni postume in arabo e latino.362

Al fine di ottenere una maggiore comprensione sul taglio

andaluso dato all’astronomia, difforme da quello del Mashreq, é

necessario ricordare l’isolamento che seguì al processo di

orientalizzazione, quindi al periodo successivo l’anno 1031, data della

disgregazione finale del califfato di Cordova. Questo momento di

sospensione, a partire dalla metà del secolo XI, diede d’altro canto un

360 Russo, L. 2003

361 Anche detto al-Zarqālluh o Azarquiel per il mondo latino, morto nel 1100.

Comes, Mercé 1991.

362 Il testo é anche noto come Risāla al-ǧāmi῾a fī 'l-šams -Epistola completa sul Sole- ed é ripresa dall’autore Ibn al-Hā᾽im, astronomo mussulmano dell’inizio del

XIII secolo. Samsó, J. 1997, pp. 73-110

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ruolo di prima importanza nelle pretese territoriali dei numerosi poteri

locali del Garb. L'isolamento culturale fu comunque la regola, così

come l’indietreggiamento rispetto ad un’area che avrebbe prodotto

nuovi avanzi in ambito nautico - astronomico. In particolar modo ci si

riferisce al XIII secolo, momento del ritorno politico e militare dei

Clan stanziati nel territorio algarvio sin dal secolo VIII che con la

struttura culturale e di ampio respiro delle corti omiadi, non avevano

molto in comune. La presa di Lisbona infatti, nel 1039 fu il momento

iniziale dell’espansionismo Abasside di Siviglia, forte del suo arsenale

voluto dal possente progetto di difesa dopo gli attacchi vichinghi sotto

l’emiro Abd al-Raḥmān II, struttura che consentì nei secoli successivi

il dominio e il controllo delle ampie acque del Mediterraneo

Occidentale, insieme con una base astronomica del tutto invidiabile.

Per concludere questo breve ed intenso approccio all’origine

dei metodi di osservazione astronomica arabo-islamici, da cui non

potevamo prescindere poiché ci troviamo a trattare di evoluzione

nautica nelle sue varie formule, possiamo affermare che gli esempi

riportati dimostrino ampiamente come a partire dall'inizio del IX sec.,

il progresso nella pratica delle osservazioni sia stato seguito dagli

astronomi arabi, sulla base del modello di ispirazione tolemaica. Gli

stessi erano inoltre coscienti della possibilità di commettere errori di

calcolo o di osservazione per cause naturali come nebbia o foschia.

Stessa cosa avveniva ovviamente in navigazione al più comune dei

marinai che quindi, molto prima di Marco Polo in Oriente, nel circuito

nautico di Andalusia e Garb praticava l’astronomia Sind, sfruttandola

in un movimento di ritorno da Ovest ad Est, di cui i portoghesi delle

espansioni nel primo quarto del XVI secolo si sarebbero poi

avvantaggiati.363

4.2.1 Indici di contaminazione nella tecnica navale

363 Secondo gli studi di Aubin (1972), “soltanto nel periodo compreso tra il 1538 ed

il 1552 vi sono piú di 4700 documenti quasi totalmente portoghesi ed inediti”,

Aubin 1972

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Le navi mussulmane dominarono il Mediterraneo con un picco

tra IX e X secolo unendo l’Andalusia, quindi il Garb ed il Maghreb364

,

alla Cina e ai porti di contatto Aden e Jeddah. Le rotte dei convogli

veneziani a partire dal XV secolo, e il raggiungimento delle coste

indiane da parte dei portoghesi poco dopo, basterebbero quale

evidenza. Ibn Battuta visitando la costa di Malabar, descrive la

presenza di navi provenienti dalla Cina, senza purtroppo specificarne

la tipologia365

. Al-Ya’qūbī invece chiama Baghdad il fronte marittimo

del mondo e, a tutti gli effetti, ne era divenuta lo scalo per eccellenza

del Califfato Islamico nel 749366

. Da ritrovamenti eterogenei di

situazioni archeologici come quello di Sharma, in Arabia, datato al X-

XII secolo, provengono resine, numerosi prodotti ceramici e vetri,

oltre a grosse quantità di porcellane cinesi e pietre preziose, come

pochi altri siti islamici offrono ad oggi367

. Aden, invece, si connotava

per le dinamiche costruttive, risultando tra i più celebrati cantieri della

costa meridionale d’Arabia368

. Rispetto a questi, il Mar Rosso si

propone quale vincolo naturale di contatto, investendo in particolar

modo su Jeddah, Aidhab, Suakin e Quseir al-Qadim e nei loro traffici

con l’India e l’Est africano.

I corridoi dovevano mantenere un rapporto linfatico, poiché,

come afferma Whitehouse, non può risultare una coincidenza il fatto

che i viaggi attraverso il Mar Rosso fioriscano precisamente nel

momento in cui i viaggi del Mediterraneo rapidamente si

espongono369

. Un importante ritrovamento presso Qanbalu, con

datazione compresa tra i secoli IV e X d.C., riporta alla luce più di

duemila monete in argento dell’Africa orientale e un bottino di dodici

pezzi in oro, cui si riconosce una provenienza tunisina, nonché egizia

e siria370

. È ancora una volta Idrisi a riferirci riguardo la costa

orientale dell’Africa: gli abitanti dell’isola di Rānj, Sumatra,

364 Picard, 1997. 365 Ibn Battuta 1968, IV, p.91 366 Al-Ya’qūbī 1892, p.237-250 367 Rougeulle, 2003, p.295-296 368 Margariti 2002, p.34 369 Whitehouse 1983, p.333-334 370 Horton, Brown e Oddy 1986 apud Agius 2008 p.100

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viaggiano da Zanj in Zawraqs e piccole imbarcazioni, caricando le

loro merci, e (loro vengono qui) perché capiscono reciprocamente le

loro lingue...-371

É però alle imbarcazioni che riponiamo l’attenzione di questo

stralcio. Tra le piú longeve, facilitata nella forma e nel reperire i

materiali, la Quffa, bitumata e rotondeggiante, sulla linea dell’antica

percezione del Karabós greco372

. La vita di queste tipologie é legata al

reperimento delle materie prime, eludendo in questa sede dati piú

prolissi legati all’uso di costruzioni dal carattere primitivo. Si attesta,

però quanto affascinanti siano alcune testimonianze come quella di

Ibn Sīda che sulle ancore, marsā in arabo, tramanda: si uniscono varie

travi di legno, si legano insieme dal centro in un solo verso, a seguito

di una colata di piombo fuso il legname diviene un blocco unico duro

come la roccia. Le terminazioni del legno sono legate ad un cavo e

l’ancora é rilasciata sul fondo del mare373

.

Ritornando al Mediterraneo però, si nota quanto le

imbarcazioni da guerra abbiano, nel primo periodo dell’Islam,

mantenuto una struttura in cui lo sforzo é concentrato verso gli

elementi portanti, sulla linea delle ordinate mastre. Ne consegue una

maggiore lentezza, dinanzi alla quale lo stimolo alla velocità é

recepito dalle migliorie costruttive tra VI – XII secolo. Infatti, le

miniature delle Chronicle di Joannes Skylitzes, fr.c.1081, mostrano

una forte similitudine tra navi islamiche e bizantine, tanto da dover

ricorrere alle indicazioni grafiche sovrastanti per differenziarle374

.

Allo stesso modo sarebbe inutile riaccendere il fuoco della contesa

sulla supremazia o efficacia di metodi di assemblaggio a mortase e

tenoni o cuciture. Anche in questo caso, complici i perpetrati elementi

etnografici del sud dell’India, si é perfettamente in grado di apporre

371 Idrisi in Nef 1999, Prologue, p.63 372 Sino alle scoperte di Ras-al-Jins, SE Oman, solo indicazioni documentali.

Ricostruzione di imbarcazione lunga 13m, Tosi-Cleuziou, Università di Bologna-

Nanterre, 1985-1994. Cleuziou-Tosi. 373 Ibn Sīda 1893, ed 1903 , X, p.27. 374 Sito presso la Biblioteca Nacional de Madrid, in Tselikas 2000.

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elementi comparativi utili al confronto con i rinvenimenti, come

vedremo a seguito.

Nel contempo, le dinamiche di diffusione culturale, come visto

nei paragrafi di introduzione storica, consentono ai popoli in contatto

di adottare idee astronomiche e tecniche, che come riferisce

McPherson fomentano l’ambizione a risultati di ispirazioni

indipendenti375

. Il timone assiale per esempio e la sua irruzione nel

Mediterraneo, XI-XII secolo all’incirca, avviene per mezzo del solito

Mar Rosso, o la vela triangolare, adottata dai bizantini che l’avrebbero

ritenuta una valida soluzione alla navigazione di bolina, nonostante la

precisa provenienza con gli apporti tecnologici risulti alquanto

speculativa376

.

