'L'Amore secondo Dalva': l'intenso debutto di Emanuelle Nicot (2024)

Primo lungometraggio di Emanuelle Nicot , presentato in anteprima alla Semaine de la Critique a Cannes, L’Amore secondo Dalva ha ottenuto il Fipresci e il premio per la migliore interpretazione assegnato alla giovanissima Zelda Samson.

Nel Cast: Dalva- Zelda Samson, Jayden –Alexis Manenti, Samia –Fanta Guirassy, Zora- Marie Denarnaud, Jacques Jean-Louis Coulloch.’

Non solo un racconto di violazione e perdita ma anche un percorso di riconquista di un’innocenza perduta.

L’amore secondo Dalva la trama

Dalva ha dodici anni e si sente una donna, non una bambina: è quanto ripete agli assistenti sociali dopo l’arresto del padre, di cui si dichiara innamorata malgrado l’uomo abbia a lungo abusato di lei. Sarà grazie a una casa famiglia e all’amicizia di una coetanea che Dalva lentamente imparerà a guardare il mondo da una
prospettiva diversa e a riappropriarsi della propria infanzia.

La protagonista del primo lungometraggio della sceneggiatrice e regista Emmanuelle Nicot non è come le altre ragazze della sua età. Dalva ha solo 12 anni ma si veste come una “signora”, come sottolinea una delle ragazze del rifugio giovanile in cui è stata spedita .

Indossa camicette di pizzo e gonne, porta orecchini di perle e raccoglie i capelli in un severo chignon . Dalva (Zelda Samson) non appare tanto come qualcuno che vuole sembrare più vecchio quanto come qualcuno che non sa come comportarsi alla sua età.

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L’Amore secondo Dalva: presentazione

Quando incontriamo Dalva per la prima volta, non ci è immediatamente chiaro (o almeno non vogliamo che lo sia ) perché sia così diversa dalle ragazze della sua età. Ci viene presentata mentre scalcia e urla perchè la polizia la sta portando via da un uomo (Jacques) a cui sembra essere molto legata .

I due appaiono inconsolabili mentre gli agenti fanno del loro meglio per tenerli separati e lasciare la ragazza in un centro giovanile dove tutto ciò che Dalva può fare è chiedersi perché qualcuno vorrebbe tenerla lontana da suo padre.

La risposta a questa domanda può non sembrare ovvia per lei, ma lo è per noi. Dalva ha vissuto per anni con un uomo che l’ha portata a credere che siano innamorati. Le parole “incesto” e “pedofilo” le piombano addosso inaspettate e incomprese ma le spazza via . Nessuno può comprendere. Non è stata costretta a nulla. Non c’è stato nulla di spiacevole nella sua relazione con suo padre. C’è un motivo per cui non vede sua madre da anni, perché è stata educata a casa, perché sono stati sempre in viaggio e perché è stata tenuta così isolata dai suoi coetanei. Per molto tempo rimane convinta di tutto questo (straziante l’ incontro in prigione quando svela sotto il piumino, l’abito sexy indossato per il padre Jean-Louis Coulloc’h) lasciandoci spesso spiazzati .

Disorientarsi

Per tutto il viaggio interiore affrontato da Dalva il film ci mantiene vicino al personaggio. La direttrice della fotografia Caroline Guimbal gira molte delle scene al centro giovanile e alla scuola da una distanza sempre volutamente ravvicinata dove la brava Zelda Samson spesso occupa l’intera inquadratura. Questo per guardare e giudicare le cose sempre dal suo punto di vista e capire cosa sta succedendo intorno a lei.

A volte ci costringe così a sentirci disorientati come lei dinanzi ad accuse che non comprende . Con i capelli raccolti in un alto chignon e la sua spessa frangia, la camicetta di pizzo e la lingerie, Dalva ci appare indefinita. Dentro.

Solo lentamente Nicot permette al film e al personaggio di aprirsi. Mentre sviluppa un’amicizia più stretta con la sua coinquilina Saima (Fanta Guirassy) inizia a vedere la sua vita dal punto di vista degli altri e a liberarsi della distorta visione del mondo che ha a lungo considerato naturale . Soprattutto comprende chi sia stato veramente quell’uomo che dice di amare e, soprattutto, il modo sbagliato ma inconsapevole attraverso cui si è lasciata amare.

É interessante notare che i momenti più toccanti del film non sono necessariamente i drammatici punti di svolta rivelatori. Sono anche le scene vivaci e spontanee in cui Dalva cerca di fare amicizia con i bambini della sua età ( in particolare con Samia) che ci illustrano quanto le sia mancata un’infanzia normale.

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Un Tema difficile

Rispetto a titoli recenti come Room di Lenny Abrahamson (2015), o Patrick di Gonçalo Waddington (2019), Love According to Dalva porta forse qualcosa di nuovo. Offre certamente un esame quasi clinico di quanto sia difficile per un bambino abusato abituarsi di nuovo nella società alla normalità della ‘sicurezza’.

Camminando in un territorio che definire spinoso è solo un eufemismo, Nicot ha il merito innegabile di averlo affrontato con cura e rispetto. Non c’è giudizio e neppure eccessivo indugio sulla violenza perpetrata quanto soprattutto il desiderio di raccontare la storia di Dalva e di come la sua innocenza sia riuscita a sopravvivere nonostante tutto. Quello che vuole catturare il film è il genuino e continuo smarrimento che giunge in Dalva ogni volta che deve riesaminare tutto ciò che ha sempre conosciuto.

La metamorfosi di Dalva che si spoglia del suo aspetto da grande, dei suoi bustini in pizzo e delle pettinature da adulta va molto in profondità. Sanson fa si che la spensieratezza di Dalva si addolcisca all’improvviso dei suoi 12 anni e che giunga la meraviglia degli occhi da bambina a riacciuffare il tempo perduto. Occorre ritrovare un modo per riguardare il mondo. Ed è proprio questa la parte più dolente del Film.

Soffriamo con Dalva e per Dalva che si muove in due direzioni: da una parte quella di una nuova consapevole maturità nel riconoscere ciò che le è successo e dall’altra il benvenuto all’innocenza perduta ma tanto necessaria di cui Dalva è stata a lungo derubata.

Un film impegnativo e riuscito

Un film difficile e innegabilmente disturbante (visto il suo argomento) con molte scene che si avvicinano ad esplorare territori sgradevoli ( il modo in cui Dalva interagisce con gli uomini che la circondano) ma, nonostante l’orrore, la pellicola riesce a trovare spazio anche per la leggerezza con un importante messaggio di ottimistica ripresa. Nicot ci incoraggia a guardarlo l’orrore sì , ma con delicatezza e nessuna pietà. Un’impresa ardua soprattutto perchè sceglie di farlo senza utilizzare facili moralismi.

La giovane regista belga ha un intento: illustrare quasi ‘scientificamente’ come i bambini sopravvissuti all’orrore (in questo caso all’incesto) faticano a liberarsi da un comportamento spesso comune: capire che ciò che l’adulto ha fatto loro non è un’espressione accettabile di amore. Un argomento inquietante, ma che Nicot (che si preoccupa di mantenere tutti gli abusi fuori dallo schermo) riserva solo al retroscena .

L’ amore secondo Dalva: il trailer del film rivelazione

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Author: Golda Nolan II

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