Da Gorizia al Premio Oscar, il cinema spiegato ai ragazzi da Anita Kravos (2024)

l'incontro

Ieri l’ultimo incontro di workshop che ha coinvolto ragazzi italiani e sloveni, insieme all'attrice che ha recitato ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Dal monologo di Alessandro Siani fino all’arrivo di Deloris in convento - tratto da “Sister act” - il filo conduttore dei testi recitati dai ragazzi è quello che punta a scavare dentro se stessi alla ricerca della propria identità. Si è svolto nel pomeriggio di ieri l’ultimo incontro di workshop che ha coinvolto ragazzi italiani e sloveni, uniti fianco a fianco nella stessa comunità con l’obiettivo di avvicinarsi alla recitazione. A guidare il gruppo l’attrice Anita Kravos, di padre calabrese e madre appartenente alla minoranza slovena di Gorizia.

L’attività si è inserita nell’ambito del progetto Borderless Generation Audiovisual Festival, organizzato dall’associazione italiana Young for Fun e dalla slovena Vizo con i finanziamenti europei dello Small Project Fund, gestito dal Gect Go. Il clou della kermesse si svolgerà dal 28 maggio al primo giugno fra Gorizia e Nova Gorica con proiezioni, eventi e incontri incentrati sul tema del confine, ma una prima parte si è focalizzata sul mestiere del cinema per concludersi oggi con la recitazione di piccoli stralci tratti dai generi più disparati.

«Sono workshop destinati ai giovani delle scuole superiori – spiega Enrique Carcione, responsabile di comunicazione del progetto – Cominciati il 15 aprile per svolgersi nel pomeriggio dalle 15 alle 19, questo è il quarto giorno conclusivo. Poi ne avremo altri due, con altri professionisti. Ancora non si conoscono le date, ma stiamo raccogliendo le adesioni». Il prossimo a partire sarà un laboratorio di regia, che prenderà le mosse dalla scrittura per approdare alla promozione del film interamente concluso, mentre il successivo verterà nell’ambito della fotografia per il cinema.

«Il tema generale di tutto il progetto è in confine – precisa Carcione – non solo il confine goriziano fra Friuli Venezia Giulia e Slovenia ma anche quello della generazione che noi chiamiamo “borderless”. Che è la generazione attuale, quella che sta abbattendo questi confini». Impegnata a seguire gli allievi, Anita si confondeva fra i giovani, per poi porre a ciascuno la riflessione conclusiva: «Che cosa ti porti a casa?». Dalla crescita personale, al differenziarsi nei diversi ruoli, al maggior coraggio e al credere in sé, ognuno ha fatto tesoro del tempo trascorso con quest’insegnante speciale, sedici ore che resteranno nel cuore di tutti.

«Quattro per quattro, portatevele con voi su per i monti, giù per i fiumi, amate, vivete, fate cose belle», ha augurato loro l’attrice. «Abbiamo affrontato “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, con i personaggi di Fabietto Schisa e Antonio Capuano, in cui si parla di cinema, di cosa s’intende per conflitto, ma anche del come fare cinema e come si diventa regista – ci racconta Kravos a conclusione – Penso che questo fosse il tema che più riguardasse da vicino quanti hanno preso parte al workshop». Ragazzi iscritti alle scuole superiori, con un’età compresa fra i 17 e i 19 anni, «tutti con il desiderio di capire come funziona il mondo dietro le quinte, come si possa partire da Gorizia per andare a fare cinema e diventare un regista o un attore».

Alcuni di loro eccellono nella commedia, altri nel dramma, ma secondo Kravos ciascuno ha scoperto «capacità che già aveva e non sapeva tirare fuori». Da thriller al fantastico, gli attori in erba hanno scelto il proprio pezzo da recitare, trovando la grinta per vincere l’ansia e crederci fino in fondo. «Già la scelta implica un aver visto il film, e non è cosa da poco», osserva ancora Anita.

Candidata al David di Donatello per “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, la sua è stata un’avventura girata a Gorizia. «Mai mi sarei aspettata, in produzione, di vedere la mappa di Gorizia». Un lungometraggio girato sul confine «fra i tir di Casa Rossa», per il quale Kravos si rivela indispensabile interprete di quel personaggio «in via di transizione, che da uomo diventa donna». Un personaggio che «alla fine scappa e va al di là del confine», così che Sorrentino cercava attori in grado di parlare anche in lingua slovena. «Quando è arrivata la candidatura al David di Donatello è stata più che una coronazione», riconosce Kravos con orgoglio.

Toccato con un balzo il successo, la goriziana ha iniziato a lavorare assiduamente, «perché il David di Donatello come Oscar italiano, o i Nastri d’argento come i Bafta, sono i riconoscimenti culturali che le produzioni cercano per individuare i fondi del Ministero o i fondi pubblici. Il Nastro d’argento l’ho avuto anche con “La grande bellezza”, per il quale tutto il cast ha ricevuto questo riconoscimento». Una vita trascorsa sin dall’infanzia sul confine, quello che «porta dentro» pur abitando nella capitale. «Mi sento rappresentante il confine stesso», rimarca. Per meglio comprendere la parte slava ha perfezionato i propri studi in Russia, dove si è avvicinata alla recitazione secondo il metodo dell’azione di Stanislavskij, «senza il quale non si può lavorare».

Dal metodo Strasberg a quello di Ivana Chubbuck, il cinema ha fatto strada, «però a Mosca ho avuto modo di lavorare con i miei compagni di scuola, ed era il meglio di ogni ex repubblica sovietica. Meglio dell’Uzbekistan o del Kazakistan, dove ho potuto lavorare in un modo con cui oggi non si lavora più». Gli anni trascorsi nella capitale sovietica si sono rivelati decisivi per l’intera carriera, e tuttavia grande influenza sulla sua formazione culturale ha avuto lo zio Marko Kravos, poeta scrittore e traduttore, figlio del poeta Josip e fratello di Milica, autrice di teatro.

«Sono rappresentanti della cultura slovena al di là del confine. Siamo tutti conoscitori della lingua e della cultura russa. Mi ritengo fortunata ad aver frequentato l’asilo e le elementari a Savogna d’Isonzo in lingua slovena. Ho suonato uno strumento e cantato in un coro, a differenza di quanto accade nelle scuole italiane. Ho un’educazione musicale all’ascolto e allo studio della vocalità. Questo workshop che abbiamo svolto s’intitola “Recitare bene per comunicare meglio”. Sono convinta che per comunicare in maniera assertiva sia necessario trasmettere il messaggio. La recitazione intesa come comunicazione. Nella vita reale per me è importante invitarti, sei arrivata, te ne ringrazio».

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Da Gorizia al Premio Oscar, il cinema spiegato ai ragazzi da Anita Kravos (2024)
Top Articles
Latest Posts
Article information

Author: Nathanael Baumbach

Last Updated:

Views: 6419

Rating: 4.4 / 5 (75 voted)

Reviews: 82% of readers found this page helpful

Author information

Name: Nathanael Baumbach

Birthday: 1998-12-02

Address: Apt. 829 751 Glover View, West Orlando, IN 22436

Phone: +901025288581

Job: Internal IT Coordinator

Hobby: Gunsmithing, Motor sports, Flying, Skiing, Hooping, Lego building, Ice skating

Introduction: My name is Nathanael Baumbach, I am a fantastic, nice, victorious, brave, healthy, cute, glorious person who loves writing and wants to share my knowledge and understanding with you.