4.2.2 Indici di contaminazioni etimologiche nella

terminologia navale

Safīna, qārib, markab. Il primo termine, noto nelle cronache e

negli scritti letterari, é spesso ricollegato al dromedario ed al

cammello, nella loro definizione di Nave del Deserto, Safīna al-

barr377

, metafora dal mondo letterario. I Qārib/qawārib, intorno al IX

secolo, sono considerate imbarcazioni di servizio, forse sulle

indicazioni di Ibn Battuta che con qārib definiva un insieme di piccoli

natanti di appoggio, capienti. La radice araba q·r·b, proverrebbe infatti

dal verbo avvicinarsi378

. I termini andalusi qārib o qārab379

,

precedendo le portoghesi e spagnole caraba e carabo, XIII secolo, dal

latino carabus a sua volta diffusosi in Egitto, Siria e Mesopotamia380

da quella derivazione greco-bizantina Karabós. Gli usi però sembrano

comprendere un insieme di imbarcazioni generiche, legate al mondo

islamico-bizantino, spesso in accezioni belliche. Tra i tanti toponimi

375 McPherson 1995, p.33 376 E’ direzione interpretativa proveniente dai fervidi ambienti dell’Indico. Biblio

Roxani, M 2002 o Blot JY, 2003. 377 Agius 2008, p 270 378 In questa come in altre sedi i ringraziamenti piú sentiti alla Dottoressa Augusta

Nunzia Mastropasqua per l’ausilio nella percezione terminologica araba. 379 Corriente 1989 e 1991, p.140 380 Pellegrini 1978, II, p.817-818.

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cui potremmo far riferimento, evoluzioni da un capo all’altro del

mondo apparentemente sconnesse, é il caso di nominare il tipo

‘Ushārī, una sorta di gondola con copertura a botte. La figura di cui

segue l’analisi, relativa al grande vascello inciso nei graffiti di Alcàcer

do Sal, potrebbe corrispondere a questa tipologia fluviale,

nell’estremo oriente solitamente di connotazione regale381

. Una nave

da guerra era invece lo shalandi382

, una tra le tipologie bizantine, di

provenienza greca, kelàndion o kelàndra, poi chaland francese e

scialando italiano, mantenendo una singolare coincidenza con il

termine dialettale siciliano, ossia lasciarsi trasportare lentamente dagli

avvenimenti. E ultimo il calão portoghese, larga e lunga imbarcazione

con circa dieci, dodici remi per finacata, utilizzato nella pesca del

tonno nonché definizione di atteggiamento lento e trascinato383

.

Lancia-fiamme, o chiatte con materiale infiammabile e metodi

propulsivi ad aria per espandere lo stesso, sono testimoniati da Ibn al-

Athir nel XIII secolo, con riferimento alla campagna di Siracusa,

attribuendo la derivazione fonetica al verbo h·r·q, distruggere384

,

divergendo in parte con la funzionalità della carraca, eventuale

evoluzione lessicale. Ancora una nota prima di lasciare spazio al

confronto iconografico ed ai termini imposti dai ritrovamenti

subacquei. In Portogallo l’evoluzione del termine caravella é stato per

tempo affrontato, riconoscendovi diverse inflessioni. Qārib avrebbe

costituito la radice della diramazione carabo e caravela, piuttosto che

caravela diminutivo di carabo385

. La trasformazione semantica

francese, come già accennato, ne designa una imbarcazione piccola386

.

Mancano indicazioni utili sulla stazza nell’arabo-ispanico, secoli XI -

XIII, magrebino medievale e catalano antico, XIV secolo, tutte inclini

nel riconoscere al termine caréu, il significato d’imbarcazione

381 Al-Baghdadi, nd.54, apud Agius 2008, p. 301 382 Dozy 1963, I, p.783 383 Gentile suggerimento terminologico del Doutor Mantas, V. 384 al-Zibidi 1989, XXV, p.154 385 A supporto gli autori Nascentes 1932 e Corominas 1954-57 I, p. 662. 386 Cronica de Jerusalém Alcorel 1930 apud Pico 1963, p. 74.

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generica da trasporto387

. L’accezione femminile sarebbe poi derivata

dalla diffusione avvenuta con l’opera Partidas, Alfonso X -1256-

1265, a cui il suffisso -ela, ne avebbe aggiunto il diminutivo, o come

afferma Lopes de Mendonça, la fusione, caravo-à-vela, per

designarne la propulsione.

Senza addentrarsi ulteriormente in questo esercizio

comparativo, sulla soglia delle accezioni regionali, la visione di

Oliveira Marques sembra offrire quella chiave di lettura, condivisa,

che consenta di dar ragione a tutte le evoluzioni semantiche -No

Algarve de 1320-21 continuavam a predominar os mouros e as

mourarias e as mesquitas avantajavam os templos cristãos, era uma

zona de fronteira em processo de cristianização, uma autêntica

colónia388

. Una colonia appunto, linguistica e tecnica.

4.3.1 Iconografia navale e studio comparativo dei bacini

ceramici

Il periodo medievale fa riferimento alla rappresentazione con

un’enfasi nettamente superiore alla nostra percezione. La diffusione di

testi dal carattere sociale impongono al tratto scritto la decorazione

grafica, spesso occupando intere parti di pagine e fogli. Allo stesso

modo sembra che la decorazione a tutto tondo delle forme ceramiche

aperte, bacini o ataifores, abbia avuto lo stesso intento dell’apertura a

tutta pagina delle miniature. Gli avvenimenti giornalieri non

387 E’ in questo periodo che per la prima volta in un documento portoghese viene

nominata una caravela, con accezione femminile, citata da Alfonso III nell’opera

Partidas (1256-1263387

. La presenza di un documento così antico in Portogallo,

porta a pensare che da qui si sia poi sparsa per tutto il Mediterraneo l’accezione

femminile del termine. Sarebbe forse il caso di proporre una comparazione di genere

Barco-Navio e Caravela-Nau. Per l’origine portoghese si ritorna sempre al primitivo

arabismo e quindi ad una derivazione motivata da una certa continuità culturale.

Pico 1963, p. 74.

388“Nell’Algarve del 1320-21 continuavano a predominare i mori e i quartieri mori e le moschee sovrastavano i templi cristiani, era una zona di frontiera in processo di

cristianizzazione, una autentica colonia” apud Fonseca 2003, p. 59.

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avrebbero avuto motivo di essere considerati e fermati nelle

illustrazioni, contrariamente ad annotazioni da sottolineare

caratterizzando il committente o un particolare momento. Se per

esempio nella restituzione di un trasbordo fluviale di grano,

direttamente dalla stiva in sacchi di tela sollevati a spalla, si scorge

una tipologia nautica, la raffigurazione doveva esserne motivata

dall’esaltare le caratteristiche commerciali di un dato signore, non il

trasbordo in sé. É per questo che la voracità con cui captiamo gli

elementi dei natanti potrebbe divergere dalla loro reale struttura.

Con il fine di determinarne gli elementi si presenta in questa

sede, il confronto tra i Bacini nº19, nº59, nº292 provenienti dal Museo

Nazionale di San Matteo, Pisa389

, l’ataifor di Dénia, Museo

Arqueológico de Dénia, M.I. Ayuntamiento de Dénia390

e l’Ataifor

ceramico proveniente dal museo ARQUA di Cartagena, appartenenti

alla sfera cronologica compresa tra la fine del X e XI secolo, con forti

caratterizzazioni maiorchine. Temporalmente posteriore, la ceramica

simile arabeggiante con raffigurazione di caravella portoghese, é

attinente alla caratterizzazione come unione tra le tradizioni,

perlomeno a livello grafico: Malaga 1425-1450, ceramiche invetriate

esportate sino all’Egitto o alle coste inglesi, probabile glorificazione

dei successi di un commerciante, attualmente presso il VAM di

Londra, nº486-1864. Questi in connesione visiva con tutti gli elementi

enunciti nel paragrafo dedicato all’esposizioni delle Fonti.

Un’ultima specifica prima di affrontare gli elementi tecnici a

nostra disposizione. Le restituzioni grafiche risentono, come é ovvio

delle deformazioni a cui l’artista é costretto, in ampliamenti e

dilatazioni spaziali o perpetrare di tipologie non contemporanee. Non

sembrerebbe essere questo il caso degli elementi presi in

considerazione. Inoltre é importante sottolineare che non tutti gli

389 Presso le strutture museali pisane, si é avuto modo di conoscere personalmente e

di giovare degli insegnamenti della Dottoressa Berti Graziella, direttrice del Museo e

profonda conoscitrice delle dinamiche commerciali del Mediterraneo Occidentale.

Alla Sua memoria sono dedicati infiniti ringraziamenti. 390 Dati gentilmente concessi dal Dottor Felipe Castro.

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186

elementi piú peculiari per definire una tipologia nautica, possano

essere sondati in raffigurazioni di cui l’opera morta é principale

veicolo di informazioni.

Tra gli elementi tecnici piú importanti, la chiglia, che indica

quel tratto continuo esteso tra poppa e prua, collegamento con le

ossature trasversali dello scafo, la cui lunghezza varia secondo le

misure complessive dell’imbarcazione. Una nave, di qualsiasi

tipologia, non ne può prescindere, eccezion fatta per alcune

innovazioni dell’era contemporanea. Si potrebbe ricercare un tratto

piano di questo elemento nel Bacino nº 59, forse indicativo

dell’utilizzo di un unico legno sormontato dalle ruote di prua e poppa.

Questi elementi corrispondono ad ognuna delle sezioni di una nave.

La loro lunghezza varia a seconda della posizione occupata,

diminuendo dall’ordinata maestra in direzione di poppa e prua. Lo

spazio dello scheletro compreso tra la maestra e la poppa, dove si

colloca il timone, è definita rè dal termine latino rètro in uso nel

Mediterraneo Occidentale e di forte influenza francese; l’area

delimitata dalla prua invece è definita avante, anche questa da

un’accezione francese del XIV secolo391

. La pompa di sentina,

impossibile da scorgere, viene invece citata per la prima volta in un

documento Foral 18 Agosto1410 definita arca de bomba 392

. La sua

funzione è quella di aspirare l’acqua che entra nella stiva dove è

collocata, solitamente sopra la chiglia, bloccata dalle serrette. Il

documento dell’inizio del XV secolo fa presupporre il suo utilizzo

anche in periodi precedenti. Il termine arca veniva spesso sostituito

nelle diverse accezioni nautiche iberiche con il vocabolo cesto de

gàvea393

, determinazione lentamente abbandonata appunto a favore

della definizione di arca, elemento questo appartenete all’armamento

della chiglia e non al sistema di alberi. Questi elementi sono infatti,

tutti limitrofi lo scheletro, chiglia o paramezzale, elemento appena

sovrastante. Nei bacini nº 19 e nº 59, la prua è fortemente arrotondata

391 Pico 1963, p. 221-222. 392 Marques 1944 Foral 18 Agosto 1410, I vol. 393 Morais 1948-1959 apud Pico 1963, p.247.

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187

con una siluette a falce di luna campita, completata da un reticolo

fitto. Già in queste estremità é possibile notare qualche elemento

contiguo con la caravella del piatto di Malaga, con uno strascico nelle

imbarcazioni del Nord del Portogallo, potendone quindi attribuire una

ruota molto alta. Altrettanto importante é la definizione del timone,

apparecchio sito a poppa dell’imbarcazione fondamentale per la

direzione. Altre due parole impiegate nel medioevo per designarlo

erano governale e peltre, termini che sembra siano coesistiti

perlomeno fino al XV secolo394

. Il governale è il timone a pala laterale

usato già nella marineria antica, probabilmente da età protostorica,

singolo o doppio, governall nel catalano antico, dal latino tardo

gubernaculu. E’ citato in documenti dal XIV secolo in poi, il che

rende implicito un suo utilizzo in periodi anteriori. Un documento

Foral 1440 Março 8, caso vi fossero incertezze, ci informa che il

luogo di questo era na popa395

. A supporto di questo utilizzo

interviene il bacino pisano nº292, e un probabile tratto nel bacino

nº19, in fuoriuscita dal castello di poppa. Nel confrontare i negativi

dei pezzi ceramici nº19 e n° 59, elementi decorativi della Chiesa di

San Pietro a Grado, si nota che l’imbarcazione potrebbe manifestare la

presenza di un timone assiale incluso dall’esecuzione grafica della

poppa. Questo elemento non é visibile nell’ataifor di Dénia poiché

fortemente lesionato. Una contemporaneità dei due sistemi di

conduzione del qarib, a seguito poi raffrontati con la sagoma

disegnata dal Maestro João de Liäo396

, senza però forzare la lettura di

una continuità evolutiva che porrebbe l’attenzione sulla caravella di

Malaga, nella ceramica del XV secolo. Per la copertura dello scafo, si

sfrutta l’assemblaggio di un certo numero di travi lignee che

costituiscono i bordi dell’imbarcazione e ne delimitano la forma nelle

metodologie a scheletro portante: é questo il fasciame. I due termini

più comuni in apporto sono bordalha e madeira. Singolare notare

394 I documenti relativi a questo periodo li citano indistintamente. 395 Marques 1944, vol.I, Pico 1963 p. 315. 396 Barata 1996, vol.I, p. 20 fig. 2.

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188

come lo stesso si tramuti nell’accezione negativa di gente abbietta397

,

contrariamente al madeira nell’area occidentale del Mediterraneo e

prima fascia atlantica portoghese. In una sovrapposizione a raggi X

del registro inferiore del corso dello scafo, é possibile notare linee

oblique su curvature parallele, da cui si ipotizzerebbe un corso del

fasciame embricato, a clinker, piú visibile nel bacino nº19 che nel

nº59. Anche questo dato é illeggibile nella breve restituzione di Dénia.

Continuando nella ricerca degli elementi strutturali, il capo di banda

sembra delimitato dall’ispessimento lineare piú chiaro, forse una cinta

di rinforzo a prua o sistema a sostegno del castello, nei bacini nº19,

nº59, nel tratto di Dénia. Fortemente marcante nella visione a raggi X

dello scafo del bacino pisano nº292, se si vuole quello piú cristiano del

congiunto. L’inflessione delle ruote apporterebbe piú elementi per un

confronto con una cocca che con un qarib. Il velame é altresì

riscontrabile solo per mezzo di restituzioni grafiche, cui si aggiungano

gli alberi di sostegno delle vele, il cordame e la fattura delle vele

stesse, mantenendo simili le modalità di ammainamento. Si scorgono

antenne trasversali all’albero, in pennoni agganciati in maniera

obliqua, fissati al maestro elevandosi a circa due terzi dell’altezza

complessiva. Il termine maestro è chiaramente riferito all’albero

centrale il cui piede poggia sulla scassa. Piú vele nei bacini nº19 e

nº59 e ataifor di Denia ed in quello di Cartagena che ne accenna

addirittura tre, tutte queste alla trina. Una portante nel piatto di

Malaga, quadra, una evidentemente ridotta nel bacino nº292, ad un

solo albero, forse la derivazione di un artimão greco. Cavi e cime

legano le vele ai bordi dello scafo. Si tratta probabilmente di nodi

bastardi, che prendono le verghe ai maestri, e boline, cavi che fissano

le vele ai bordi, ed una scocca nel bacino nº59. Ultimo elemento

dell’alzato della nave, non meno importante, é il castello di poppa,

anche detto per le evidente attinenze difensive, castrum - al-qaçbâ,

presente a grandi linee nei pezzi ceramici pisani nº19 e nº59, non

presente per Dénia né Cartagena viste di prua, forse riconoscibile nel

397 Pico 1963, p. 183.

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189

piatto di Malaga, appena sovrastante il reticolato di contenimento, una

sorta di balaustra, lí dove sono impiantati gli stendardi triangolari. Un

ultimo elemento da segnalare é la tettoia o copertura per le merci,

presente nei bacini nº19 e nº59, nell’ataifor di Dénia, appena

accennato in quello di Cartagena. L’assenza negli altri due elementi

può essere spiegata nella seguente forma: il bacino nº292, potrebbe

non aver avuto bisogno di coperture forse a causa della sua peculiarità

peschiera, o per la probabile necessità di rappresentare la struttura

interna dello scafo, qualora fosse usato per il carico di merci con

questo curioso sistema di raffigurazione in trasparenza398

. Lo scafo di

Malaga altresì sembra caratterizzato da piú coperte, quindi spazi

appropriati di stivaggio.

Tenendo in conto la diffidenza che questo tipo di lettura soffre,

quella del mancato raffronto diretto, é però possibile attribuire una

certa continuità perlomeno stilistica nel riempimento della forma

rotonda dei piatti, con immagini ittiche, tonni probabilmente, e scritte

glorificatrici e propiziatorie. Nulla che manchi al resto delle culture

marittime a livello globale, non volendo tralasciare la seppur remota

possibilitá di attestare, esclusivamente con un ritrovamento

archeologico adeguato, la possibilitá che i pesci rappresentati non

fossero in realtá che una parte fondamentale del carico, quindi che le

stesse imbarcazioni fungessero da trasporto di pescato di grande

stazza poi rivenduto in altra sede portuaria, insieme a merci deperibili

della produzione locale399

. La preservazione di un qualsiasi scafo

naufragato in pieno Atlantico, privo di carico soggetto a concrezioni,

risulta come giá argomentato altamente complesso.

398 Da un confronto sulla lettura dello stesso con il Dottor Paul Arthur, Università degli Studi del Salento, é stata anche sollevata l’ipotesi di uno spaccato richiamante

il colonnato di un’ipotetico edificio religioso. Senza escluderne la lettura, in fase di

risoluzione grafica sarà possibile raffrontare questo motivo con altri

cronologicamente anteriori, attestanti le strutture interne delle imbarcazioni, quindi i

sostegni alla coperta. 399 La possibilitá non sarebbe poi cosí astratta considerando la tradizione ittica ed il

trasporto in epoche pregresse di pescato non lavorato, soggetto quanto piú ad una

prima salagione in stiva. Sullo studio si attendono i risultati della Tesi di ricerca

della Dott.ssa Bombico, Universidade de Èvora.

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190

Nell’accennare soltanto, quindi, alla banda inferiore dei bacini

nº19 e nº59, nello specifico alle imbarcazioni minori, si rimanda al

paragrafo che segue poiché verranno qui comprese nella

caratterizzazione dei graffiti navali a disposizione di questo studio.400

400 Con riferimento all’elaborazione grafica VII

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191

Elaborazione grafica VII:

VIIa)

d.32 cm

I

A- Bacino 292, MN San Matteo, PisaB -Cronicle of John of Worcester, 1118-40 cr.Manuscritto 157, f.383, Oxford Art Library / Manovra assistsitada scafo minore? / Vele alla trinaC-Particolare San Nicola e storie della vita, Anonimo XV sec, tempera su tavola Korçe MN Arte MedievaleD- Dénia graffito A270. Barca da pesca tipica valenciana, a palangre

A

B

C

D

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192

VIIb)

d.cm32d.cm 34

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193

VIIc)

d.cm35

Ataifor di Cartagena, fine XI – inizi XII

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194

VIId)

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195

VIIe)

Piatto con battello n.20B, XIV-XV sec., Musée Sidi Qasim al-Jalizi, Tunisi - Tunisia

Piatto con imbarcazione, XIV secolo, A/CE05724Museo de Málaga, Alcazaba de Málaga, Malaga – Spagna,

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196

VIIf)

Ataifor Cartagena

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VIIg)

Piatto n.20B, XIV-XV sec.,Tunisia

Timoni assiali

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VIIh)

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199

4.3.2 Iconografia navale e studio comparativo dei graffiti

lapidei

Di grande valenza restitutiva, i graffiti di imbarcazioni

corrispondono a tratti improvvisati, la cui ricorrenza porta a

identificare ben due congiunti nel territorio esaminato del Garb. Si

tratta dei graffiti lapidei provenienti da Mértola, sull’uscio della casa

nº3 dell’Arrabalde Ribeirinho, e dei tratti provenienti dalla Torre 13

del forte di Alcàcer do Sal, entrambi quindi attribuibili a realtà fluvio-

marittime, con datazioni dei contesti di attorno al XII secolo. Altri

elementi rinvenuti nella conca del Mediterraneo, saranno

essenzialmente di carattere comparativo, poiché contrariamente alle

rappresentazioni pittoriche piú comuni o le restituzioni artistiche delle

forme ceramiche appena enunciate, il graffito é attestazione istantanea

nella riproduzione dell’oggetto. Finisce col ricoprire la stessa valenza

odierna dei registri fotografici, nel limite affidabili, quasi una

restituzione sul momento, di una vicenda straordinaria. Testimonianza

di questa tendenza, la celebre fotografia, illustrazione portoghese del

1912, in cui è con stupore ritratto l’ingresso del primo vapore a

gasolio nel porto di Lisbona. In altro modo, il graffito connoterebbe la

voglia di far permanere la caratterizzazione di individui fruitori del

luogo, o una piú semplice maniera per ricordare ambiti di

appartenenza. L’artefatto di Mértola si impone ancora piú

caratterizzante rispetto a quello di Alcàcer do Sal poiché la sua

collocazione, come già detto, é in prossimità dell’uscio di una casa,

presentando un piano uniforme, non fratturato, costituito da un unico

blocco di scisto grigiastro locale, su cui sono facilmente identificabili

almeno due battelli, tracciati con solchi che raggiungono la profondità

di circa 2mm401

. Lunga é la lista di graffiti che si potrebbe stilare per

indicarne la dispersione tra la prima fascia atlantica e il Mediterraneo,

cronologicamente circoscritti al Medioevo, ma mancherebbe di

omogeneità, un po’ sulla scia dei rinvenimenti acquatici, nonché

caratterizzati solitamente da tratti poco decifrabili, come é per Alcàcer

401 Informazioni gentilmente concesse dal Dottor Hugo Pires, Porto 2012.

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200

do Sal che non presenta la stessa completezza. Come già visto, letture

delle componenti nautiche, possono essere ricavate da Ataifores e

bacini, forme ceramiche aperte, miniature provenienti da materiali

archivistici e librari, come é il caso della nave a un solo maestro, vele

latine e timone assiale nella rappresentazione di San Gregorio di

Nanziano anteriore all’anno 880 custodita presso la Biblioteca

Nazionale di Parigi, i ricercati mosaici di scuola ravennate, o ancora

azulejos ornamentali come i noti di Palmela, o pitture murali tipiche

delle professioni copte. Sarebbe complesso anche a solo scopo

esemplificativo, nominarne ulteriormente poiché la quantità di

testimonianze risulta strettamente legata alla fruizione di gente in

contatto con le molteplici realtà che costituivano il brulicante sistema

di scambio e condivisione dello spazio nautico anteriore all’avvento

delle Repubbliche Marinare. Si vuole solo accennare al graffito

presente sulla Torre di Diano Marina, Imperia, Liguria-Italia, sui resti

di una torre saracena402

, sfortunatamente poco leggibili o al

rinvenimento di Roca Vecchia, Lecce, Puglia-Italia, attribuito

quest’ultimo all’XI secolo (?)403

. Questi esempi potrebbero ricondurre

a quella familiarità con le imbarcazioni e le loro manovre, incise

proprio da membri di riputazioni costretti all’inattività. La differente

conformazione longilinea rispetto ad una piú rotondeggiante nello

scafo, porta ad avanzare una morfologia dei graffiti simili alle saette,

evoluzione rapida delle galere. Risulta singolare raffrontare i disegni

di Mértola e Dénia, con quelli della banda inferiore dei bacini

ceramici, presupponendo per la contiguità stilistica, la presenza di una

stessa imbarcazione minore anche nell’ataifor, sempre proveniente da

Dénia. Tra i suoi graffiti, stesso il sito della forma ceramica in esame,

si vuole prendere in considerazione il nº260, sovrastante il fregio A

del castello. Su queste lunghe imbarcazioni capeggia un nutrito

equipaggio di circa otto uomini, con propulsione a remi e vela alla tria

402 Il primo rinvenimento risale al 1975. Scarse condizioni conservative ne hanno

causato l’esfoliazione. Foto attuali concesse dalla Dottoressa Vilma Rossi, al 25

marzo 2005. 403 Informazione gentilmente concessa dal Dottor Pagliara Cosimo, Università degli

Studi del Salento, 2008.

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201

spiegata con antenna in posizione orizzontale, poppa con superficie

piana, prua incurvata in direzione all’interno dello scafo. Il governo

della nave é favorito da un lungo remo direzionato a poppa, come

attesta il bacino n~59.404

. Trovandoci quindi in corrispondenza di

probabili attestazioni belliche, é importante notare che nonostante i

frequenti attacchi e tentativi di predominanza talassocratica delle varie

compagini territoriali del Garb, l’armamento non si limitò in alcun

modo alle sole imbarcazioni militari, continuando a dare un impulso

decisivo alla conoscenza della navigazione e alle più raffinate tecniche

per la stima del punto in mare. Allo stesso modo prosegue il tentativo

di ingrandire le galee, i cui carichi poco pesanti dovevano essere

spesso costituiti da pregiate ceramiche, come probabilmente i

diciassette pezzi a corda secca parziale e 183 frammenti a corda secca

totale, ritrovati nel terminus fluviale del Guadiana405

. Quest’area

geografica era fortemente connessa, sotto il profilo commerciale e

sociale, al Marocco dei graffiti nautici della cinta merinide di Chellah,

ai battelli del 1498 della Cattedrale di Maiorca, ai natanti della

facciata della capitale palazziale omeiade Cordoba, e come già citata

Dénia, i cui graffiti si concentrano per la maggior parte sul tratto

esterno della cortina nord del castello, nei settori definiti A, B e C406

.

Con questi elementi é possibile azzardare un raffronto tra tipologie

nautiche, a fronte delle quali si porrà poi l’attenzione al congiunto di

incisioni provenienti da Alcàcer do Sal. Come nella risoluzione

fotografica, i natanti sono definiti A e B partendo dal primo in alto.

Gli scafi, a bordo libero i due, presentano una linea di galleggiamento

segnata da un solco orizzontale, con andamento incerto e non

continuato. Nel graffito del natante A si riscontra una lunghezza

complessiva inferiore, mantenendo però una certa proporzione con le

antenne su cui spiegano le vele, sempre in considerazione delle

dimensioni totali degli scafi. Ancora, nella figura A registriamo una

404 Mancano tratti caratterizzanti nel bacino nº292, nº19 e ataifor di Dénia, per

essere incompleti o semplicemente sprovvisti della banda. 405 Blot 2003, p.304. 406 Le fondazioni del castello risalgono al XIII secolo, rispetto alle imbarcazioni che

coprono un arco cronologico molto esteso, presentando tipologie ancora in uso nel

secolo XIX.

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202

antenna maestra centrale e un tratto simile a un trinchetto diretto a

prua, così come risulterebbe nel tratto trasversale che termina oltre la

prua del graffito B. Al di sotto, con indirizzo verticale, due tratti

paralleli potrebbero corrispondere alle sartie, mentre i maestri sono

determinati da un tratto unico. Il velame, al-ardimun, ha necessità di

essere introdotto, facendo riferimento a François Beaudouin407

che

propone una prima modifica velica al tipo quadro e con vento in

poppa, secondo cui l’antico navigante avrebbe necessariamente fissato

le estremità dei bordi inferiori, alzando la mediana della ralinga

ottenendo la forma definita a pantalone riducendo, con un taglio alla

stessa vela, gli angoli esterni inferiori, modalità che sembra permearsi

nel rabelo caratteristico del Douro. Conseguentemente ne deriverebbe

il processo di auricizzazione della vela, inclinazione del pennone per

ottenere un bordo di attacco piú rigido, direttamente indirizzati alla

vela latina e la derivazione della vela araba, ancora in uso nella muleta

e falua portoghesi408

. I graffiti A e B di Mértola, ed il disegno A260 di

Denia, hanno spiegata una vela maestra alla trina, in aperta fase di

navigazione, tracciando il cordame che scende diagonalmente verso lo

scafo, con attente incisioni di minore profondità. Tanto al piccolo

tonnellaggio quanto ai grandi Dhow dal Golfo Persico a Zanzibar, la

continuità con questa attrezzatura velica latina é consentita dalla

mancata necessità di sfruttare la bolina. L’avvicinamento alla costa,

per le grandi navi, é consentito dai venti portanti come il Monsone da

Nord-Est all’andata, in un movimento di ritorno dal Golfo Persico con

vento da Sud-Ovest, limitando da secoli la navigazione ad una

rotazione annuale. Nel continuare con gli elementi strutturali, ci si

imbatte nuovamente nell’apparecchio di governo, felicemente in

evidenza nel graffito A, mancante delle pale terminali nel graffito B.

Questa sorta di remi, mobili verso tutti gli angoli, si affiancano lungo

la poppa, mentre il timone asportabile é poggiato in prossimità della

407 François Beaudouin 1973-74 408Sull’impiego della vela latina -o a tarchia- in epoca romana “impiego di vele

quadre come vele latine”; di queste si puó immaginare l’uso in imbarcazioni minori-

noti agli autori i timori di veleggiare sotto vento contro costa. Biblio in Basch 1987,

p. 384, o rilievo di Ostia in Casson 1971, fig, 147.

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203

ruota, molto utilizzato nei mari nordici, rispetto al timone assiale

armato alla poppa sul tratto ligneo che parzialmente immerso ricurva

con lo scafo dell’imbarcazione. In questo caso i graffiti propongono

remi amovibili, governagli alla latina409

. La loro efficacia non essere

stata ragione sufficiente per evitare una graduale ma sempre piú decisa

sostituzione, in imbarcazioni di maggiore tonnellaggio dopo il XIII

secolo, permanendo in natanti più leggeri, come è il caso della galera

della qasba di Chefehaouen, Marocco, 1477 circa. Per completezza

espositiva, é il caso di considerare anche i graffiti provenienti da

Alcàcer do Sal, nonostante la loro conservazione sia fortemente

minata dalle condizioni meteoriche che una struttura all’aperto

subisce. Anche il calco, condotto dalla sottoscritta nel Gennaio 2013,

non é risultato di grande qualità poiché evidentemente, la zona

ricoperta di muschio, richiederebbe un ampio intervento

conservativo.410

Il disegno definito Grande Barco411

, altri non é che un disegno

di una imbarcazione dalle estese dimensioni. La considerazione che si

propone é in primo luogo legata alla ruota di quella che sembra essere

la prua, praticamente inesistente. Si tratterebbe piuttosto della fascia di

torello sovrastante la chiglia, inarcata sino a costituire le brevi

fiancate, con una copertura semisferica capovolta e rigida. Una serie

di tratti racchiusi in tre strisce, spariscono dietro lo scafo, raccolte su

una terminazione sferica, quasi un’apertura. Ad un primo sguardo si

potrebbe pensare ad una nassa, ceste ancora oggi utilizzate per

determinati tipi di pesce in zone di basso fondale o corsi d’acqua

dolce. Particolare l’elemento compreso appena sulla coperta, o

semplice piano di calpestio, con le fattezze triangolari doppiamente

segnate e solchi interni diagonali a distanza regolare. Il contesto

induce a pensare ad un cumulo di sale, trasportato dall’imbarcazione

per una prima salagione o una semplice evocazione al luogo del

contesto. Il secondo graffito in cui gli autori del rinvenimento

409 governalho in PICO 1963. 410 Con riferimento all’elaborazione grafica VIII 411 Cottard e Carvalho, Conimbriga XLXI, 2010, p.183

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204

scorgono un tratto nautico, avrebbe, in effetti, la prospettiva di un

dritto di prua e poppa, in connessione tramite la chiglia. La prua é

estroflessa nella sua parte terminale, basandosi su una lieve

caratterizzazione bombata in direzione alla chiglia; la poppa é in due

segmenti, dritto quello inferiore appena propenso all’esterno, parallelo

e leggermente scostato il tratto di terminazione, meno lungo del

sottostante. Quale tipologia nautica possa scorgersi in questa incisione

é difficile dirlo con un margine di certezza, giacché sono

completamente mancanti tutti quegli elementi grafici di forte

caratterizzazione temporale come le vele, eventuali sistemi di

propulsione aggiuntivi, il timone e quant’altro già riscontrato.

Poter effettuare diverse interpretazioni di uno stesso segno,

induce ancora una volta a richiamare alla cautela e a mantenersi su un

piano del confronto meramente comparativo. È per questo che si è

ritenuto opportuno, fornire uno schedario sui relitti di imbarcazioni

appartenenti alle aree di interesse islamico, che possano di seguito

apportare quelle conferme o smentite alle letture documentali appena

concluse.

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205

Elaborazione grafica VIII:

VIIIa)

Elaborazione Carvalho 2010

The Hours of William, Bruges o Ghent, 1480cr., Manoscritto, 54782, f.54Confronto essenzialmente indicativo sulla tipologia di copertura molto diffusa nelle navigazioni fluviali, probabili chiatte da trasporto

XX

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206

VIIIb)

Radiografia lastra graffiti Mértola AeB. Gentilezza Hugo Pires

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207

VIIIc)

Indicazioni sul settore A, tratto della muraglia N, provenienzadella ceramica e dei graffiti. Bazzana 1984

Tratto continuo del fregio A

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208

VIIId)

Castelo de Dénia, graffito A 260 (in Catálogo Museu Arqueológico de Dénia, 1984, 51)

Disegni dei graffiti di Mértola A e B Remi in batteria, simil galeraVelame latino e sistema di funiGovernaglio Mértola A(eB?) simile Bacino 292

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209

VIIIe)

Remo a pala per direzioneGoa, 2013

Graffito A, Mértola

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210

VIIIf)

Bacino n.292

Graffito Torre dell’Orso

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211

VIIIg)

A)Prima risoluzione di caravella portoghese secondo il disegno del maestro mestre João de Lião, 1488. da Fonseca 2003

B)Torre dell’Orso, Grotta San Cristofaro, Salento, Italia. L.36cm Imbarcazione rotonda da carico, contesto XI secolo, datazionevascello precedente al XIV(?)

A

B

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212

4.4 L’Islam naufragato

Il punto sulle specifiche riguardanti i naufragi elencati nel

paragrafo sull’analisi delle Fonti, ha l’intenzione di indirizzare

all’identificazione di una certa tipologia di imbarcazione. Questo

avviene in primo luogo su base etimologica tenendo però conto del

giusto grado di diffidenza che ci lega alla sua diffusione giacché la

contaminazione e continuità risentono delle accezioni dialettali,

facendo maggiore affidamento su evidenze documentali e riscontro

archeologico. In primo luogo le necessità dell’evoluzione del trasporto

avranno forzatamente condotto ad una modifica del tonnellaggio, non

piú relativo al carico anforario ma sì alla capacità della stiva,

consequenziale al progressivo sempre maggiore utilizzo dei tonees, le

botti. Qui si imporrebbe una riflessione sul tipo di carico, suggerita

dalla raffigurazione dei Bacini presi in esame, nonché di un ricorrente

linguaggio ittico su altre forme ceramiche. Il pescato, i tonni di grandi

dimensioni, potrebbero essere parte integrante di un’imbarcazione con

carico eterogeneo, specialmente in viaggi per concezione lunghi e

strutturati in varie soste. Non sarebbe nuovo questo modello di

diffusione, già la Lusitania ne aveva fatta un’arte con la divulgazione

della salagione e della sardina412

. L’espansione linguistica e tecnica

quindi, devono essersi intersecate nonostante la profonda difformità

geografica che porta a considerare con cautela una linea unica di

contatto. Lo scambio avveniva su tratte già percorse dai geografi,

spostando merci, pellegrini, e stimoli tecnici in importanti corridoi da

e verso l’Oriente Estremo, attraversando il Mar Rosso e accrescendo i

traffici con il Mediterraneo. Le classificazioni di imbarcazioni, alla

luce di questo contatto, sembrano gradatamente allontanarsi dalle

macro tipologie, anche stereotipate, secondo cui ai bizantini

corrispondesse il Dromon413

, ai vichinghi il Drakar ed ai restanti

popoli del Mediterraneo, fatta eccezione per i legni da guerra, una

412 Com riferimento agli studi dottorali in corso di Bombico Rúpio S.A.,

Universidade de Évora. 413 La riflessione é obbligatoria: il termine greco Dromon, dal termine dromedario,

quindi corridoi, si allineerebbe etimologicamente all’evoluzione linguistica di

Dhoni, imbarcazione tipica delle Maldive, ed.Alves 1998, p.71.

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sorta di karabós di evoluzione latina, capiente e lento. Tipologia e

metodologia nella messa in opera, così come la tecnica di

assemblaggio, sono diffuse in maniera capillare, presentando una

mescolanza confermata dai relitti, nonostante la non sempre possibile

lettura dei dati subacquei. Le fonti documentali, per quanto adattate

alle contingenze, sono ottimi spunti di riflessione e confronto,

testimonianza di una cultura del mare innegabile. Ai graffiti di

Mértola A e B e Dénia A260, potremmo quindi far corrispondere

relitti come quello di Camarina C, dato l’insistere sul carattere

longitudinale. Sempre su base comparativa, si potrebbe dedurre la

formula di un qārib islamico da commercio, intorno ai 100 Tonn, con

vele alla trina e governo gestito da un timone assiale movibile, con

scafo calafatato e seguenti caratteristiche, dalla lunghezza, all’incirca

20 m. La media é ottenuta dai relitti di Agay, Le Bataiguer scafo nº1,

Camarina C, Culip F, Marsala A, Pélagos, Serçe Limani A. Questo

scafo, più che studiato, presenta caratteristiche interessanti tanto sul

piano strutturale che del contenuto. La complessa origine di carico ed

equipaggio fornisce una buona visione d’insieme. Lo scafo é rotondo

a fondo piatto, alte le fiancate, rinforzate all’interno e a scafo portante,

con tavolame assemblato a paro. In relazione agli altri naufragi però,

la messa in opera prevalente é a scheletro portante, come nel Culip F,

associata a una tecnica a mortase e tenoni, rinforzati da chiodi in ferro,

come nei casi di Agay, Arenella, Megadium B, Plane C. Il massiccio

di scassa é evidente nei relitti di Marsala A e Nin A e B, nonostante

questi ultimi possano piuttosto essere affiancati alla tipologia espressa

nei graffiti di Mértola A e B, avendo in dotazione, nella parte interna

dello scafo, delle costole utili sia a srotolare piú facilmente le sartie sia

a bloccarne i remi, tutti indizi di una navigazione rapida, d’attacco.

Infine, rileviamo l’interessante possibilità di riscontrare la dinamica

della navigazione in convogli, suggerita da Picard, in corrispondenza

dei relitti di Agay, Le Bataiguer, Marsala A B e C, Nin A e B. La

possibilità poi, di attribuire la modalità rappresentata dai bacini nº19 e

nº59, ossia quella di affiancare alla navigazione imbarcazioni di

minori dimensioni, é da prendere in considerazione per il sito del

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214

naufragio di Marsala (A e B), prototipo a grandi linee di ció che si

pensa possa essere stato un qārib islamico tanto nel Mediterraneo,

quanto nel Garb al-Andalus. A conclusione una comparazione, su base

grafica, delle restituzioni delle vedute dei porti del Mediterraneo. In

questi esemplari, particolareggiati e di alto livello interpretativo, si

denota una circoscrizione a pochi porti e a determinate epoche, della

presenza della Caravella confrontabile con quelle presenti nelle vedute

portoghesi. Nello scorcio di Duarte de Armas, presso Mértola, f.5

vista SE, se ne evidenziano due, contrariamente allo stesso autore che

nel lascito di Caminha attesta una nave sulla secca ed altre

veleggiando al largo. Dubbiose le interpretazioni delle carte

provenienti da Messina, Golfo di Napoli, Venezia e relativo Golfo,

ossia l’Adriatico, assenza che supporterebbe la carta di Georgico

Braunio e l’interpretazione dei molto ben conservati relitti di terra

dell’antico porto medievale di Costantinopoli-Yenikapi, almeno

sinora414

. Alcune caravelle sono invece presenti nella Genova del

Castello di Silvano D’Orba nel XVI secolo, con vele spiegate fuori dal

braccio portuario, con velame latino e doppio albero. Non è altrettanto

semplice distinguerle dalle eventuali barche delle rappresentazioni di

Filippo Jacopo Foresti del 1503 e 1505, data la notevole

schematizzazione dell’insieme. Piuttosto chiara però è la caravella

della Veduta di Genova del 1550, per mano di un Anonimo, che non

manca di adornare la zona di mare con numerose galere a vele

spiegate e diverse navi sotto vento. A proposito di Genova e del

rapporto con la marineria portoghese, tra le fabule che maggiormente

riguardano la navigazione in Atlantico, nessuna ha più fortuna di

quella che relaziona i già pratici naviganti genovesi con la gestione

delle marine dell’Occidente peninsulare. Nel 1264 il genovese Hugo

Vento assurse l’incarico di Ammiraglio di Castiglia, sotto il diretto

invito di Afonso X il Saggio. Addirittura Jaime Cortesão, nella sua

ultima summa storica, riferisce quanta poca importanza fosse stata

attribuita ai servigi di Manuel Peçanha, il Pezagna più noto all’Italia,

414 Rinvenimenti di Yenikapi’, ed. Kocabaş, 2012.

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215

riorganizzatore della marina e introduttore delle carte nautiche

sviluppate appunto dai liguri, che avrebbero indiscutibilmente

condotto i portoghesi alla curiosità verso l’Oriente.415

In pratica, un

messia della navigazione!416

415 Cortesão, vol.I, 1985-1962, pp.165-168. 416 Ad una versione non europacentrica corrispondono altrettanti studi, focati sui

contatti e le diffusioni di elementi utili alla navigazione. Le testimonianze sulle

merci sono altresì affrontate, come, a titolo puramente esemplificativo, lo studio di

TAMPOE Moira, 1989.

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216

Elaborazione grafica IX:

IXa)

Panoramica di Lisbona e Cascais, Anonimo, 1572, Museu da Cidade, n.GRA 38.

Caravelle, a 2 e 3 alberi

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IXb)

La Sicilia, rappresentazione prospettica, seconda metà XVI sec., cm 37 x 40

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IXc)

MERIAN Mattheus , Messina,Franckfurt 1688. 205 x 353 mm

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IXd)

MERIAN Mattheus Regno di Napoli Franckfurt 1640. 350 x 270 mm.

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IXe)

1550 circa.Anonimo Veduta di Genova.

Barca rotonda mediterranea

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221

IXf)

1500 circa. Veduta della Genova del XVI secolo. Castello di Silvano D’Orba, feudo della famiglia Adorno.

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222

5. Conclusioni: il punto sulla carta.

Come per la ricerca di un punto su una carta nautica, sono

necessarie strumentazioni e nozioni, così per tirare le fila di questa

formulazione, é il caso di richiamare gli elementi salienti. Tutto lo

scritto in primo luogo é vincolato alla rappresentazione grafica, senza

la quale manca di completezza. É un processo paragonabile alla sola

lettura delle fonti arabe, prolisse, senza voler da queste rintracciare i

vestigi tangibili. Sarebbe un esercizio gradevole ma insufficiente.

Altrettanto facile risulterebbe cadere nella limitazione dell’argomento

acquatico, cosa che si é voluta escludere sin dall’inizio. Vi sono

formule alternative alla tradizionale percezione archeologica che,

specialmente con la nautica, si propagano e mantengono per secoli,

inconsciamente anche nel nostro quotidiano. Il sistema proposto per il

Garb é articolato come la rete di fiumi che lo compongono, per

strutturare il quale si é ritenuto opportuno, effettuare una rassegna di

fatti storici e archeologici dei centri presi in considerazione, rispetto ai

numerosi altri limitrofi. I nuclei urbani, primo elemento di evidenza

nel rapporto con l’interfaccia marittima, beneficiano dell’insieme

costituito da produzione e commercio. Ció consente, come visto, la

formazione di sub regioni a loro volta intersecate con i luoghi piú

ampi delle navigazioni di alto mare, da cui é possibile trarre una

permanenza linguistica, quindi etimologica, esemplare, anche dove le

vicende storiche potessero aver sciolto i nodi del contatto islamico.

Per correttezza espositiva é utile far riferimento al capitolo di taglio

geografico, tanto nello stilare la lunga componente letteraria, quanto,

per compensazione scientifica piú pura, la definizione geomorfologica

e idrografica dei corsi d’acqua navigabili, sistemi naturali di canali ed

involuzione degli stessi. Altrettanto articolato é l’inquadramento geo-

storico, proprio per assecondare quella necessità di apertura che il

contatto marittimo offre spontaneamente, appunto rimarcato dai relitti

di naufragi in aree ben piú estese di quelle del semplice Garb. Una

considerazione d’obbligo si é imposta, quella di determinare il

territorio compreso tra il Tago ed il Guadiana, roccaforti di

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testimonianze per tempo messe a tacere da un silenzio equivoco, sia

nei confronti dell’antica percezione amatoriale dell’archeologia

subacquea, tanto quanto verso la vertente islamica della disciplina. Gli

eccellenti risultati, come é possibile scorgere non senza alcune

difficoltà nel mantenere il taglio desiderato per lo scritto, eliminano

qualsiasi resistenza e abbattono indugi sulla periferia determinante ed

indipendente che il Garb rappresentava.

Tutto ció é reso possibile anche dalla nutrita documentazione

plastica, ceramica, iconografica e cartografica che in una ricerca

previa è stata ritenuta adeguata nello svolgere il compito di trarre

specifiche conclusioni. L’attenzione si rivolge agli elementi capaci di

soccorrere la definizione di un aspetto evoluzionistico, geografico

quanto tecnico, pur sempre nautico, rimanendo attenti sulla percezione

di un territorio integrato, spesso controvoglia, con la piú estesa

Andalusia e Maghreb, in una sorta di dimensione imperiale con

l’arabo lingua franca che vede un picco di notorietà ed affermazione

intorno al secolo XI.

Come appena accennato e prolissamente sviluppato nel testo,

le piú floride testimonianze provengono dal masālik wa-l-mamālik,

genere letterario in voga sin dal X secolo, riproponendo ai lettori

niente piú che i sentieri dei cammini e dei regni.

Numerosi gli autori arabi e i corrispettivi anonimi per lo piú,

cristiani. Questi viaggiatori dovevano essersi accorti delle evoluzioni

di un litorale ricco, soggetto a cambiamenti significativi in determinati

tratti di costa, appunto quelli indicati dallo studio, costantemente

sottoposto a tentativi antropici di sfruttamento. É in queste zone che si

predilige l’impianto portuario portoghese, su cui gli effetti

dell’imbonimento, e insabbiamento sin dall’olocenico, assumono

chiaramente il ruolo determinante nell’abitabilità umana del litorale.

Globalmente le sub regioni del Garb, dal confine Alentejano del

Guadiana, sfociando nell’orientale Sotavento, Barlavento, Costa

Vicentina e risalita fino al largo estuario della regione Centro del

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fiume Tejo, sono caratterizzate come espresso, da una ricchezza

fluviale indiscussa. Il Guadiana ed il ben strutturato centro

amministrativo di Mértola nel periodo islamico, già Myrtillis lusitana,

continua a proporsi quale avamposto fluviale per i resti di una

diffusione mineraria proveniente dalle zone di Aljustrel e

S.Domingos.

All’Arade invece si attribuisce l’annoso compito di rispondere

alla capitale Silves, sopportando quei problemi di insabbiamento tipici

della regione che ne determinarono, con altri interventi umani,

l’allontanamento dalle rotte nautiche importanti, favorendo

definitivamente nel XVI secolo, Vila Nova de Portimão, piú verso la

costa. Il Sado, navigabile fino al Porto del Rey ancora nel XVI secolo,

si conferma un avamposto importante per lo stivaggio del grano delle

regioni alentejane, prima di essere introdotto nei mercati di Lisbona e

Alcàcer do Sal. Ancora la via di comunicazione sul Tago, largo

estuario, fondamentale per tutto il periodo medievale e ruolo di primo

grado, nello slancio per la conquista del XVI secolo, sopportando

comunque le naturali dinamiche tipiche dei corsi portoghesi con

andamento WE. Anche il sistema piú languido della Ria Formosa, si

sottopone all’attenzione dello scritto, in riferimento alla successione

peninsulare costituita da Ancão, Barreta o Deserta, Culatra, Armona,

Tavira, Cabanas e Cacela e relativi canali acquatici di collegamento

verso al-Bahr-al-A’zam, appunto dette Ilhas Barreiras. Di questi

sistemi, prima naturali e poi utili al contatto nautico ed all’impianto

portuario, si é deciso di affrontare principalmente, é utile ricordarlo

ancora una volta, quel taglio necessario alla determinazione marittima.

Dal Olisipo ad al-Uxbuna, le testimonianze sono molte e

continuate, da sempre tramite verso l’area dell’Andalusia, i contatti

col Mediterraneo e la zona maggiormente rivolta all’Atlantico,

propendendo a Nord, rampa di lancio per la cultura di Castiglia. La

capitale come già citato, ha sofferto uno strascico di silenzio negli

studi, fortunatamente però recuperato.

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Le evidenze che maggiormente caratterizzano l’archeologia

acquatica di Lisbona, prendono le mosse dall’Olisipo fenicia e greca,

nonché lusitana. La Lisbona Islamica, a fronte di una sua iniziale

posizione periferica, rispetto alla regione del Garb, mantiene lo stesso

sfruttamento urbano e caratterizzazione navale, forse annaspando per

un mancato riconoscimento amministrativo che le sarà attribuito nella

fase della Riconquista e a seguire. Gli interventi, come accennato, di

archeologia dal carattere urbano, hanno fornito i tasselli necessari alla

ricostruzione topografica della sua cerchia storica, confermando la

presenza di strutture portuarie e utili ai commerci, sin dall’epoca

imperiale, presso i bacini naturali già indicati. Ha meritato nello

svolgimento dello scritto una parentesi esclusivamente dedicata ai

ritrovamenti effettuati nella zona Ribeirinha, elementi ancora in fase

di elaborazione per i quali si riconosce l’amabilitá dei colleghi

coinvolti negli scavi nel cedere, per quanto possibile, le informazioni

presentate. L’estrema rarità degli artefatti, l’articolazione attenta delle

strutture lignee, nautici prima poi di substrato per il calpestio,

conferma la determinata necessità del riutilizzo incondizionato dei

materiali a disposizione.

Continuando si é potuto notare come anche una realtà

urbanistica piú contenuta, appunto Alcàcer do Sal, possa essere stata il

riflesso della via d’acqua a cui appartiene, centro limitato dalla

mancanza di pescabilità oltre la località Porto del Rei, che era riuscita

a trattenere la navigazione nello spazio appena anteriore. La collina su

cui si impianta, sul margine destro del fiume soggetto, come già detto,

a forti maree, anch’essa é dipendente dal mezzo acquatico, facendo sì

che la maggior parte dei collegamenti si sviluppasse attraverso lo

stesso, lasciando a quelli terrestri, e come visto accade spesso in

questo territorio, una rituale transumanza sulla demarcazione romana.

Costruzione navale, sfruttamento del sale e pesca sono qui attestati da

sempre. Di questo, attualmente grazioso borgo collinare, la Torre 13

in altri momenti imponente, di cui si é ritenuto opportuno indicare il

congiunto di graffiti a tema nautico, incisi probabilmente intorno al

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XII secolo, allineandosi con le fasi di costruzione della fortificazione.

Lo studio interpretativo di questo ritrovamento, ci pone dinanzi a una

successione di iscrizioni arabe alternate su bande a motivi nautici,

almeno due imbarcazioni ed un pesce.

Di Xelb, poeticamente definita, si é ritenuto di dover

specificare i tratti degli aspetti occupazionali. Questa infatti presenta

un agglomerato urbano che assurge un’importanza nettamente

superiore ai centri vicini, determinando i confini in una linea degli

hisn fortificati. La caratterizzazione costiera del territorio della Xelb

islamica, é dettata dalla presenza di torri atalaias, la cui sistemazione

é prevista alla luce di una dinamica difensiva nonché di segnalazione

per mezzo di fasci luminosi, ausiliari alla navigazione di cabotaggio.

Hanno ottenuto un certo spazio espositivo i vari lavori di dragaggio

condotti nel corso dell’Arade: quelli del 1926-1927, degli anni

Settanta sino al 2006. I rinvenimenti, avrebbero così consentito,

secondo la linea di lettura dello scritto, di identificare una

determinante affinità marittima che consente di tralasciare il quesito

sulla precisa collocazione del porto di Xelb.

L’evoluzione invece del litorale di Tavira, rappresenta il

motivo meglio espresso della situazione dei porti che si é ritento di

dover prendere in considerazione, poiché subisce nel corso del tempo

un’enorme perdita di valore dovuta a cause fondamentalmente

naturali. Nel 1640 il suo borgo é già ribassato a luogo privo di attracco

portuario se non per imbarcazioni di piccola stazza e con alta marea,

pregiudicandolo profondamente. Con Mértola la lettura continua sulla

tratta dei borghi in altura, roccaforti eccellenti, interfluviale nel caso

specifico. Tutta la sua archeologica, come é ampiamente dimostrato

anche e specialmente fuori dal contesto di questa modesta

compilazione, richiama al legame acquatico. In particolare si é voluta

richiamare l’attenzione al complesso della Hospedaria Beira Rio,

interpretazione e formulazione di dati che hanno visto la sottoscritta

impegnata, nonché lusingata, nel limite delle capacità personali, alla

lettura di alcuni graffiti nautici. Questi, insieme agli altri elementi,

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sono stati capaci di determinare un quartiere portuario islamico

costituito dai vestigi di varie abitazioni e continuità temporale molto

estesa. Con questo, si voglia ricordare anche la presenza della

caratteristica Torre do Rio, perpendicolare al fiume, anche detta

Couraça. Che questa fosse stata voluta per consentire un sistema di

risalita dell’acqua per utilizzo urbano, un modulo per infrangere le

piene del Guadiana, un riparo per imbarcazioni in difficoltà o ancora

un basamento per montacarichi ed argani atti ad annullare la pendenza

collinare, é certo che il luogo di attracco deve aver sfruttato

ininterrottamente la sua presenza. Grazie anche, all’attento registro di

Duarte de Armas che agli albori del XVI secolo, non lascia dubbi in

merito.

Il materiale elaborato quindi ha voluto seguire un percorso

metodologico basato sulla scelta cosciente di un centro urbano rispetto

ad uno limitrofo, nel tentativo di sondare il raziocinio condotto dagli

uomini del mare del Garb, nel perpetrare uno sfruttamento o iniziarne

un altro. Le involuzioni dei centri, a seguito della caratterizzazione

storico-geografica hanno ricercato nei documenti regi della prima età

della Riconquista cristiana del XIII secolo, le indicazioni silenti di

mosse amministrative e politiche per rendere sfavorevoli i già

idrograficamente minacciati porti islamici della resistenza del sud

portoghese. Sono questi i Foral 3 -1210 Dezembro 7, Lei –1253

Dezembro 26, –1271 … …(Testamento), –1272 Maio 22 (Carta),

1282 Março 23, -1281 Abril 28. Delle svariate sfaccettature, una in

particolare é risaltata, quella secondo cui a Tavira ed ai suoi

governanti si imponesse un sistema retributivo atto a mortificare

qualsiasi volontà indipendentista fosse rimasta, rispetto ad una

piuttosto sollevata Lisbona, già porto delle mire espansioniste.

Nonostante il tratto appena descritto del lavoro conduca ad una,

quantomeno, accettazione dell’elemento nautico, la resistenza

all’attitudine marittima islamica é stata condotta per lungo tempo

come un incidente storiografico. Forse potrebbe essere ancora

motivata da una mancanza fortunata di riscontri archeologici

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determinanti, come é avvenuto con i rinvenimenti di Lisbona. La

permeabilità dell’evoluzione tecnica, intangibile, ancor piú negli

ambienti specializzati della nautica, porta allo scambio ed alla

miglioria, mai finalizzata a sé stessa, bensì motivata dalla semplice

esigenza. Non manca di certo la componente artigianale e la ricerca

del bello, poiché un natante risponde per una buona galleggiabilità, al

così detto coefficiente di eleganza, amalgama tra gli elementi

longitudinali e di sostegno trasversale, fattori che ne determinano il

profilo. Fortunatamente, come visto nei riscontri figurati, la

contemporaneità ha concesso ampi spazi di osservazione in modalità

costruttive persistenti, senza sfuggire dalla carpenteria lignea e dai

suoi insegnamenti. Al fine di ricalcare i principali elementi tecnici e

logistici enunciati, ancora in questa sede ci si rivolge agli elementi

maggiormente tangibili, i labili luoghi di produzione. Ció é possibile

non solo per il materiale a cui attingere, esplicite raffigurazioni dal

carattere narrativo, quanto per la continuità negli assetti strutturali.

Nonostante, infatti, le immagini cui si fa riferimento, possano

sembrare lontane, territorialmente o cronologicamente, siamo in grado

di notare quelle peculiarità dettate dalla percezione tipica marinaresca,

secondo la quale con pratiche funzionali, la continuità nell’utilizzo é

garantita. Si é cercato di indirizzare quindi ad una immagine

rispondente a cantieri o arsenali islamici. Nella raffigurazione di

Duarte de Armas, redattore della celebre raccolta voluta da D.Manuel

re di Portogallo, XVI secolo, nel foglio 115 per la precisione, le

caratteristiche di un tipico cantiere, struttura consueta e costante. Per

la fisionomia piú articolata degli Arsenali, da sempre presenti nelle

diciture delle varie civiltà talassocratiche o aspiranti tali, ci rivolgiamo

alla Panorâmica de Lisboa nos fins do séc. XV, delimitazione

notevolmente piú estesa. Facendo riferimento all’affiancamento visivo

dell’excursus articolato con le immagini, in questo caso molto piú

utili, l’elemento cantieristico quale luogo produttivo, avrà voluto dare

il passo nell’evoluzione delle imbarcazioni mediterranee, accrescendo

quei connotati tipologici necessari per le piú ampie navigazioni. In

modo speciale, la tecnica navale islamica avrebbe apportato quelle

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conoscenze fin oltre il XIII secolo, mantenendo la linea di contatto tra

Oriente ed Occidente del Mare Nostrum meridionale, proponendosi in

un momento di scambio delle innovazioni e divulgazione facilitata

dalla continuità tanto culturale quanto linguistica, innegabilmente

molto ampia.

Si é voluto creare un contesto diffuso che rispondesse alla

capacità dei popoli coinvolti, di adottare idee astronomiche e tecniche,

atte a fomentare una legittima ambizione all’indipendenza e miglioria,

peculiarità facilmente leggibile nei popoli di mare. Tra le innovazioni

per esempio, il timone assiale e la sua irruzione nel Mediterraneo, XI-

XII secolo, dal contatto con altri mari orientali, così come la facile

definizione della vela triangolare, adottata dai bizantini quale valida

soluzione alla navigazione di bolina, nonostante la precisa

provenienza con gli apporti tecnologici risulti alquanto speculativa. Si

é ulteriormente voluta tracciare la linea di confronto, ancora una volta

in risoluzione grafica, tra confronto tra i Bacini nº19, nº59, nº292

provenienti dal Museo Nazionale di San Matteo, Pisa, l’ataifor di

Dénia, Museo Arqueológico de Dénia, M.I. Ayuntamiento de Dénia.

Ai graffiti invece attribuiamo l’attestazione istantanea nella

riproduzione dell’oggetto, a ricoprire la stessa valenza odierna dei

registri fotografici, quasi una rivelazione sul momento, di una vicenda

non convenzionale per l’osservatore. In altro modo percepibile come

quella connotazione che voglia far permanere la caratterizzazione di

individui fruitori del luogo, o un modo per richiamare ambiti di

appartenenza. Mértola si impone con i suoi graffiti per precisione,

Alcácer per taglio stilistico.

Effettuare infatti, interpretazioni diverse di uno stesso segno,

induce alla cautela con cui si é cercato di inquadrare le dinamiche del

riconoscimento tecnico, forzati a mantenersi su un piano di confronto

meramente comparativo. È per questo che si é ritenuto opportuno per

il paragrafo di connotazione navale, fornire uno schedario su alcuni

relitti di imbarcazioni appartenenti alle aree di interesse islamico,

perlomeno quelli maggiormente attinenti con questa ricerca, poiché si

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sarebbe potuti attingere dalle rientranze di Costantinopoli, ai

ritrovamenti delle acque dell’Indonesia, se la lettura si fosse basata su

una connotazione prevalentemente cronologica. Il punto sulle

specifiche dei naufragi si propone quindi per l’identificazione di

quella tipologia di imbarcazione rispondente anche a una

caratterizzazione etimologica, diffusione della stessa, evidenze

documentali e riscontro archeologico. Dovutamente tenuto in conto, il

cambiamento nella tipologia di trasporto avrà modificato la percezione

di tonnellaggio, non piú relativo al carico anforario ma sì alla capacità

della stiva di cui le fonti documentali, per quanto adattate alle

contingenze, sono ottimi spunti di riflessione e confronto,

testimonianza di una cultura del mare innegabile. Ai graffiti di

Mértola A e B e Dénia A260, sono stati quindi corrisposti relitti, da

cui si allontanerebbe la formula di un qārib islamico da commercio,

intorno ai 100 Tonn, velame alla trina e direzione imposta dal timone

assiale removibile, con scafo certamente calafatato e lunghezza

all’incirca di 20m. Riscontrabili tutti quegli elementi legati ad

imbarcazioni già fornite di coperta e rinforzi longitudinali, oltre che

chiglia, paramezzale, madieri, cinghie o incassi, piani di calpestio nel

vano di stivaggio e massicci di scassa. La possibilità poi, di attribuirne

la modalità rappresentata dai bacini nº19 e nº59, ossia quella di

affiancare alla navigazione imbarcazioni di minori dimensioni, é

altresì da prendere in considerazione giacché appunto i naufragi

sembrano attestarne la pratica. Una restituzione cartacea ad intaglio

corrisponderebbe quindi a grandi linee a ció che si pensa possa essere

stato un qārib islamico tanto nel Mediterraneo, quanto nel Garb al-

Andalus.

A prossime e piú prolifere produzioni, si concede l’ambizione

di condurre studi che possano perpetrare con l’intento di questo

scritto, assumendo le competenze scientifiche sufficienti per

analizzare la diffusione di ulteriori tipologie navali, su base dialettale -

etimologica nonché dalla direzione imposta dai rinvenimenti stessi. Si

conserva la speranza di aver diradato anche solo leggermente, quella

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coltre di lacune su cui il difforme sistema nautico ci ha da sempre

condotto, senza però con questo riuscire a far sì che facilmente, se ne

abbandonasse l’abitudine.

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